12. Angels (parte 3)

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Arrivati sul terrazzo, Prinz mollò la presa e mi portai istintivamente la mano al petto: non sapevo se il cuore mi battesse forte per lo sforzo fisico o per il fatto che lui mi aveva preso per mano

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Arrivati sul terrazzo, Prinz mollò la presa e mi portai istintivamente la mano al petto: non sapevo se il cuore mi battesse forte per lo sforzo fisico o per il fatto che lui mi aveva preso per mano. Il sole stava tramontando e tirava una leggera brezza. Sistemai meglio la sciarpa per riparare la gola e tirai su fino in fondo la cerniera del piumino.

- Non ti terrò qui per molto. Se ti ammali per colpa mia, so già che non me la faresti passare liscia -

- Ci puoi giurare - risposi fingendomi arrabbiata.

Prinz pose lo sguardo sul tramonto. - Stai attenta - mi ammonì.

- E a che cosa? - domandai perplessa. Stavo rischiando che un aereo mi cadesse in testa? O solo un più innocuo mal di gola?

- Non fare la Pulce. Sto parlando della ragazza di stamattina -

Ah, molto più chiaro. Ora si capiva tutto. Si era congelato il cervello?

- Ti spiacerebbe fare una frase di senso compiuto? Del tipo: soggetto, verbo, complemento... -

- Pulce, non sto scherzando. Quella ragazza, Chiara, è capace di tutto. Cerca di girarle alla larga e non provocarla - esclamò innervosito. Ok, stavolta aveva parlato anche troppo.

- Si, so che è una testa calda ma tranquillo, so anche come comportarmi con lei -

- Ho visto ed è per questo che sono intervenuto - disse.

Pringles era serissimo; l'unica che scherzava ero io. Mi gettò uno sguardo severo, gli occhi fissi  nei miei. Un sorriso mi morì sulle labbra: non stava bluffando. Avvertii calore allo stomaco, come se quello sguardo avesse acceso un fiammifero e lo sentissi scivolare lungo il mio esofago. Deglutii e mi ricomposi. - Non era necessario. Me la stavo cavando da sola -

- Beh, io ti ho avvisato - esclamò, dirigendosi verso la porta.

- Tutto qui? - domandai sorpresa vedendolo andarsene. Pringles proseguì a camminare.

- Che vuoi ancora? - domandò girandosi scocciato.

- Scusa ma tu mi hai trascinata fin qui per dirmi questo?!? -. Avvertii una sensazione strana morirmi dentro, come un qualcosa di sospeso che non aveva trovato compimento.

Pringles ci pensò sopra un attimo.

- Non volevo rompiballe in giro - si giustificò e aprì la porta.

- Marika ti sembra una ficcanaso? - esclamai stupita raggiungendolo a grandi falcate. Pringles chinò la testa di lato e mi guardò come se avessi detto la cosa più ovvia.

Si, in effetti era vero. Marika era una ficcanaso. Ma era pur sempre una mia amica e le volevo bene.

- Devo dirti grazie per questo, quindi? -Le sensazioni di prima stavano lasciando il passo alla rabbia. No, era più corretto chiamarla delusione.

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