44. L'inizio della fine.

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Decidemmo di prenderci una pausa.
Afferrai una sigaretta ed uscii di casa, portandola prontamente alle labbra.
Noah mi seguì reggendo tra le mani una bottiglia di Energy drink, sapeva già che non avremmo dormito quella notte.

«Vuoi parlarmi di qualcosa?» chiese sfilandomi la sigaretta dalle dita prima di gettarla.

«Ma che ti prende, Noah?» sbattei il piede a terra, accendendo un'altra sigaretta.
«È colpa tua se ho ricominciato a fumare e ora credi di avere il diritto di dirmi di smetterla?» ringhiai impulsivamente.
Non l'avevo ancora perdonato completamente, ma la visione delle videocassette rendeva la situazione più complessa.

«Non voglio che ti rovini ancora, non ora che ci sono io» rispose provando a mantenere la calma, stringendo con più forza la bottiglietta tra le mani.
«Stringiamo un accordo» propose allora, prendendo fiato.

«Sentiamo» incrociai le braccia al petto reggendo la sigaretta tra le labbra socchiuse.

«Ogni volta che hai voglia di fumare, baciami. Tutte le volte, non importa quante siano» accennò un sorriso, così annuii per non dargli dispiacere ma sapevo già che quell'accordo non avrebbe portato da nessuna parte.
Io avrei continuato a fumare, a bere e a fare uso di droghe perché alle sue promesse, ormai, non ci credevo più.

Quando rientrammo in casa, l'aria sembrava soffocante. Mi sentivo un'estranea tra le mie stesse mura, tornai a percepire la vita scorrermi accanto senza sfiorarmi come se il tempo battesse le lancette solo per gli altri.
Sentivo quelle dannate bustine chiamarmi dalla cucina e Noah dovette percepirlo perché mi afferrò la mano e mi costrinse a sedermi sul divano.
«Guardiamo le altre?» e fece partire anche la sesta videocassetta senza attendere una mia risposta.

‹Una bambina molto simile alla precedente stava seduta su una sedia davanti la telecamera. Aveva un'espressione seria dipinta sul volto, nessun sorriso né risate di imbarazzo.
«Sono Paige Evans e ho sette anni» sembrava già molto più matura della sorella mentre accarezzava cauta il cagnolino sulle sue gambe.
«Papà mi ha chiesto di parlare di me, ma non credo ci sia molto da dire considerato il fatto che io non abbia amici» fece spallucce, tenendo lo sguardo puntato in camera.
«Il mio colore preferito è il blu e sono davvero contenta che sia ricominciata la scuola. A mio discapito, però, tutti credono che io sia strana. Mi chiamano “fiocco di neve” perché dicono che sono fredda, ma non sanno che infondo ho solo paura» la piccola Paige si strinse nelle spalle, distogliendo per qualche secondo lo sguardo.
«La mia migliore amica, nonché l'unica, si chiama Molly e le ho promesso che un giorno andremo ad Amsterdam insieme. Mi ha risposto che sarebbe felicissima di partire con me, lei non crede che io sia strana» un largo sorriso si fece spazio sul suo visino pallido.
«Dopo il processo la nonna mi ha comprato i ghiaccioli al limone perché sa quanto mi piacciano e pensava che quelli servissero a tirarmi su di morale» sospirò, lasciando giocare Ade con una pallina gialla.
«Faith è molto triste per quello che è successo, crede che sia colpa sua nonostante io le abbia già spiegato che non è così. Ma non importa, prometto che la proteggerò per sempre» la bambina portò una mano sul petto all'altezza del cuore mentre pronunciava queste parole, poi si imbronciò.
«La proteggerò anche se preferisce Ade a me» e poi, d'improvviso, la registrazione terminò›.

Noah rimase in silenzio per qualche minuto, poi scoppiò in una fragorosa risata che fece sorridere anche me.
«Davvero credeva che tu preferissi Ade a lei?».

«Non ci crederai, ma durante i primi mesi di convivenza Paige si rifiutava di parlare con il cane. Lo guardava male ogni volta che le portava la palla per giocare» ridacchiai al ricordo di una piccola Paige imbronciata.

«Eppure sembrava molto più grande e matura, a vederla non pareva potesse avere meno di undici anni» ammise sincero Noah ed io annuii. Aveva ragione, Paige era sempre stata la più grande tra le due nonostante avessimo la stessa età. Forse sentiva il peso di dover essere la mia figura materna oltre ad una semplice sorella perché sapeva quanto soffrissi per il mancato rapporto con mia madre.
Noah, notando il mio silenzio, riprodusse anche la settima videocassetta.

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