15. I know right from wrong. Wrong is the right one.

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Myra



Osservo le nuove contrastanti sfumature di Eros Hart.
Sta conversando con un vecchio signore che sembra conoscerlo piuttosto bene.
Dalle informazioni generali che si sono scambiati direi che lavora o ha lavorato per lui, ma non è per questo che sono interessata.
L'espressione dura e risoluta che conosco ha lasciato il posto alla malinconia e alla dolcezza.
Come se quel contadino avesse accesso a una parte inaccessibile di lui.

Mi faccio avanti quando si congeda e si allontana, lasciandoci nuovamente soli.

«Non ci hai presentati» sottolineo con rammarico.

«Eri interessata?», mi lancia una veloce occhiata senza interrompere il suo passo.

«Se non lo fossi, non sarei qui.»

Questa volta non mi rivolge uno sguardo, lascia che il sorriso sulle sue labbra parli per lui.

«È un po' in là con gli anni per lavorare per te» insisto, giocando sulle informazioni che ho tratto dalla loro conversazione.

«Willem è un osso duro», mi è impossibile non percepire la nota di orgoglio nella sua voce. «Ha lavorato in queste terre tutta la vita e non ha intenzione di andarsene solo per qualche capello bianco. Testuali parole», solleva un angolo della bocca divertito dalle sue stesse parole.

«Quindi hai dei terreni da queste parti... Una delle tue tante entrate?»

Mi restituisce un sogghigno in risposta alla mia curiosità. «Così ti interessano le mie finanze» mi schernisce.

Mi irrigidisco e vago con lo sguardo oltre il sentiero. In questi momenti vorrei colpevolizzarlo per ciò che dice, ma la verità è che non mi sento legittimata a farlo.
Eros Hart non mi conosce, e più di tutto non conosce ciò che scorre nelle mie vene.
Non può sapere di aver appena sparso sale su una ferita mai rimarginata: il mio legame con Andrew è stato cosparso di queste insinuazione fino alla nausea, poca importa che non abbia mai toccato un centesimo.

«Se è questo ciò che pensi di me, non dovevi disturbarti a portarmi qui.»

Accelero il passo per mettere della distanza tra noi, imponendomi di trovare più magnetico il mistero che si cela dietro la collina che monopolizza la mia vista.
Nessuno di noi sa cosa può aspettarsi dall'altro, vaghiamo tra coltri di risposte vaghe e inconsistenti che plasmano solo altri interrogativi. La piena luce non è una prerogativa di questo limbo.

Quando penso di non essere più a portata di mano, Eros mi dimostra il contrario.
Le sue dita si stringono intorno al mio braccio costringendomi a scontrarmi con i suoi occhi.

«Non penso questo di te, lo sai.»

«No, non lo so. Come potrei... Vuoi che cancelli la mia linea di confine, ma vuoi mantenere la tua» sentenzio, liberandomi dalla sua presa. «Sai fin troppe cose di me, mentre io a malapena so chi sei. Giochi sporco.»

«Donna di poca fede» sussurra sospirando. «Siamo qui anche per questo.»

Mi prende per mano e mi spinge a seguirlo oltre la collina.
Una distesa di tulipani si staglia di fronte a noi, un miscuglio di colori che proseguono fin oltre l'orizzonte.

«Tulipani. È di questo che ti occupi?» gli chiedo, ammaliata dal quadro variopinto che toglie il fiato.

«Sì, anche di questo», si compiace della mia sorpresa, lo percepisco dalla sua voce.

La mia mano rimane stretta nella sua mentre proseguiamo per il sentiero immerso nei campi. Fingo di non accorgermene.

«Venivo con mia madre quando ero bambino», punto gli occhi su di lui istintivamente. «Willem ci portava in giro per i sentieri quando passavamo da queste parti... Ho sempre pensato che avesse un debole per Lillian», il suo sorriso ha un che di malinconico. «Mi chiedo se le cose sarebbero state diverse per lei se avesse frequentato un uomo buono come il vecchio Willem.»

𝐃𝐎𝐖𝐍 𝐓𝐎 𝐓𝐇𝐄 𝐁𝐎𝐍𝐄𝐒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora