4. Broken Strings (parte 3)

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- Mollami subito brutto scimmione! Mi fai male! - gridai

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- Mollami subito brutto scimmione! Mi fai male! - gridai.

Il ragazzo non disse nulla: non girò neppure la testa e continuando a ignorare le mie lamentele, mi trascinò fuori sul retro del locale. Avevo paura.

- Lasciamiii! - continuai a gridare. Al suo posto, un altro avrebbe mollato la presa da parecchio, spossato dalle mie continue e assordanti urla. Lui invece no.

Chiuse la porta con un calcio violento, fece qualche passo e si voltò a fissarmi: i suoi occhi, oltre che dalla solita aria di superiorità, erano avvolti anche dal rancore e dall'odio. La paura aveva azzerato il dolore al braccio: l'unica cosa che avvertivo era una sorta di rimorso per aver messo in opera quel piano così stupido. Già, la vendetta era stata la peggior idea che avessi avuto.

Prinz non smetteva di fissarmi in silenzio, facendo sembrare quel momento infinito. Voleva davvero farmela pagare? Non poteva sapere che ero stata io, non ne aveva le prove. Questa era l'unica certezza anche se debole, a cui potevo aggrapparmi per trovare la forza necessaria a reagire e uscire da quella situazione.

Dovevo controllarmi per non fargli capire che lo temevo: prima di tutto dovevo accantonare la paura. Cercai di moderare il respiro e decelerare i battiti del cuore. Potevo sentire il dolore al braccio ritornare, facendosi sempre più pulsante mentre le mie spalle e altri muscoli iniziarono a rilassarsi, segno che stavo uscendo dallo stato di paralisi in cui ero caduta. Bene, cominciavo a controllare la paura.

"Devo essere forte, forte, forte" mi ripetei. Deglutii e provai a parlare. - Mollami - dissi a voce bassa, in un tono che sembrava un ordine. Ecco, dovevo iniziare a porre le mie regole. Prinz mollò il braccio allontanandolo con disprezzo. Sentii la circolazione tornare insieme a un lieve formicolio che durò solo qualche istante. Presi il braccio con l'altra mano e iniziai a massaggiarlo per alleviare il dolore. - Ma sei impazzito? - lo rimproverai - cosa ti è saltato in mente? - La voce stava prendendo potenza ed era meno roca.

Solo in quel momento mi accorsi che stava piovendo e che la lieve pioggerellina di qualche istante fa, si era trasformata in uno scroscio ben più forte. L'acqua impregnò presto gli abiti e i capelli di entrambi; lui era ancora vicino a me ma non sentivo più l'odore pungente e alcolico della birra: gli ultimi residui della bevanda erano ormai scivolati via insieme alla pioggia.

- Allora Pulce, ti sei divertita? - chiese in tono dispregiativo, continuando a fissarmi allo stesso modo con cui si osserva una zanzara che ti ha punto prima di ucciderla. Dovevo negare? Dire la verità? Arrivata a quel punto...

Le parole mi uscirono dalla bocca. Scelsi di negare: il mio subconscio aveva parlato al mio posto. - Non so cosa.... -

- Lei non c'entra. L'idea è stata nostra! - esclamò Irene che fece capolino sulla porta insieme a Marika. Mi sentii risollevata nel vederle.

- Sonia sta cercando Luca. Tutto bene? - chiese preoccupata Marika. Annuii abbozzando un sorriso.

- E così abbiamo la confessione - disse seccato.

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