25. Chaos is an art you can't control

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Myra



Rovescia letteralmente il caffè per terra e mi guarda allibita.

«Scusa?»

Siamo nella sala dipendenti dove ho avuto la geniale idea di accennare a Leila gli ultimi eventi della mia vita.
Vincent è con noi, seduto su una sedia poco distante. Non sono sicura stia ascoltando, ma ho paura ad accertamene; è per me la cosa più simile a un familiare, e temo irrimediabilmente il suo giudizio.

Leila ridacchia. «Se è uno scherzo, non è divertente» commenta.

La guardo di sbieco. «Ti sembra che potrei scherzare su una cosa simile?»

Arriccia le labbra, mortificata.
«Hai ragione, perdonami. È solo che... Era già tanto elaborare che il tuo fidanzato fosse Andrew Hart, pensare che la sua morte sia stata tutta una finzione...», la sua confusione è così evidente. Come biasimarla, io stessa, a distanza di una settimana, vivo ancora in un totale limbo extratemporale.

Mando giù un sorso di caffè e intercetto lo sguardo di Vincent. Mi sorride come fa di solito, come se volesse farmi sapere che è dalla mia parte. In qualunque caso.

«Sua madre è proprio una pazza.»

Leila nel frattempo è un fiume in piena di commenti sconnessi mentre si versa una nuova tazza di caffè.
Non assecondo quest'ultima osservazione anche se non riesco a non condividerla pienamente, sopratutto dopo l'ultima rivelazione di Andrew sul suo conto.
Quale madre può pensare di stipulare degli accordi con il proprio figlio pur di ottenere ciò che vuole. Il pensiero che sia potuto crescere con una donna del genere mi spezza il cuore ad ogni tentativo di colpevolizzarlo.

«Allora, elaborando la cosa da un punto di vista pratico: da una parte hai un uomo che ha fatto di tutto per conquistarti per poi sparire per un anno per chissà quale assurdo motivo, e dall'altra uno che ha una madre che ha finto la sua morte pur di tenerlo lontano da te», mi comunica la sua analisi con estrema calma, indugiando nel caffè senza perdermi di vista. «Te li sai proprio scegliere, non c'è che dire.»

È comprensibile che la pensi così.
Non conosce tutti i dettagli: la mia vecchia vita, la relazione intima che ho avuto con Eros al Lief e tutto il mio passato. Non sa dell'esistenza di Belle, conosce solo ed esclusivamente Myra Rivera.

«C'è altro?» chiedo.

Quasi mi diverte sentire la mia vita da una prospettiva esterna. Come se non mi appartenesse. È così liberatorio.

«Se poi consideri che sono fratelli...», aggrotta la fronte e si ferma non appena nota la mia espressione scontenta. «Devi ammettere che sembra uno di quei film romantici preimpostati. Quante probabilità ci sono di avere una relazione con due uomini che non solo si conoscono, ma hanno anche lo stesso sangue?»

«Leila», Vincent pronuncia il suo nome come se stesse rimproverando una bambina.

Lei ritorna in silenzio.
Si rende conto di aver detto troppo, ma ormai è fatta. In fondo non è nulla di sbagliato, e la sua irruenza è una vecchia conoscenza che con la sua follia mi fa compagnia.

«Se dovessi contare sulla fortuna, nella vita sarei spacciata», sdrammatizzo.

Mi scruta in silenzio per alcuni secondi.

«Andrew non sa di...»

«Arla?» completo la sua frase vedendola in difficoltà. «No. Non ancora.»

«Non per metterti pressioni, ma cosa pensi di fare?», la sua voce ora è intrisa di preoccupazione.

«Temporeggiare?» propongo con un ghigno poco convinto.

𝐃𝐎𝐖𝐍 𝐓𝐎 𝐓𝐇𝐄 𝐁𝐎𝐍𝐄𝐒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora