IV. GITA AL MARE

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Restammo al castello solo una settimana dopo la celebrazione del matrimonio. Albert voleva assolutamente partire per quel viaggio che tanto desiderava. Il suo scopo era quello di mettere più spazio possibile tra sé e Lotte? Era principalmente una questione di affari? Non lo sapevo. Era indubbio che la presenza di lei lo infastidisse.

Lotte in quei giorni era spumeggiante ed entusiasta della gravidanza, sembrava che non pensasse ad altro. –Finalmente avrò un bambino- diceva.

-Hai già Julien- le ricordai una volta.

-Oh no, Julien è tuo, lo è sempre stato, fin dalla nascita, voi vi appartenete, è come se lo avessi partorito tu, ti somiglia anche... ma questo bambino sarà mio, solo mio-

A volte pensava a come sarebbe stato bello crescere i nostri figli insieme. –Come noi due, non saranno mai soli-

Le avrei voluto dire che il tempo in cui noi eravamo cresciute non sarebbe mai tornato. Il mondo era diverso. Noi eravamo diverse.

I saluti furono strazianti, sotto un cielo grigio e gocciolante tristezza. Mia madre si trattenne con uno sforzo stoico dallo scoppiare in lacrime. Lolò non fece nulla del genere, ma si mise a piangere e a urlare, insultando Albert, colpevole di portarle via me e il suo piccolo Julien.

Lotte fu l'unica che si mostrò calma. Era bellissima, con i capelli biondi che le danzavano intorno e i grandi occhi verdi da gatta. –Ci rivedremo- mi disse solamente, prima di rivolgersi ad Albert con fare da guerriera –trattala bene, altrimenti guai a te-

-Secondo te l'ho sposata per trattarla male?- domandò lui ironico.

Lei si limitò a fare spallucce, incurante come sempre, poi si voltò e se ne andò. La ricordo con precisione.

Più tardi Albert mi sorprese annunciandomi che non saremmo andati direttamente in Francia. Mi sembrò strano. Non avevo degli affari da sbrigare lì?

-Ci sarà tempo per quello- disse, le mani intorno al volante della sua nuova auto. Un modello sportivo, elegante e aggraziato –voglio passare due giorni noi da soli-

Dove mi voleva portare lo scoprii un paio d'ore dopo.

Il mare

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Il mare. Lo fissai con la gioia che mi scuoteva il corpo. Il profumo di salsedine era inebriante. –Che te ne pare?- chiese Albert, la soddisfazione vibrante nella voce. Voleva colpirmi, voleva farmi sognare, voleva imprimere quel ricordo in me. Un momento solo per noi, per me, lui e Julien.

-Meraviglioso- sussurrai, inebriata. Ero sincera.

-Sai nuotare?- mi chiese, stringendomi la vita con un braccio.

-Lo sai che ho nuotato molto al lago-

-Oh, intendo nuotare veramente-

-Non ho mai nuotato in mare... non veramente- Albert conosceva il mio viaggio a Pompei, ma lì mi ero limitata a stare dove toccavo.

La principessa e la cocotte: in amore e in guerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora