Percentuali

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0,2%.
Esatto. Soltanto lo 0,2% degli studenti viene bocciato, dopo essere stato ammesso agli esami. Un'eventualità talmente remota che c'hanno sempre scherzato su, loro.
Hanno sempre detto che se ci fosse stato qualcuno talmente de coccio da inciamparsi e rotolare rovinosamente a un passo dal traguardo, sarebbe stato Luchino. E invece. Invece lui è entrato a far parte del 48,2% che preferisce non perder tempo all'università. Il prossimo anno ha una mezza intenzione di iscriversi part-time all'Accademia, a una scuola di fumetto o a un corso di laurea in management per seguire meglio lo sgangherato duo Garau-Santini. Sì, ha le idee parecchio confuse. Perciò i suoi gli hanno detto di prendersi tutto il tempo necessario per prendere una decisione ben ragionata, e intanto imparare un mestiere. Magari seguendo un corso di formazione per ascensoristi, visto che l'aggancio in famiglia ce l'ha. Così va avanti l'Italia, no?
Per agganci.

Sì. Continua pure a cercare conforto nello sminuire anche il più piccolo successo degli altri, Elia.
Ditti pure Martino e Niccolò si son già messi su una vita da quarantenni senza neanche raggiungere il quarto di secolo e che non li invidi neanche un po'.
Meno del 15% si sposa con il primo amore e quasi 50% delle coppie di lunga durata si divorziano. Percentuali importanti, no?
Cioè, se non si può neanche più ignorare lo 0,2% forse si dovrebbe smetterla di credere che tanto si sarà in quel mucchio di persone che ce la fanno.

Non è mai stato attento ai numeri, Santini. Forse avrebbe fatto meglio ad esserlo, Santini.
Una rarità, in quella scuola che aveva promosso Rodi nonostante avesse fatto ben più del 25% di assenze consentito. Capita, quando hai paparino che ti para il fondoschiena. Ragioni di salute, certo. Lutti. Hanno sterminato mezza famiglia per far sì che potesse diplomarsi?

Comunque. Fatto sta che per quanto discutibile fosse la sua partecipazione agli esami lui gli scritti e gli orali li ha superati, quindi tanto di cappello.
Forse la dovrebbe smettere di stare a guardare che fanno gli altri, e preoccuparsi un po' più di sé stesso.

Smettere di isolarsi, di allontanarsi dai propri amici perché tanto non lo possono capire.
Neppure Niccolò, nonostante abbia vissuto qualcosa di simile. Lui fa tanto il grandioso, sostiene che ripetere l'anno non sia la fine del mondo - anzi, per lui è stata la benedizione che gli ha fatto conoscere l'uomo della sua vita... è lo stesso potrebbe essere per te e Viola, no? - si può permettere di fare certi discorsi perché tanto lui che fretta c'aveva di diplomarsi e metter da parte qualche soldo per . Vive in una casa di proprietà - di sua nonna, a cui certo non deve pagare l'affitto - e se proprio si trovassero con l'acqua alla gola dubita che i Fares - o, alla peggio, la mamma di Martino - starebbero a guardarli morire di fame per pagare le bollette.
Però è anche vero che è severissimo con sé stesso. Che fatica a vedere le sfumature ancor più di quel maniaco categorico del suo ragazzo, e se non è il genio della situazione allora deve per forza essere l'idiota. Non ci sono vie di mezzo. Però questo vale solo per Niccolò stesso, ovviamente. Mica per gli altri. Agli altri è concesso di sbagliare, di arrancare lentamente verso la meta.

E allora Elia capisce che è facile fare certi discorsi agli altri, che le intenzioni sono davvero le migliori e non sono solo parole di circostanza.
Fino a quando non sarà disposto a crederci lui per primo, però, cadranno nel vuoto.

Meglio spostare l'attenzione su altre questioni. Sul fatto che vogliono murare l'entrata per la torretta, visto che gli studenti si ostinano a salirci per andare a fumare, e che vogliono radere al suolo la piscina dove Martino e Niccolò si sono scambiati il loro primo bacio per costruirci non si sa bene cosa. Qualcosa di orribilmente inutile, un altro "fulgido esempio del capitalismo che con i suoi tentacoli afferra qualsiasi piccola realtà che non abbia il profitto come suo unico scopo e la stritola fino all'ultimo centesimo" - parole di quel buffone dalle cui labbra sembra pendere Viola, e vorrebbe averla lui quella proprietà di linguaggio invece di sembrare la macchietta tipica del romanaccio ogni volta che apre la bocca - contro cui vale la pena opporsi.
Mica come la sua bocciatura. Mica come le costanti umiliazioni da parte dei professori al riguardo.

Lunga vita al nostro viaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora