20.

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"Vai in macchina." mi ordinò con rabbia, indicando la porta di casa.
Ero senza parole e continuavo a guardarla fermo al centro della stanza. Sapevo che sarei finito nei guai e avevo paura di cosa ora lei potesse dirmi.
"Subito. " urlò furiosa.
Andai in macchina, era con gli sportelli aperti. Sarà venuta qui con così tanta rapidità che avrà dimenticato di chiuderli. Mi sedetti sul sedile, accanto al posto di guida, cominciai a massaggiarmi le tempie. Questa situazione mi stava facendo venire un grande mal di testa. Sperai che non sia stata tanto cattiva con la madre e che non mi licenziasse. Francamente me l'ero cercata, potevo benissimo farmi i fatti miei. Ma purtroppo la curiosità faceva parte del mio essere. Ero preoccupato e l'attesa non aiutava.
Ad un tratto sentii lo sportello aprirsi. Era lei, era furiosa. Si accomodò nel posto guida e chiuse con violenza lo sportello facendomi sobbalzare.
Mise in moto la macchina mentre continuava a non guardarmi e né parlarmi.
Dopo di che ci fermammo al semaforo rosso e lei lasciò il volante voltandosi verso di me.
"Mi farai diventare pazza. " dichiarò avvicinando il viso al mio. Sentii il suo respiro soffiare sul mio viso. Mi guardava con occhi glaciali, freddi.
" Ti conosco da solo pochi giorni e hai già scombussolato la mia vita, più di quanto tu credi. " continuò.
Poi si allontanò da me, guardò il semaforo che adesso era verde e fece ripartire la macchina. Mi aveva lasciato così, desideroso di lei e con della malinconia che mi travolgeva. Sentivo il bisogno di averla ancora vicina.
Mentre guidava mi accorsi che non percorreva la strada che portava a lavoro.
"Dove andiamo? " dissi confuso.
Mi ignorò e la vidi fermarsi in una strada isolata.
"Dove siamo?" dissi cercando di capire.
"Non potevo certamente scoparti davanti a tutti, anche se l'idea sembrava allettante. " disse voltandosi verso di me.
A quelle parole sentivo già il pantalone troppo stretto.
Mi guardò con un sorriso provocante. Cominciò a togliersi la cintura di sicurezza per poi mettersi a cavalcioni su di me. Aveva la schiena poggiata sul cruscotto e le sue perfette gambe erano sulle mie circondandomi ai lati.
Era arrabbiata ed eccitata, e questo ai miei occhi alimentava il desiderio. Mi tolse la giacca non lasciando il suo sguardo sul mio e dopo si avvicinò al mio orecchio.
"Meriti una punizione per quello che hai fatto oggi. " Mi sussurrò.
Mi alzò la camicia,  ma non me la tolse, me la lasciò ferma sul viso mentre mi lasciava ancora con le braccia a mezz'aria. Non vedevo nulla, solo il bianco.
" Voglio vederti. " dissi eccitato.
Non rispose. La sentivo mentre armeggiava con la mia cintura e i bottoni. Poi sentii libero dai miei indumenti inferiori e l'aria fredda avvolgermi. Cominciai a sentire il mio membro stringersi tra una parete e l'altra procurandomi piacere.
"Voglio vedere. " dissi ancora, sperando che mi togliesse definitivamente la camicia. Mi ignorò e cominciai a immergermi nel piacere. Cominciai a sentire il membro aprirsi e chiudersi mentre quelle pareti calde salivano e scendevano. I miei sensi sembravano ampliati, il fatto che io non vedessi mi dava modo di sentire di più le sensazioni e di provare un piacere maggiore. Ero nel vortice del piacere, stavo arrivando al culmine. Stavo per venire quando smise. Era snervante, volevo continuasse. Ero desideroso. Mi abbassò la camicia e la vidi seduta sul suo sedile.
"Vestiti. " disse poi voltandosi verso la strada e girando la chiave di accensione.
" La prego, continui. " dissi ancora voglioso.
Era straziante.
" Ho detto vestiti. " disse con tono severo mentre la macchina partiva.
Mi vestii ancora desideroso di un proseguimento. Questa punizione mi avrebbe fatto impazzire.
Guidava continuando a non prendere la direzione del lavoro, mentre continuavo ad ammirare le sue autoreggenti e il suo profilo d'angelo. Era di un fascino che nessuno avrebbe potuto eguagliare.
"Dove mi porta? " dissi curioso della destinazione.
" È ormai tardi per andare a lavoro, ti porto a casa tua. " disse senza neanche guardarmi e con indifferenza.
La vidi fermarsi davanti ad un ristorante lussuoso. Scese dalla macchina lasciandomi nella mia confusione. Poi mi aprii lo sportello.
"Prima però pranziamo." disse lasciandomi di stucco.
