CAPITOLO QUARANTOTTESIMO

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Passò qualche settimana. Tornavo a casa con Nancy dopo la scuola. Arrivai a casa tranquillamente. Appena aprii la porta vidi Jive che era inginocchiata fra gambe di Christian. Pensai subito male. Ma mi avvicinai e la vidi piangere con Christian che cercava di consolarla. Mi buttai subito su di lei per consolarla a mia volta. La abbracciai e lei si affidò a me e mise la sua testa nel mio petto.

《Falle qualcosa da bere.》gli dissi sussurrando.

Presi dei fazzoletti e le asciugai il viso, le tolsi il trucco che colava, le rinfrescai la faccia e la feci sedere sul divano. Christian ci portò un tè al limone e io iniziai a parlare con lei facendola sorridere. Un attimo e la vedevi sorridere allegramente. Alla fine decisi di chiedere il perché di quelle lacrime.

《Che è successo?》chiesi.

《Christie purtroppo...》mi disse con aria addolorata.

Capii tutto. Christie era salita al cielo. Rimasi lì stecchita. Poi mi accorsi che c'era qualcuno che aveva bisogno di me. Scappai di casa chiudendo il portone violentemente e corsi verso casa di Charlie.
Appena arrivai vidi il portone sfasciato che a malapena si reggeva. Sentivo rumori di cose che sbattevano. Entrai di corsa, non mi fregava niente, volevo vedere Charlie. Lo vidi che lanciava cose dappertutto. Mi misi a piangere, mi faceva tanto male. Lui era in collera più che mai e ogni tanto si intravedeva una lacrima che gli bagnava la faccia. C'erano bottiglie di alcol all'angolo del salotto, quelle piu forti che ti fanno perdere la testa.
Mi colpì con un quadro, non vedendomi, e un pezzo di vetro mi tagliò dal palmo fino all'inizio del mignolo, lasciandomi una ferita profonda. Lui si accorse di me e iniziò a piangere più di prima. Venne da me, coperto di tagli ferite e sangue, non gli importava del dolore che aveva addosso, lui si preoccupava per me.

《Scusami.》disse balbettando.《Non avrei mai voluto, credimi.》
Mi accarezzò la guancia e mi sorrise con gli occhi pieni di depressione. Mi ritrovai con la guancia piena di sangue, ma non mi importava. Con la mano ancora sana, gli asciugai le lacrime, lui mi prese la mano dolorante, prese un fazzoletto bagnato e con cura mi tolse tutto il sangue e mi fasciò la mano. Era la seconda voltta che mi accadeva questo, mi sembrava un deja-vu. Finiti i minuti di dolcezza, si sedette sul divano piangendo. Era duro, aveva il freddo nel cuore.

《Fa male. Tanto. Perché la vita è così?》

《I understand you. Know, I'll stand by your side. Forever and more.》

Mi abbracciò. Era la prima volta che sentivo la spalla bagnata da lui. Era una sensazione triste, ma allo stesso tempo commuoveva. Si fidava di me.

《Che farò ora? Non riesco a pensare una vita senza genitori, Jive dovrà trovare un lavoro e io, rimarrò da solo. Puoi farmi stare da solo? Lasciami qui. Perfavore.》

《Ma Charlie, lascia che io ti aiuta...》

《No, vattene prima che ti faccia altro male.》

《Cha..》

VATTENE!Non ti voglio vedere. Non voglio vedere nessuno oggi.》mi urlò in faccia.

Mi feriva dentro vederlo senza poterlo aiutare. Perché? Io stavo facendo di tutto per farmi capire, e lui di tutto per tenersi dentro le cose.
Camminai verso la porta per uscire. Charleen? Ma che stai facendo? È il tuo ragazzo! Decisi di rimanere. Mi voltai. Lo abbracciai forte, bagnandogli la maglietta sui fianchi per le lacrime. Lui mi spinse via. Allora decisi di fare quel che potevo. Lo accarezzai e lo baciai. A quel punto, scoppiai in lacrime e iniziai a piangere.
Scappai via e mi rifugiai in un vicolo.
《Scusa cuore, ma non sono forte. Non sono riuscita a rimanere.》

Mi raggomitolai su me stessa e mi abbandonai alla depressione.

《Solo chi è forte resta. E io non lo sono.》

NON SONO ALL'ALTEZZA [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora