Il castello, seppur vecchio, era ben tenuto. Mi fermai ad ammirarlo, forse un po' sorpresa. Le torri alte sembravano voler sfiorare il cielo azzurro. Le mura erano di un grigio spento, interrotte da grandi finestre. Ricordava quello in cui ero cresciuta. La malinconia mi strinse lo stomaco.
-Lo chiamano il castello del vampir- mi spiegò Herman.
-Suppongo che voglia dire vampiro-
-Proprio così- mi precedette dentro l'edificio. Il portamento era rigido, come quello di un militare. Lo seguii, il cuore che, improvvisamente, batteva più forte nel petto. C'era qualcosa che non riuscivo a definire in Herman. E sembrava a suo agio in quel luogo. Mi ritrovai in un corridoio con grandi armature nere fissate ai lati.
-Inquietante- dichiarò Herman.
-Beh, è caratteristico- replicai.
-Nelle cupe notti d'inverno, credimi, è inquietante- rispose lui, con il tono allegro.
-In effetti- mormorai.
Herman fece cenno verso il quadro di una donna dai lunghi capelli scuri, vestita di nero, languidamente adagiata su un divano. Non fissava gli osservatori, ma una bambina che correva davanti a lei.
-Alinoir, moglie di uno dei proprietari del castello... difese i suoi possedimenti dagli assalti dei nemici mentre il marito era in guerra... in paese la nominano come farebbero con una santa- mi spiegò.
-La strega?- ricordai.
-Oh, io non mi farei sentire a chiamarla così... la amano tutti qua-
-La bambina è la figlia?-
-Scomparsa nel nulla... una triste storia- proseguì.
Lanciai un ultimo sguardo alla bella Alinoir, quindi lo seguii, un senso di turbamento che mi stringeva lo stomaco.
Herman si fermò e mi fece cenno, con la testa, di entrare nella stanza che si apriva alla mia destra. Ubbidii e mi trovai in una stanza che mi lasciò a bocca aperta. Era grande, tappezzata di rosso, con quadri e mobili dall'aspetto antico. L'occhio mi cadde su un divano vermiglio, lungo, con zampe che sembravano di una gazzella. Non avevo mai visto nulla di simile. E poi... sentii un brivido divorarmi la schiena. Fissai sorpresa i due ritratti l'uno vicino all'altro. Non era il realismo di quei dipinti a impressionarmi. La dama sembravo io e quello vicino... Herman. Era identico a Herman. Mi sentii quasi mancare. No, non poteva essere vero. Volti che provenivano dal passato e che si mischiavano a quelli del presente.
-Dicono che fossero amanti-
Trasalii, presa alla sprovvista. Sentii Herman avvicinarsi alle mie spalle. Il passo che rimbombava nella stanza come colpi di cannone. -Amanti?- domandai, non riuscendo a togliere lo sguardo da quelle figure.
-Sì, così dicono... una storia tanto bella quanto infelice-
-Che storia?- domandai, voltandomi verso di lui.
-Si amavano... ma non potevano stare insieme- rispose, laconico, come se non volesse raccontare troppo.
Non replicai. Non notava la somiglianza? O fingeva apposta di non notarla?
-Era lui il vampiro del castello- aggiunse, il tono serio.
-Lui?- la parola mi rimase sospesa sulle labbra per qualche istante. Non riuscivo a crederci. Una vocina, in fondo alla mia mente, mi ricordò le parole di Lotte, le dicerie che erano diffuse in giro.
-Sì... mi somiglia non trovi?- chiese Herman, quasi con divertimento.
-Beh, non volevo sembrare inquietante... - mormorai. Come dirlo senza offenderlo?
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La principessa e la cocotte: in amore e in guerra
Tiểu thuyết Lịch sử(COMPLETA) Il seguito de "La Principessa e la cocotte" (è consigliato, ma non obbligatoria la lettura del primo volume) 1939. Viola sta per coronare finalmente il suo sogno d'amore con Albert. Le cose però non si riveleranno semplici. Venti di guerr...