Myra
Sbatto le palpebre un paio di volte prima di mettere a fuoco il luogo in cui mi trovo.
Speravo di essere lontana, finalmente libera dalle lame invisibili intrappolate nelle profondità del mio spirito.
La stanza è la stessa, così come le voci e i sospiri di angoscia che ne riempiono gli spazi. Così come il dolore che si è impossessato di ogni particella del mio corpo.
Alzo di poco il braccio per osservare l'ago che mi trafigge ancora la pelle e la mia nuova raggelante normalità appare in tutta la sua oscurità.
Sono tutti qui a bisbigliare alle mie spalle:
i dottori, Leila, Vincent... e quest'uomo che non mi lascia mai.
Sento risalire la rabbia mano a mano che le loro parole si fanno più nitide.«Non mi porterete via ciò che rimane di lei» dichiaro nel terrore.
I loro occhi mi raggiungono e mi trasmettono la loro compassione, il loro dissenso, la loro preoccupazione.
Ma non m'importa.
Non m'importa quanto sia irrazionale o malato: ciò che Arla ha lasciato dentro di me mi appartiene. Appartiene solo a sua madre.«Vi lasciamo parlare con lei», i dottori si congedano, affidandomi ai miei migliori nemici.
Leila mi raggiunge all'istante e mi prende la mano nel suo ingenuo tentativo di rassicurarmi.
«Myra, ora devi pensare a te stessa» afferma dolcemente. «Non puoi...», fa un respiro più profondo. «Lo so che è difficile, ma devi lasciare che procedano con il raschiamento.»
«Non lo farò» ribatto.
Mi libero dalle coperte, appoggio i piedi nudi sul freddo pavimento e con compiacimento mi alzo per liberarmi dalla sua mano calda.
Non ho considerato che il mio corpo non è in grado di assecondarmi.«Piano, hai ancora la febbre» mi sussurra sul viso, mentre mi sostiene con la sua forza.
Alzo lo sguardo su Eros e vi ritrovo una dolcezza disarmante che tuttavia sa dove colpire.
No, non vincerai.
Non avrai la mia bambina.Lo spingo via, evito lo sguardo preoccupato di Vincent e mi chiudo a chiave nel bagno.
Apro il rubinetto al massimo e finalmente respiro: niente più voci che sussurrano il mio nome, niente più sguardi di pietà, solo il monotono fruscio del getto d'acqua.
Ci sono solo io e la donna riflessa nello specchio, tanto simile alla bambina picchiata dal padre, quanto a quella non protetta dalla madre.
Passo una mano sotto l'acqua e spargo quel che rimane sul viso.«Sono debole come te... Non sono stata in grado di proteggerla», lascio che le lacrime si mescolino alle gocce già esistenti.
Le mie gambe cedono una seconda volta, ma questa volta le assecondo.
Mi rannicchio sulla parete color avorio e rimango in quella posizione ad ascoltare il rassicurante getto d'acqua.«Myra, ora vieni fuori. È mezz'ora che sei chiusa lì dentro.»
La sua voce mi ridesta dal sonno inquieto.
Sono dolorante e frastornata.«Non ho intenzione di aspettare oltre.
Se non esci tu, entrerò io. In qualunque modo», alza il tono e bussa alla porta ripetutamente.Chiudo il rubinetto e mi guardo ancora una volta allo specchio.
Non posso coprire il dolore sul mio volto, ma se non altro le lacrime si sono dissolte.
Rigiro appena la chiave e la porta si spalanca.«Non sei ancora stanca di farci preoccupare in questo modo?» mi domanda con rassegnazione.
I nostri sguardi stanchi si incrociano, riconosco la sua verità anche se non mi interessa.
Passo con precisione nel poco spazio che rimane e lui mi segue, come mi aspettavo.
Leila e Vincent si alzano dal divano non appena mi vedono e io li evito ritornando traballante tra le lenzuola del letto.
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𝐃𝐎𝐖𝐍 𝐓𝐎 𝐓𝐇𝐄 𝐁𝐎𝐍𝐄𝐒
Romance[Completa] 𝐃𝐚𝐫𝐤 | 𝐦𝐲𝐬𝐭𝐞𝐫𝐲 𝐫𝐨𝐦𝐚𝐧𝐜𝐞, 𝐡𝐚𝐭𝐞 𝐭𝐨 𝐥𝐨𝐯𝐞, 𝐭𝐡𝐫𝐢𝐥𝐥𝐞𝐫, 𝐝𝐨𝐩𝐩𝐢𝐨 𝐏𝐎𝐕, 𝐚𝐮𝐭𝐨𝐜𝐨𝐧𝐜𝐥𝐮𝐬𝐢𝐯𝐨 Esistono varie forme d'amore. Nella mia vita ho conosciuto quella più dolce, fedele e calda: aveva il v...