Pesanti, ecco come avrebbe descritto Percy gli ultimi due giorni. Decisamente pesanti.
Non che si aspettasse il contrario per intendersi, insomma era pur sempre il Principe ereditario e aveva una lunga lista di doveri a cui adempiere. Però era tornato solo due giorni prima, ed era comunque un'esagerazione, e si aspettava di poter avere un po' di tempo per sé stesso.
Evidentemente il Consiglio e il personale addetto all'organizzazione della sua festa non la pensavano allo stesso modo.
Era stato chiamato quasi subito per controllare ogni piccolo dettaglio riguardante la serata.
In più il Consiglio aveva insistito per iniziare subito la sua preparazione a prendere il posto di suo padre come Re, cosa che stando a loro peraltro non sarebbe avvenuta prima del suo matrimonio.
Probabilmente i suoi amici lo davano per morto a questo punto, dato che non li aveva incrociati neanche nei corridoi.
La mattina della festa il palazzo era in subbuglio. Nel pomeriggio sarebbero arrivati degli ospiti di cui non aveva neanche voluto sentire parlare per un misero secondo, ancora furioso con il mondo, così visto che non aveva voluto accoglierli come suggerito, per modo di dire, da Reyna era stato confinato alla Sala che era stata scelta per ospitare la festa.
C'era un lato positivo però: quella sera avrebbe potuto vedere i suoi amici e tirare un sospiro di sollievo.
Certo avrebbe comunque avuto i suoi doveri e probabilmente per qualche ora sarebbe stato incastrato con qualche membro altolocato della società, ma nessuno lo avrebbe trattenuto fino a tardi una volta salutati tutti quanti.
E allora sarebbe sgattaiolato via di nascosto con i suoi amici, rifugiandosi da qualche parte per il resto della serata. Insomma era un piano perfetto.
Quel giorno però era stato una noia mortale. Silena aveva continuato a chiedergli se le sfumature di blu delle decorazioni andassero bene, di ricontrollare il menù per vedere se aggiungere o togliere portate...
Alla fine era stato felice quando sul tardo pomeriggio, dopo aver passato l'intera giornata a supervisionare tutto ciò che lo richiedeva, era stato per così dire liberato ed era tornato in camera sua con tutta l'intenzione di dormire un po'.
Un sogno infranto in realtà. Non fece neanche in tempo a sdraiarsi che un'equipe consistente di persone addette al suo aspetto esteriore di quella serata, accompagnata da Reyna, che a quanto pare doveva dargli una lezione dell'ultimo minuto sul comportamento da tenere in pubblico, entrò nella sua stanza e lo torturò per ore infinite.
Aveva partecipato a molte cerimonie di svariato tipo, prima di partire per l'Africa e dedicarsi ai suoi progetti benefici, ma per sua fortuna aveva dimenticato tutta la procedura di preparazione.
La sua stanza era piena di personale che lavorava da qualche parte o su di lui, tirandogli i capelli per cercare l'acconciatura perfetta o alzandogli le braccia per controllare che le maniche della giacca fossero perfette.
Certo non poteva lamentarsi del suo aspetto. Non era una persona vanitosa o egocentrica ma sapeva di non essere così terribile. I suoi capelli neri, perennemente spettinati, erano abbastanza lunghi e gli cadevano sulla fronte mettendo in risalto i suoi occhi verde mare, che sua madre paragonava a degli smeraldi o all'occorrenza al colore che aveva l'oceano il giorno in cui aveva incontrato suo padre. Era alto e non si poteva dire che fosse poco atletico, per via degli anni di allenamenti di nuoto, polo e scherma che da ragazzo gli avevano fatto fare.
Insomma alla fine si piaceva e aveva molte conferme da parte delle ragazze, cosa che in realtà forse andava attribuita al suo atteggiamento e di cui non si lamentava.
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Royal Highness ~ Percabeth AU
Fanfiction> Queste sono le parole sull'invito che un giorno come tanti altri Annabeth Chase, attrice venticinquenne ormai affermata e di successo, riceve. E ormai non può rifiutare: partirà per l'Inghilterra e passerà una particolare serata a quel ballo, del...