Epilogo

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Un mese dopo

«Avril Johnson!» mi redarguì la nonna, quando rubai un pezzo di pane dalla tavola apparecchiata, poco prima, con cura da Rose. Lei mi lanciò un'occhiataccia ed io mi dileguai, ficcandomi il pane in bocca e afferrando il cappotto. Nonostante fosse agosto era appena piovuto e non credevo che il tempo potesse essere tanto bello.

Dopo aver messo il giubbotto, presi il berretto e me lo sistemai in testa.

«Dove vai?» mi domandò Cameron, seduto sul divano, che mi fissava fingendosi sospettoso. Da quando era tornato sulla Terra si comportava esattamente come quando lo avevo conosciuto. Ovvero in modo esasperante e, spesso, fastidioso.

«A fare un giro, dove se no?» dissi, afferrando la maniglia della porta.

Lui annuì, impassibile, come adorava fare. Era solito imitare mio padre, ogni tanto, e mi sembrava strano che ci riuscisse così bene.

Gli sorrisi, mentre chiudevo la porta alle mie spalle.

Quel giorno ero stranamente felice. Felice per il risultato a cui ero arrivata. Avevo preso il diploma e ora avevo ricevuto la risposta dal College di Cirencester. Ero stata ammessa.

Ancora non potevo crederci.

Quando avevo letto la lettera, con mani tremanti, avevo gridato talmente forte che ormai lo sapeva tutto il palazzo che andavo all'università. Lo avrei comunicato ai miei genitori proprio quel giorno e la nonna aveva approfittato per organizzare uno dei suoi famosi pranzi in famiglia.

L'idea di iniziare una nuova esperienza non mi spaventava, lasciare Colin per un po' non era un dramma.

Avevamo deciso che ci avremo pensato, se rimanere insieme. I nostri mondi si erano allontanati a poco a poco e ora non ci rimaneva più molto da condividere, anche se da quando si era ripreso dallo sparo di Wilson avevo cercato di passare molto tempo con lui.

Non aveva senso rimanere fidanzati se eravamo lontani e non eravamo ancora pronti per un cambiamento importante come un matrimonio.

Era un salto troppo grande per la nostra relazione.

A volte pensavo a come sarebbe stata la mia vita senza Colin. Se ci fossimo lasciati alla fine, che sarebbe successo?

Se ci fossimo sposati invece sarebbe stata una cosa seria. Non avrei voluto sbagliare in una decisione così importante.

E, se ci fossimo sposati, che avremo fatto dopo? Chissà se avremo avuto una famiglia, dei figli... No, non era roba per me.

Mi appoggiai al parapetto e mi sporsi per vedere il Tamigi. L'aria fresca, che soffiava all'ombra degli alberi, era piacevole, segno di un temporale appena passato.

Era strano che sembrasse passata un'eternità da quella missione. Stentavo a credere che fosse passato solo un mese.

Un mese in cui ero cambiata tantissimo. Avevo abbandonato il mio lavoro definitivamente, anche se Rose aveva detto che potevo tornare quando volevo. Mi ero tagliata i capelli fin sopra alle spalle e mi sembrava che mi dessero un aria più adulta.

Avrei fatto l'insegnante di inglese, dopo l'università. Avevo scoperto un'insolita passione per la letteratura e, in particolare, per Shakespeare. Chi l'avrebbe mai detto?

Sospirai, ripensando al mio futuro. Avevo paura di non essere pronta per vivere con Colin.

Eravamo abituati ad uscire ogni tanto, andare a Chinatown per mangiare qualcosa. Solo di tanto in tanto mi fermavo a casa di Colin, quando era tardi.

Aveva trovato un lavoro part time in un Tesco di Covent Garden e poteva andare avanti benissimo.

Passare il tempo con Colin era piacevole, ma non indispensabile. Poche settimane​ prima avrei creduto di non poter vivere senza di lui.

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