16. Le confessioni ||Alyssa.

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«Cos'è secondo te la morte?».
Notai i suoi occhi sgranarsi sotto la pressione della mia domanda.
Ero solita porre quesiti del genere, mi piaceva parlare con le persone su argomenti che generalmente non venivano trattati e la morte era uno tra i miei preferiti.

«È il momento in cui... penso sia semplicemente il momento in cui chiudiamo gli occhi per sempre, Alyssa».

«Mettendo fine alle nostre sofferenze per crearne delle altre» aggiunsi portando una sigaretta tra le labbra ed iniziando ad aspirare.
«Pensaci bene: quando uno muore, tutti i suoi amici e i suoi familiari stanno male. A meno che non sei proprio sfortunato e, oltre a non avere amici, magari i tuoi genitori sono pure morti o ti odiano» feci spallucce.

Meredith alzò un sopracciglio all'istante, ma la lasciai riflettere senza aggiungere altro.
Mi sollevai dal divano in pelle rossa su cui ero seduta e raggiunsi il frigorifero, tirando fuori una bottiglia di birra.
La stappai e la portai immediatamente tra le labbra ricoperte da un lucidalabbra alla pesca, sorreggendo la sigaretta tra le dita della mano destra.
Faith aveva passato due giorni interi di silenzio ed era tornata con un semplice messaggio nel quale diceva di stare bene.
Sapevo quanto ci tenesse a mantenere le distanze in momenti come quelli, ma io ero la sua migliore amica: se non parlava con me, con chi altro avrebbe dovuto farlo?

Mentre un sorso di birra percorreva la mia gola, notai Meredith poggiare il braccio contro lo stipite della porta e scrutarmi con un sorrisetto.
«Che ti serve?» sollevai le sopracciglia con fare scocciato, gesticolando con la bottiglia di birra che tenevo stretta tra le dita.

«Ha chiamato Cameron» disse spostando i capelli da un lato, mostrando il lobo dell'orecchio ricoperto da cerchi dorati.
«Dice di doverti parlare di una cosa urgente. Poi ti ha scritto Megan, chiedendo di vedervi e di portare con te anche Faith» aggiunse infine, lasciandomi perplessa.

«Ricapitolando: è successo qualcosa di grave e, oltre a doverli raggiungere, devo anche convincere Faith a venire con me. La stessa Faith che mi ignora da due giorni» sollevai un sopracciglio, chiaramente interdetta.

Meredith in tutta risposta ridacchiò annuendo, mentre le due dita affusolate erano impegnate a spostare i capelli sul lato sinistro del collo.
Il suo fisico era definito e le sue forme ben pronunciate, mentre una lunga chioma di capelli scuri le scorreva liscia sulla schiena dritta.
Aveva gli occhi di un verde così intenso che sembravano due smeraldi, ammalianti e profondi.
Le sue labbra rosse erano carnose, mentre il suo piccolo naso all'insù le conferiva un aspetto più docile di quanto in realtà non fosse.

Sbuffai sonoramente ingurgitando gli ultimi sorsi di birra che quella bottiglia verdognola conteneva, poi spensi la sigaretta in un posacenere e sorpassai Meredith raggiungendo la mia camera.
Sfilai i miei comodi pantaloni della tuta per indossare un pantaloncino in jeans nero e un top che copriva fino al seno di un colore tendente al viola.
Indossai le Converse e spazzolai i capelli, prima di dare una sistemata veloce al trucco: ritoccai l'eyeliner e sistemai un rossetto rosso sulle labbra, dopodiché mi voltai a guardare Meredith.
Lei indossava un semplice pantaloncino in jeans e un top bianco, mentre ai piedi portava delle scarpe aperte che sembravano essere molto comode.
Le accennai un sorriso prima di afferrare il cellulare e chiamare Faith, che rispose poco dopo.

«È successo qualcosa? Cos'hai fatto?» chiese quasi preoccupata.

«Perché dai per scontato che io abbia fatto qualcosa?» sollevai un sopracciglio, provocando una risatina da parte di Meredith, mentre cercavo disperatamente le chiavi della mia macchina.

«Perché tu fai sempre qualcosa che non dovresti fare. È per questo che sei la mia migliore amica, no?» rispose di getto, facendomi scuotere la testa.
Sorrisi prima di uscire di casa e raggiungere l'autovettura seguita da quella ragazza calma e silenziosa.

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