Raggiungemmo l'entrata e un tipo vestito da cameriere venne verso di noi. Aveva i capelli lunghi e i baffetti, sembrava un pirata.
Mi divertiva guardare la gente un po' buffa e legarla a certe somiglianze.
"Signorina Fox, che bello vederla! " disse sorridendogli. Cominciai a sentirmi un nodo allo stomaco. Non mi piaceva come la guardava, mi dava un fastidio mai provato. E perché la conosceva? Forse era una cliente abituale. Gli stava perfino guardando il seno, lo avrei soffocato con i suoi stessi baffi.
"Vorrei un tavolo per due. " disse la Signorina Fox impassibile alle occhiate.
Quel tizio mi squadrò per bene, poi si voltò verso la Signorina Fox riacquistando quel sorriso da pagliaccio. Si doveva accorgere prima o poi che sembrava solo ridicolo. Pirata!
" Certamente. " disse per poi andarsene. Entrammo in una grandissima stanza piena di tavoli con molte posate e notai delle vetrate che affacciavano su una grandissima terrazza. Le tende e le tovaglie erano di un rosso scuro. Questo colore ormai mi seguiva. Un luogo di un' eleganza unica. Anche le persone sedute al proprio tavolo erano molto eleganti.
Ci sedemmo al nostro tavolo.
"Come mai conosce il cameriere? " dissi curioso. Ma in realtà se solo pensavo a come avevo reagito alla sua presenza compresi di essere geloso.
" Era un mio assistente, poi l'ho licenziato. " disse versando del vino nel nostro calice.
Ero assolutamente geloso. Essere il suo assistente significava avere rapporti intimi con lei, e sapere che molto uomini l'avessero avuta mi infastidiva. La volevo solo mia.
" Sembra un pirata con quei capelli e quei baffi. " dissi senza pensare e ridacchiando. Mi aspettavo che si arrabbiasse per la mia sfacciataggine ma rise anche lei. E la sua risata era musica per le mie orecchie. Avrei voluto farla ridere ancora, ogni attimo, pur di sentirla. Quando rideva sembrava una bambina spensierata e sapere che ero la causa di tutto quello mi faceva stare bene. Fino a pochi minuti fa sembrava arrabbiata adesso sembrava serena. Era così bipolare..
"Quali sono i suoi sogni? " disse sorseggiando il suo calice di vino.
" Il mio sogno è essere come lei. Diventare imprenditore ed essere indipendente con il mio lavoro. " dissi sincero e guardando i suoi splendidi occhi verdi.
Sembrava pensierosa.
Poi vidi passare una donna anziana a braccetto con il proprio figlio e rimasi incantato dalla dolcezza che suscitavano.
" È il suo quarto marito. " disse lei guardando la donna anziana.
Cosa? Era suo marito? Ma avrà avuto 30 anni.
" Suo marito? " dissi sconvolto.
" Si. " disse ridacchiando e risi anch'io.
" Quello lì invece. " disse indicando di nascosto un uomo sulla quarantina vestito di giallo.
" L'anno scorso era vestito da Superman. " disse ridacchiando.
" Non posso crederci. " dissi non smettendo più di ridere.
" E quella? Sembra una bomboniera. " dissi guardando una donna vestita in modo pomposo e strano.
" Quella è mia cugina. " disse seria. Merda!
Una volta che avevo aperto bocca avevo rovinato tutto il divertimento.
" Stavo scherzando. Dovresti vedere la tua faccia. " disse poi ridendo. Cattiva!
Cominciammo a mangiare del caviale e delle ostriche. Era tutto buonissimo. Poi cominciò a squillare il telefono, era Presley.
" Scusi. Devo rispondere. " dissi alla Signorina Fox che mi guardava accigliata.
" Pronto Presley? " dissi al telefono.
" David, stasera pizza? Che mangiamo? Dato che sono al supermercato, pensavo per stasera. " disse ma sembrava stesse urlando. Era la solita.
La Signorina Fox mi fissava.
" Non lo so, penso pizza. Ora devo lasciarti, sono impegnato. " dissi. Aveva interrotto un momento tranquillo con la Signorina Fox per chiedermi solo della cena.
" Okay stronzo. Ciao. " disse scherzosamente per poi riattaccare.
"Scusi, era la mia amica." dissi alla Signorina Fox che continuava a non staccarmi gli occhi di dosso.
"Stasera ceno da lei. " disse autoinvitandosi per poi continuare a mangiare. Che? Avrei dovuto arrabbiarmi perché si era autoinvitata, auto imposta a casa mia, ma la verità era che avevo piacere di riceverla.
" Okay. " dissi semplicemente.
Poi andammo a pagare e raggiungemmo la macchina.
Mi prese all'improvviso per il braccio avvicinandomi a lei.
" Sei mio. " disse quasi a sussurro. A quelle parole sentii il mio cuore accelerare.

"Signor Kyle, lei è assunto."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora