2. The ghosts of the past come always twice

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Eros

1... 2... 3.

Tre secondi netti.
Il tempo impiegato da Farah per prendere la rincorsa, raggiungermi, saltarmi addosso e incrociare le gambe dietro la mia schiena.

«Qui è tutto come l'ho lasciato», sorrido, fin troppo felice di trovarla così energica e in salute.

«Quando diavolo sei tornato?»

Mi guarda con quei suoi occhioni da cerbiatta che stonano leggermente con la sua età.
In ogni caso sanno di casa ed è abbastanza per farmeli piacere.

«Qualche giorno fa» rispondo vago per evitare una possibile raffica di domande, quelle che comunque mi assaliranno più tardi. «Sei sempre più sexy. Ricordami, perché io e te non ci siamo ancora concessi del sesso sfrenato?»

Si avvicina sinuosa come una gatta, con uno di quegli sguardi seducenti che è solita rifilare ai suoi clienti. Penso che voglia fare le fusa, ma in realtà tira fuori gli artigli e mi sistema un buffetto fin troppo intenso sulla guancia.

«Chissà perché quando entri qui sembri uno di quei bavosi dei miei clienti», mi schiaffeggia una seconda volta.

«Perché sono felice di vederti. Come loro.»

Ed è senza dubbio così.
A chi non piace tornare a casa di tanto in tanto per godersi il profumo e le risate che ti hanno rasserenato nei momenti peggiori della vita. Quando eri giovane, inesperto e avevi bisogno di qualcuno che ti insegnasse a vivere perché la tua famiglia era l'ultima su cui potevi contare.

Scruto la donna di fronte a me con ammirazione: conosco la sua storia, il suo coraggio, la sua spavalderia, e non potrei quindi fare diversamente.
Senza escludere quel fisico da favola, quell'energia e quel savoir-faire che rendono Farah Blom la più richiesta operatrice del sesso di Rosse Buurt.

«Andiamo di là a parlare. Voglio sapere tutto!»

Rido sotto i baffi, sapevo che sarebbe finita in questo modo.
Se anche fossi entrato con l'idea ti concedermi qualche particolare piacere fisico, mettere piede a De Wallen voleva dire sorbirsi un suo dettagliato interrogatorio.
Ma in fondo non mi dispiace, forse sono qui proprio per questo.

«Cristo. Hai aperto le finestre? Questo posto odora di sesso stantio.»

«Chiedo perdono, fiorellino. Ho appena avuto un cliente e non ho avuto tempo di preparare la Suite per il tuo arrivo», mi schernisce così bene che mi viene da ridere nonostante cominci a sentimi addosso l'odore di quel tipo.

Apro la finestra e respiro a pieni polmoni ossigeno puro. Quando riporto gli occhi su Farah la ritrovo già comodamente seduta sul sofà di pelle scura.

«Avanti, vieni qui», picchietta la mano sul sedile come se stesse richiamando un animale domestico. E io l'accontento come se fossi davvero il suo animale domestico.

Accavalla le gambe scoperte e si sporge verso di me per concedermi tutta la sua attenzione. Riconosco il suo sguardo, quello indagatore che sa già tutto.

«Nemmeno mi ricordo quando è stata l'ultima volta che ci siamo seduti così a parlare.»

Le rivolgo un sorriso malinconico, mi sono mancate da impazzire le nostre conversazioni a cuore aperto.

«Io invece sì», mi sorride dolcemente.

La sto a sentire con estremo interesse.
Non lo ricordo e probabilmente non lo ricorderei nemmeno provandoci.

«Quel giorno ci siamo riempiti d'alcol.
Non ti ricordi? Quando mi sono svegliata, ti ho trovato disteso sul pavimento.»

Ah. Quel giorno.
Come posso averlo dimenticato.
Probabilmente grazie a un salvifico meccanismo di difesa che la mia cara madrina ha mandato a putt... fatto a pezzi proprio ora.

𝐃𝐎𝐖𝐍 𝐓𝐎 𝐓𝐇𝐄 𝐁𝐎𝐍𝐄𝐒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora