Everything you say to me, takes me one step closer to the edge and I'm about to break
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Le vacanze natalizie erano arrivate e passate. Non erano mancati il rientro di Cinzia da Milano, il presepe e l'albero circondato da pacchi e pacchetti nell'angolo del salotto, le corse all'ultimo minuto per comprare i regali, i dolci, gli incontri con parenti e amici. La solita tradizione che si ripeteva ogni anno, nessuna aggiunta o mancanza, gioia e noia ad alternarsi tra di loro. Poi, il capodanno passato con gli amici a una qualche festa organizzata per l'occasione, lo spettacolo del "Castello Incendiato" in piazza, il calore della gente attorno, il calore degli alcolici, il calore dei sentimenti. Era tutta una giostra, una festa dopo l'altra.
Prendi sottobraccio il primo che passa e unisciti al ballo. Ubriacati. Non pensare ai passi, non pensare a chi ti sta attorno. Non pensare a nulla.
Da lì a due giorni fu il compleanno di Sonia e il traguardo dei mitici diciott'anni venne tagliato. Festeggiammo in grande stile il sabato sera in discoteca, insieme ad altre sue amiche e persone che conoscevo di vista, con tanto di torta alla panna fantastica. Sonia ricevette un mucchio di regali tra i quali una borsa elegante regalata da noi, che sapevamo intonarsi perfettamente con un paio di scarpe firmate che aveva. Rimanemmo fuori fino a tardi per vivere gli ultimi sprazzi di libertà: da lunedì la scuola sarebbe infatti ricominciata.
Mancava una settimana esatta al quattordici gennaio, giorno del compito, e io ero super agitata: avevo riposto molto in quella prova. Mi giocavo tutti i sacrifici fatti.
Sentivo di stare meglio: era già passato un mese da quegli eventi ed ero riuscita a lasciarmi quasi tutto alle spalle, complici le feste che mi avevano risucchiata e ubriacata completamente. Con le mie amiche ero tornata quella di sempre e pensavo che l'insicurezza che a volte avvertivo e che celavo con successo, fosse riconducibile alla mia preoccupazione per il compito.
Avevo rivisto quel bastardo con il piercing: logico, Ferrara era piccola. Avvertivo una sensazione di fastidio allo stomaco che scompariva quando mi concentravo su altro; le mie amiche erano sempre con me e appena vedevano il mio disagio, ce ne andavamo o cambiavamo discorso. Ovviamente, con lui c'era anche Prinz.
Dal giorno dell'episodio del fiume avevo ammesso pubblicamente di aver perso la sfida contro di lui e non mi importava più niente. Tuttavia la tentazione di guardarlo era forte e non riuscii ad abbandonarla ma solo a limitarla, lanciando di tanto in tanto occhiate nella sua direzione.
Quegli occhi... non provavo alcun timore nel guardarlo. E lui faceva lo stesso. Tutte le volte che ero nei paraggi, sentivo lo sguardo di Prinz puntato su di me e quando i nostri occhi si incrociavano sembrava volesse dirmi qualcosa; poi improvvisamente si girava dall'altra parte per scherzare con i suoi amici, io mi allontanavo con le mie amiche e tutto finiva lì.Le ragazze sembravano non essersi accorte di quegli sguardi, a eccezione di Irene: non le scappava mai nulla e vedeva più in là dei comuni esseri umani.
- Ti guarda come se fosse sul punto di parlarti. Quello sta tramando qualcosa oppure sta solamente pensando di chiederti scusa - mi disse quel martedì pomeriggio in camera mia. Era infatti passata per lasciarmi alcuni libri di matematica che lei non usava più.- Non dirmi che cominci tu con i sospetti, ora - esclamai.
- Non intendo quello che hai sempre inteso tu. Voglio dire che è come se vi foste scambiati le parti! -. La guardai corrucciata. - Ti spiego: se prima eri tu che lo studiavi a distanza, ora sembra che sia lui a farlo. Forse si è sorpreso del recupero veloce che hai avuto. O almeno così pare - aggiunse guardandomi di traverso.
- Sto bene, credimi. Lo sai che reagisco sempre di fronte alle difficoltà e questa volta non ho fatto eccezione -
- Questa volta era una cosa diversa - disse continuando a sostenere la sua teoria.
- Affatto. Tra poco ci sarà il compito di matematica e non ho tempo di ammalarmi - mi giustificai. Forse ero riuscita a convincerla.
- Se lo dici tu - gettò un'occhiata all'orologio al polso - Vado a casa. Ti lascio studiare -
- Grazie per i libri! - esclamai, indicando la pila sul tavolo.
- Figurati! - rispose.
Iniziai a sfogliare il libro in cima alla fila e notai che conteneva tutti esercizi mirati e ben spiegati. Avevo pensato che sarebbe stato utile esercitarsi con i testi di un'altra scuola e con un po' di fortuna, alcuni magari li avrei ritrovati nel compito.
- Qui non hai scritto tu! - esclamai mentre Irene stava per uscire. Tornò indietro a controllare.
- Mmmh, no. La calligrafia è di Stefano Rizzato. Ho comprato questi testi da lui -
Un sorriso malizioso affiorò sul mio volto.
- E chi sarebbe questo Stefano? - chiesi cercando di mantenere un tono neutro.
- Ha un anno più di noi ed è uno degli studenti più bravi dell'istituto. E non guardarmi con quel sorrisetto trattenuto! Ti sbagli di grosso! - esclamò, puntandomi l'indice contro.
- Ok, allora domani vengo a trovarti e mi dici chi è, va bene? -
- Se non hai nient'altro da fare - mi rispose facendo spallucce.
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Eccoci qui, nuovo anno, stessi problemi del precedente anzi, forse qualcuno in più da gestire.
~*~Riuscirà Sarah a gestirli tutti?
Lo scopriremo nei prossimi capitoli!
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Soundtrack:Love
Romance[COMPLETA] "Lui era un ragazzo, lei era una ragazza. Niente di più ovvio". L'avete già sentita, vero? Vi è mai capitato di ascoltare una canzone alla radio e percepire una certa familiarità? Quella che avete appena ascoltato, in realtà, è qualcosa...