CAPITOLO PRIMO

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《Noi due abbiamo rotto.》

Era serio. Non scherzava.

《Capisci? "Io e te" non esiste più.》

Ero persa. Mi sentivo confusa. Era da un po' che non andavamo d'accordo, ma tra noi due c'era sempre stato il dolce.

Credevo che la nostra storia sarebbe durata, mi ero illusa. Pensavo sarebbe durata per molto, come un sogno. Ma dovevo aprire gli occhi, dovevo vedere la realtà, il nuovo mondo senza lui.

Cosa piu difficile: Riuscire a sopravvivere.

《È finita. Dimenticami. Basta, io per te non esisto più e tu me non sei più nessuno.》

Se ne andò cosi, senza abbracciarmi, senza accarezzarmi. Fu un addio freddo e doloroso. Se teneva veramente a me, mi avvrebbe accarezzata, baciata e abbracciata e mi avrebbe dovuto dire:

《Addio principessa. Mi dispiace lasciarti, vorrei rimanere. Vorrei restare qui a continuare a sorridere con te, a condividere dolori e bei sentimenti. Ma non posso. Devo andare. Perdonami, ma sappi che nel mio cuore tu ci sarai, e per sempre. Addio.》

O forse io mi aspettavo troppo. Mi aspettavo come quei bei film d'amore che prima di finire in tragedia hanno una vera storia, una vera ragione per finire. Ma lui no, lui non ce l'aveva.

Rimasi sconvolta, ero lì a guardare lui che si allontanava, che camminava.

Stavo lasciando che se ne andasse via, cosi, senza dire nulla. A metà strada, circa due minuti dopo, si girò e mi guardò con i suoi occhi verdi, si vedeva il profondo anche con quella lontananza.

In quei pochi secondi, vidi il suo volto il piu perfetto che mai, e vidi tutti i nostri momenti piu belli trascorsi in circa due anni.

E da quel momento iniziai a vedere le cose sfocate, non riuscivo a distinguere molto le cose e allora sentii qualcosa di bagnato nella mia guancia. Piangevo. Non volevo farmi vedere cosi da nessuno, allora corsi a casa.

Ero addolorata, mi sentivo come riufiutata e buttata in disparte.

Arrivai a casa e corsi in camera mia.

Chiusi violentemente la porta della stanza e la chiusi a chiave.

Iniziai a strappare la carta da parati rosa con i fiori, presi i quadri dove c'erano le nostre foto e li scaraventai a terra. I vetri si ruppero e si sparsero in tutta la stanza. Non ci pensai, così strappai e accartocciai le foto e le lanciai per sfogarmi. Ero triste come non mai. Piangevo fortemente, ma in silenzio.
Nulla. Non sentivo assolutamente il nulla. Ero vuota, mi mancava già.

Si fece sera, uscii in giardino.
Dentro ad un bidone, buttai tutte le foto e pian piano le bruciai. Faceva freddo, ero vestita a maniche corte, in pantaloncini ed ero coperta solo da un lenzuolo.

Mi guardai le mani, erano tutte tagliate e insanguinate, con croste e piccoli pezzetti di vetro.
Sentii qualcosa dietro di me. Che si avvicinava. Mise le mani sopra le mie spalle, mise il suo volto vicino al mio.《Ciao sorellina.》

《Togliti Christian.》spinsi il suo volto via dal mio, così si sedette davanti a me con una valigetta in mano.

《Che ci fai qui?》gli chiesi.

《Sono venuto a fasciarti le mani, famme le vedere dai.》

Lentamente gliele mostrai.

《Che disastro, come te le sei fatte?》

《Ehm..》iniziò a togliere i pezzetti di vetro con una pinzetta.《Ahi, mi fai male!》era una bugia. Faceva male, perdere una persona a cui hai dato tutta la tua fiducia. Togliere dei pezzi di vetro era nulla.

Dopo avermi tolto i frammenti, mi tolse il sangue con un batuffolo di cotone, mi ossigenò la mani e iniziò a fasciarmela.

《Ecco, io ho finito.》

《Grazie.》ero tentata nel dargli un bacio, ma non era il caso.

《Tra un po' torna in camera che fa freddo.》

《Non posso.》dissi.

《Perché?》

《È un disastro. Come le mie mani.》

《Oh mamma.》poggio' la sua mano sulla sua fronte. Mi guardò e sorrise.

《Non esagerare. Ci sono solo un po' di quadri distrutti, vetri rotti, armadi a pezzi, tappeti strappati e carta da parati, che neanche si può definire da parati.》dissi con un piccolo sorriso.

《Dimmi una cosa..Michael era così importante? Così tanto da rovinare camera tua, ovvero parte della tua vita?》non risposi. In parte aveva ragione, in parte, ehm, la mia era solo rabbia.

《Ah, e Charleen, ti voglio bene.》sorrisi. Stava per andarsene, ma dalla mia bocca uscì un lamento che lo bloccò.

《Ti voglio bene anch'io, Christian.》lo adoravo, lui scopriva tutto, di come stavo, di cosa mi accadeva senza che gli dicessi nulla, o forse, ero io quella che non sapeva nascondere qualcosa. E poi se volevo stare con lui, lui c'era senza che glielo dicessi.

Era un fratello esemplare.

NON SONO ALL'ALTEZZA [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora