3. Jesus of Suburbia (parte 1)

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I'm the son of rage and love

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I'm the son of rage and love

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Un'altra sera passata in giro con i miei amici, il mio gruppo, gli unici di cui potermi fidare. Ci incontrammo ancora una volta nel solito posto appena fuori città, la Rivana, un parcheggio abbandonato dove qualche volta si accampava il circo. Le moto rombanti, il fumo delle sigarette e le solite parole. Cosa fare stasera? Dove andare? Per saperlo dovevamo aspettare Nero, il nostro capo, il mio mentore. Mi offrirono una sigaretta e come al solito rifiutai. Non mi piacevano: odiavo il gusto che mi lasciavano in gola. All'inizio gli altri storcevano un po' il naso ma ora non ci davano più peso. Solo all'erba dicevo di si: ogni tanto mi rifugiavo nel sapore dolciastro di una canna con gli amici per festeggiare o per dimenticare.

Un rombo di moto diverso dagli altri, il più potente, e Nero arrivò con l'immancabile sigaretta accesa in bocca. Quanto lo ammiravo: era capace di attirare su di sé gli sguardi di tutti quanti senza fiatare o muovere un dito. La sola presenza era la sua forza. Anche io volevo diventare come lui. Anche io volevo essere così forte. Anche io volevo essere così temuto.

Mi ero unito al suo gruppo per uscire da quel limbo in cui ero caduto. Nero mi aveva accolto e dato tutto: la compagnia, fama e popolarità; mi aveva dato una nuova vita. Mi aveva aiutato a dimenticare il mio stupido e inutile passato, ad abbandonare quegli inutili sogni ma anche a sentirmi più solo. Già, avevo tutto e niente, una coperta di fumo in cui avvolgermi quando avevo freddo. Ogni giorno andavo alla ricerca di nuove esperienze, di nuove cose da fare e i miei amici mi tenevano dietro assecondando ogni mio minimo capriccio. Una voce interiore continuava a dirmi che facevo tutto questo per colmare quel vuoto. Tutte cazzate. Era superfluo pensare ancora a quella cosa. La mia vita ora era tutta qui davanti ai miei occhi; sotto le mie mani, il potere.

Salutai Nero andandogli incontro e restammo lì una mezz'ora abbondante a decidere i piani per la serata e ad attendere gli ultimi componenti, i soliti ritardatari. Decidemmo di fermarci al Fusion, un locale dall'altra parte della città per una birra e da lì vedere di spostarci secondo l'umore di Nero. Fui felice che avesse scelto un pub: mi piacevano quei luoghi pieni di birra e di ragazze con cui divertirsi. Senza dimenticare le risse che ogni tanto scoppiavano: amavo fare casino. Questa era vita, ragazzi. Nessun problema a cui pensare e se ne esistevano, venivano immediatamente cancellati con una di queste "cure".

Quando avevo iniziato le superiori non pensavo affatto che sarebbe andata a finire così; non avevo minimamente immaginato di diventare capobanda di un gruppo di teppisti. Fino a tre anni fa il mio sogno era completamente diverso. All'inizio lo rimpiangevo ma poi mi sono lasciato tutto alle spalle. Il tempo passava in fretta e mai avevo pensato di sprecarlo: era un modo come un altro di pianificare la propria vita. Pianificare. Che parola inutile. Nulla va pianificato e io lo sapevo bene: avevo deciso di vivere alla giornata, completamente assorbito mente e corpo nel gruppo tra i miei amici, gli unici che non mi avrebbero mai tradito o voltato le spalle quando ne avessi avuto bisogno.

Salii sulla mia moto, una magnifica Monster nera che avevo ottenuto con uno scambio particolare come diedi da intendere ai miei, completamente contrari a soddisfare quella mia voglia. In verità, si trattava del regalo di una persona che... beh, questa è un'altra storia. La realtà era che non potevo continuare a farmi dare passaggi dagli altri: io, il vice capobanda, dovevo possedere una moto proprio come Nero. Inutile dire che la sentii mia sin dal primo momento che la vidi.

Ci avviammo verso il locale, scorrendo per e vie della città alla velocità che mi faceva sentire vivo, incurante dei limiti. Non mi importava della polizia: se mi avessero fermato avrei accelerato e mostrato loro il dito medio. Non mi avrebbero mai preso: ero troppo veloce e bravo a guidare e la targa della moto era opportunamente stata modificata per evitare che la intercettassero. Mi aveva insegnato ancora una volta tutto Nero: lui era sempre riuscito a sfuggire alla polizia e appena mi presentai a lui con quel gioiello, mi spiegò subito come utilizzarla al meglio. Ascoltavo sempre avidamente ciò che aveva da dirmi. Dipendevo completamente da lui. La sua parola era la nostra legge.

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Benvenuti nel mondo di Prinz!
Questo è il primo di tanti capitoli che raccontano le vicende dal suo punto di vista... talvolta, anche alcune cose "in più".
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Ho deciso di rinominare ogni singola parte come la concept song originale, che riporta ben 5 titoli differenti (per motivi di spazio, uno l'ho saltato).
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Se vi è piaciuto, vi va di lasciarmi una ⭐️ o commento? Grazie!

Soundtrack:LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora