Da bambina ho sempre visto l'amore come la cosa più bella al mondo. Credo che questa visione così alterata di quel sentimento sia dovuto non solo all'ingenuità che possiede un bambino, ma anche all'ambiente in cui vivevo. Una mamma e un papà che si amano, che mi amano e un fratello eccezionale. Siamo stati sempre noi quattro, insieme contro il mondo, mano nella mano anche nei momenti più difficili.
Invece ora, di mani unite ne sono rimaste solo due.
Il loro funerale non fu il momento peggiore in quel periodo, non avevo ancora metabolizzato niente in quel momento. Tutto era successo troppo in fretta, non c'era spazio per la ragione e tanto meno per la realizzazione. Ricordo solo l'innumerevole quantità di persone che si era presentata: visi conosciuti, visi sconosciuti, persone a cui volevo bene e persone di cui non mi spiegavo la presenza. Erano tutti la per salutare un'ultima volta la mia mamma e il mio papà. Mano nella mano, anche in quel momento, io e mio fratello ci facevamo forza. In silenzio incrociai il suo sguardo: entrambi eravamo coscienti del fatto che da quel momento in poi sarebbe stato tutto diverso, adesso la nostra vita dipendeva esclusivamente da noi stessi.
Tornammo a casa in silenzio, in quella casa che avevamo tanto amato, tra quelle mura che erano sempre state in ascolto di risate e sorrisi. Aprii la porta ed entrai per prima nel salotto, mi fermai nel mezzo di quella stanza che improvvisamente era diventata fredda e poco familiare. Non ci fu bisogno di nessuna parola, mio fratello mi strinse tra le sue braccia ed entrambi ci lasciammo andare in balia delle nostre emozioni.
I mesi dopo passarono con estrema lentezza e noia. I giorni erano diventati tutti uguali, apatici e grigi. Solo negli ultimi giorni avevamo iniziato a sorridere un po' di più.
Dopo essere tornata da lavoro entrai in casa evitando di bagnare l'ingresso con la neve che mi era rimasta addosso. <<Cazzo!>> esclamai vedendo già gocce d'acqua spargersi attorno a me. Mi tolsi la giacca con velocità e l'appesi, mentre dalla cucina arrivava un ottimo profumo di biscotti. Entrai furtivamente e vidi mio fratello intento a sfornare dei biscotti al cioccolato un po' bruciacchiati. Allungai la mano e ne presi uno, ma subito dopo lanciai un piccolo urlo per la scottatura appena presa. <<Ben ti sta sorellina, così impari a rubarmi i biscotti>> rispose il ragazzo al mio fianco <<e tu quando imparerai a cuocerli il giusto tempo?>>. Mi misi a ridere e lui mi seguì a ruota. Era tanto che non ridevamo in quel modo, ma forse era davvero arrivato il momento di andare avanti. Presi una tazza dallo scaffale e versai dentro l'acqua, aprii il forno a microonde e l'appoggiai al suo interno. <<Quando imparerai a usare il bollitore? Non ti mangia sai>> mi rimproverò, ma in tutta risposta gli feci una smorfia. Sono una persona abitudinaria, è molto difficile farmi uscire dai miei schemi.
Una volta pronto il mio tè presi posto al tavolo della cucina e lo guardai pulire tutto ciò che aveva utilizzato.
<<Mi hanno offerto un posto a New York>> sputai tutto in un colpo. <<Dobbiamo andarcene da qua Thomas, o non andremo mai più avanti>> dissi con la voce rotta. <<Lo so Anne, lo so molto bene>>. Il silenzio calò su di noi, entrambi indecisi su cosa dire e cosa fare. <<Che ruolo avresti a New York?>> mi chiese soprappensiero. Lo guardai dritto negli occhi, cercando di nascondere il mio entusiasmo, ma un sorriso mi tradì. <<Stagista, però almeno sarei a fare gavetta per un giornale e a New York non è poco...>> sorrisi sentendomi dire quelle parole ad alta voce. Thomas si alzò e mi abbracciò, sapeva quanto per me era importante quel lavoro, ma sapeva anche quanto per me era importante allontanarmi da quel posto, da quel luogo, da quei ricordi. <<Sono così felice per te sorellina!>> disse riempiendomi di baci le guance. <<Che ne pensi? Non è male New York per cambiare aria>> dissi guardandolo negli occhi. <<Beh non sarebbe male, l'altro giorno avevo visto un annuncio di lavoro sempre a New York in cui cercavano un avvocato, potrei pensarci su e provare a mandare il curriculum>>.
Rimanemmo abbracciati un'infinità di tempo, venimmo interrotti solo da una puzza di fumo che pungeva le nostre narici. <<Cazzo i biscotti!>> urlò Thomas girandosi verso il forno. Lo aiutai a tirare fuori la teglia su cui erano appoggiati ormai carbonizzati i biscotti, mentre con una mano cercavo di aprire la finestra. <<Thomas sei sempre il solito, li bruci sempre, perchè ti ostini a farli?>> mi lamentai mentre cercavo di rimediare al disastro. <<Perchè voglio impararli a fare proprio come li faceva la mamma>> sorrise, anche se i suoi occhi tradivano le sue vere emozioni. <<Va bene va bene, però la prossima volta chiamami, mi occupo io della cottura>> dissi scuotendo il capo. Presi un pezzo di biscotto tra quelli sfornati al mio arrivo, fortunatamente non troppo bruciati, e gli tirai un morso. Non volevo ammetterlo, ma erano già molto simili a quelli che faceva mamma. <<Chi cerca un avvocato?>> chiesi a Thomas distrattamente, lui mi guardò e rispose con molto distacco, come se il pensiero del cambiamento non lo facesse saltare di gioia. <<Una certa Styles Enterprise, non l'ho mai sentita nominare sinceramente>> <<Ah neanche io, spero solo non sia una fregatura>> risposi mentre mi pulivo le mani, per poi dirigermi verso camera mia.
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Buondì a tutti!
Con questa storia ho deciso di mettermi in gioco. Mi è sempre piaciuto scrivere, ma nessuno ha mai letto veramente ciò che scrivo. Così ho deciso di iniziare a scrivere una storia e di pubblicarla qua per vedere un po' se potrebbe piacere.É la mia prima storia, quindi per favore non siate troppo cattivi con i commenti! Spero davvero di ricevere qualche riscontro da voi, sarebbe fantastico.❤️
Detto questo, al prossimo capitolo❣️
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Missing Pages ||H.S.||
FanfictionAnne sapeva che doveva andare avanti, così come lo sapeva suo fratello Thomas. Dalla prematura scomparsa dei loro genitori, i due ragazzi hanno come unica certezza la presenza dell'altro, nulla di più. Cambiando città finalmente la ragazza sentiva d...