Capitolo 14

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<<Non è sicuro che sia dalla nostra parte!>>. Fu l'ultima cosa che sentimmo dire da Wright, che stava parlando con Rose, prima che ci notasse. Si zittì, osservando la mia mano in quella di Colin. Poi alzò gli occhi azzurri su di me. <<Ehm... Johnson, possiamo parlare, solo noi due?>> mi chiese, lanciando un'occhiata a Rose. Lei e Colin uscirono, lasciandoci sole. Calò il silenzio.

Wright socchiuse gli occhi e sospirò. <<Non fidarti ciecamente di Murphy. Lo sappiamo che provi una certa... "simpatia", nei suoi confronti, ma non vorremmo mettere a repentaglio la base per quella che potrebbe essere una finta>>. I miei occhi incontrarono i suoi, freddi e ostili.

<<Avril, ti prego, promettimi che non crederai a tutto quello che dirà, a tutto quello che farà>> mi implorò. Sostenni il suo sguardo penetrante. In realtà non avevo motivo di arrabbiarmi con lei, il problema non era nemmeno che lei non si fidasse di Colin, no, il problema era che io non volevo credere che lui potesse fare il doppiogioco. Sarei stata distrutta se fosse successo. Ma non volli ammetterlo, per me Colin era buono per forza. 

<<Quindi cosa vuoi che faccia? Che chiuda con lui solo per i tuoi sospetti?>> dissi, arrabbiata.

<<No, non sto dicendo questo!>> ribatté, senza capire. Non capiva perché mi fossi alterata, non capiva perché avessi insinuato che lei non volesse che io stessi insieme a Colin, non capiva perché fossi così deficiente. Perché era così che credetti di essermi comportata.

<<Sai, perché, da come l'hai messa, sembrava che io dovessi lasciarlo>>. Alzai un sopracciglio, sorridendo insolente. <<Forse perché sei gelosa... forse perché ti piace Colin?>>.

Lei si inferocì, davanti ad un'accusa così stupida. <<Quell'idiota?!>> gridò. <<Ma per chi mi hai preso?>>. Si accorse subito di aver sbagliato ad alzare la voce. Lei diversamente da me sapeva cosa voleva dire autocontrollo e sapeva anche qual era il limite.

Mi pentii un po' anch'io e abbassai il capo, mentre lei prendeva un respiro profondo. Cosa mi stava succedendo? Invece di fare un passo avanti, avevo fatto un passo indietro. <<Wright...  mi dispiace>> bisbigliai, vergognandomi del mio comportamento.

<<No, scusami tu>> ribatté, sincera. No, era colpa mia, lei aveva tutto il diritto di non fidarsi di Colin.

<<No, è colpa mia>> replicai, chiudendo gli occhi e sospirando. Che problemi avevo, diamine!

<<Avril... io credo che questa sia la nostra ultima missione>> mormorò. <<Wilson sta architettando qualcosa di grosso. Non solo ci stava seguendo, sta anche progettano di distruggerci. È una trappola e noi ci stiamo finendo proprio dentro>>. La sua voce iniziò a tremare.

<<Lo so>> confessai. I presentimenti di Colin erano giusti, le nostre paure più grandi si stavano avverando. Avevamo pensato di essere più astuti, ma non era così. Wilson era più forte e pieno di alleati. Ma la domanda era: come faceva Wilson a sapere i nostri spostamenti, i nostri piani, i nostri progressi? C'era una sola risposta: c'era un traditore nella base. Ma chi? Un solo nome. Colin Murphy. Non c'era nessun altro che poteva lavorare per il nemico, nella base sapevano che il diamante non funzionava sulle donne ed erano tutte donne.

No, non poteva essere, lui no. Barcollai. Lui si era preso tutto di me, io glielo avevo lasciato fare. Lui voleva solo il diamante. L'aria divenne densa, non riuscii a respirare. Colin Murphy era un traditore. Il cuore mi si spezzò in mille pezzi nel petto. Le schegge mi trafissero la gabbia toracica. Il mondo mi cadde addosso, uccidendomi.

Wright mi si avvicinò, preoccupata.

Io lo sapevo, lo sapevo che anche lui mi avrebbe spezzato il cuore. <<No!>> gridai, scoppiando in lacrime. <<No, non è possibile!>>. Non sentivo più niente, solo il mio cuore spezzato che urlava pietà. Ma ormai era rotto, spezzato in mille pezzi. Colin Murphy, Colin Murphy, Colin Murphy... Il suo nome continuò a ripetersi nella mia mente. Per sempre mi avrebbe perseguitato.

Vidi che Wright mi stava parlando, ma non riuscii a sentirla.

<<Lui è il traditore!>> gridai. In quel momento entrarono anche Rose e... Colin.

Rose corse da me, chiedendomi se stessi bene, ma i miei occhi erano incollati a Colin. <<Tu?!> sputai. Mi diressi verso di lui, le lacrime che mi rigavano le guance. Mi fermai davanti a lui, senza riuscire la guardarlo in faccia senza maledirlo. <<Tu sei il traditore! Sei solo un bugiardo!>>. Mi guardò senza capire e ciò mi fece impazzire ancora di più. Persi il controllo e gli mollai un sonoro schiaffone. <<Tu hai ucciso il mio cuore!>> gli gridai in faccia, dopo di che uscii dalla sala riunioni, correndo. 

Mi portai una mano al viso. Non vedevo bene, le lacrime mi offuscavano la vista. Piansi disperatamente. Lui era l'unica cosa che mi era rimasta e mi aveva uccisa. Gli avevo dato tutto e lui se l'era preso, distruggendolo. Aveva preso il mio cuore e l'aveva rovinato, graffiato, spezzato. Da quel colpo mortale non mi sarei più ripresa. Io lo amavo e anche adesso non riuscivo a lasciarlo andare. La mia mente non smetteva di pensare a lui e questo mi fece disperare ancora di più. Perché non poteva essere solo un incubo, un sogno orribile dal quale volevo svegliarmi subito? Non riuscii a calmarmi e credetti che il mio cuore si fosse rotto davvero. Perché avevo lasciato che lui mi amasse, che mi facesse innamorare di lui? Perché?

Mi fermai e mi appoggiai al muro con la schiena. Mi lasciai cadere a terra, piangendo le mie ultime lacrime. Ormai si erano esaurite, non sapevo più che fare. Sarei potuta tornare a casa, facendo finta che nulla fosse successo, ma sarebbe stato impossibile. Non potevo reggere la solitudine che mi aspettava. Stare in quella casa in cui lui era stato, dormire nel letto in cui avevamo fatto l'amore era troppo per me. No, non sarei sopravvissuta.

Deglutii, calmandomi un po'. La mia reazione era stata esagerata, dovevo riconoscerlo. Ora non importavano i miei sentimenti. C'era un problema più grande: Colin Murphy era un traditore e lavorava per Wilson.

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