47. Endgame ||Noah.

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Noah's POV.

I soccorsi impiegarono quindici minuti ad arrivare e furono i più strazianti della mia vita.
Qualche passante si avvicinava e mi chiedeva di mantenere la calma, ma tutti i suoni giungevano ovattati alle mie orecchie.
Non avevo mai pianto così a lungo, neanche quando i miei genitori morirono, ma sentire il suo respiro farsi man mano più flebile mi distruggeva.

Durante il tragitto che divideva casa di Faith dall'ospedale mi soffermai a ripensare a tutto quello che avevamo vissuto insieme.
Ripensai alla sera della festa in maschera, quando andai a sbatterle contro di proposito perché la osservavo già da qualche minuto.
E questo non lo dissi mai a Faith, ma la trovavo più bella di tutte le altre con quel suo splendido e sfarzoso vestito bordeaux.
Il ricordo del suo sguardo inviperito mi strappò un sorriso proprio come quella sera, quando tentai di nascondere l'evidente orgoglio nell'aver attirato la sua attenzione.
Poi ripensai al modo in cui mentre ballavamo i suoi occhi rimasero incastrati nei miei per tutta la sera fin quando Lucas le disse di averla cercata per tutta la notte e lei indispettita rispose che non avrebbe passato la serata a tenere comizi e poi scappò via dalla sala.

Ricordai quando mi presentai alla riunione a casa sua fingendo di non conoscerla solo per il gusto di guardare i suoi occhioni azzurri sgranarsi con stupore, della stessa sera in cui scoprii della sua dipendenza dagli alcolici e dalla droga e della mia prima discussione con Alyssa.
Poi i miei pensieri finirono su un passato meno remoto: il nostro tatuaggio, quando le dissi che il per sempre non esiste e del modo in cui nel suo sguardo cambiò qualcosa.
E ancora oggi rimpiango di averle detto una stronzata simile perché da quando l'avevo conosciuta avevo compreso quanto mi sbagliassi, che il per sempre in realtà esisteva e lei ne era la dimostrazione.
Ma non avrei più potuto dirglielo e sentivo la nausea farsi spazio nel mio corpo man mano i ricordi aumentassero.

E ricordai anche di quella volta in cui Pierre, lo strano signore che vendeva Camembert a Parigi, ci raccontò la storia di Lena e Faith ne rimase così colpita da rimuginare sulle sue parole per un'intera serata.
Perché Faith era la persona più sensibile e dolce che avessi mai conosciuto -e io ne avevo conosciute molte di persone durante la mia vita- e a sentire che qualcuno soffrisse, automaticamente soffriva anche lei.

Quando arrivammo in ospedale, venne diramato il codice rosso e Faith venne ricoverata all'istante.
Dovettero ricorrere a varie manovre e tanti macchinari per far sì che lei continuasse a respirare.
Coma etilico, dissero i medici. Nel suo sangue era presente più alcol di quando il suo corpo riuscisse a sostenere, così aveva perso i sensi.
«Se avessi atteso qualche altro istante a chiamarci, a quest'ora lei non sarebbe qui» un medico ben poco simpatico mi diede una pacca affettuosa sulla spalla con l'obiettivo di tirarmi su di morale, ma ottenne il risultato opposto.
La stavo perdendo, per davvero questa volta, ma me ne resi conto solo quando composi il numero di Paige e lei rispose tranquilla.

«Scott! Non mi aspettavo una tua chiamata, come stai? Faith?» sentivo un cinguettio in sottofondo e immaginai Paige a studiare un copione sul prato di un parco.
Provai a spiegarle la situazione, ma le parole mi morirono in bocca e scoppiai in un pianto silenziosamente distruttivo.

«Noah? È successo qualcosa?» ora sembrava preoccupata, riuscivo persino a percepire il suo respiro accelerare insieme ai miei singhiozzi.
«Noah dove sei? Faith come...» si interruppe all'istante. Imprecò e riuscii a sussurrarle il nome dell'ospedale in cui ci trovavamo, mentre la sentivo prepararsi.

Eric Henderson, un medico sulla sessantina non troppo simpatico dai capelli bianchi e gli occhi scuri, mi spiegò la situazione nei minimi dettagli con termini troppo complicati per me.
Avevo compreso poche parole: eccesso di alcol, assunzione di antidepressivi, ipotensione, coma farmacologico.
Faith era in coma. Aveva un massimo di due mesi per riprendersi, o i medici avrebbero spento i macchinari.

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