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-Ma ciao dolcezza- sussurra dando una pacca sulla schiena ad Ed.
-ciao amore mioo- risponde alla pacca.
Ma che cazzzzzz...?  È pazzo. Svalvolato. Enormemente poi. È peggio di un bambino di due anni. È persino peggio di me. Non ci siamo... no. Proprio no.
-ho portato un po di roba- dice il rapper strizzando l'occhio come se avesse un tic nervoso.
-solo tu può - commenta il secondo. Non può essere... e neanche mi invitano?? Che stronzi. Almeno dirmi "hey senti abbiamo della roba... vuoi venire???" Ma noooo. Come sempre sono all'oscuro di tutto. Quindi in silenzio mi avvio in soggiorno addentando la mela come se fossi un vampiro.
-Hoodie- comincia Ed indicandomi -questa è Ga...Ginevra... la mia ragazza...-
-è la ragazza del sangue??- chiede in modo impertinente. Mmmmh. Si problemi??? Mi piace il MIO sangue ok?
-si... è lei..-
-ciao Ga...Ginevra, io sono Hoodie, immagino che tu mi conosca già-
-lieta della tua conoscenza- continuo -ora, se volete scusarmi devo andare ad intrattenere mia madre - mi avvio verso le scale. In teoria sarà nella sua stanza a fare gli esercizi per dimagrire.. che in realtà non fanno proprio meno di niente. Spero che non sia scesa.  Altrimenti scoprirà la stanze dove sono costudite le preziose creature di Edward. E se le tocca, credo che Ed.... oltre che rosso naturale, diventerà rosso dalla rabbia. E non voglio che accada. No. No. E no.
Arrivo davanti alla porta che comunica alla stanza. A vederla è una normalissima porta di abete, verniciata di verde smeraldo. E fin qui tutto bene. Si spera.
Busso.
Entro.
La camera, è di una tonalità color sabbia. I mobili all'interno sono abbinati. Ovviamente il caos regna. Calze, jeans, maglioni, magliette e canotte, sono ammuchiate sopra una sedia anch'essa di abete. Legno. Legno ovunque.
-ciao Molly...- dico guardandomi intorno.
-Gaia... sono tua madre...-
-Ginevra.... e no, a quanto sembra non sei mia madre...- continuo a fissare la parete.
-la vuoi sapere una cosa?!- borbotta Molly in modo aggressivo.
-dimmi...-
-il giorno in cui siamo venuti ad addottarti, io e tuo padre non ti volevamo. Noi preferivamo un maschio. Qualcuno con i pantaloni. Ma tuo padre ha insistito a farti adottare perché eri la più piccola e gli facevi pena! Non ti ho mai voluto un briciolo di bene! Anzi, speravo che questa tua "malattia" venisse alla luce il prima possibile!-
-ma cosa?- le lacrime mi scendono a catinelle -avevi detto che a me ci tenevi!-
-mentivo cara mia!-
-allora vattene! Vattene da questa casa! E soprattutto dalla mia vita!!!!- sbraito. In un micro-secondo, sono seduta in corridoio ad asciugarmi le lacrime con i palmi delle mani. Non posso credere che mi abbia mentito. Non per tutto questo tempo. No. Assolutamente no. La odio. E voglio che se ne vadi via da questa casa e soprattutto dalla mia nuova vita.
Ho voglia di chiudermi nel mio piccolo e felice mondo, dove tutto è più facile. Ma questo accade nelle favole. Non a me.
Così, mi rifugio nella stanza che condivido con la mia dolce metà. Chiudo a chiave la porta. E le lacrime scendono.
                                ☆☆☆

    ~ punto di vista di Ed Sheeran ☆ ~
Quando il campanello suona, mi precipito verso la porta. È la mia bellezza. Hoodie. Se Dio vuole, oggi finalmente porteremo a termine la canzone che ho da tempo appoggiata nel cassetto. Sono più frizzante di un bambino vicino ad un giocattolo nuovo. Ho solo voglia di suonare. Apro la porta.
-Ma ciao dolcezza- sussurra Hoodie appoggiando molto violentemente la mano sulla mia spalla. Che dolorrrrr.
-ciao amore mioo-  dico cercando di sembrare normale, mentre rispondo alla manata. Chissà a cosa starà pensando Ginevra, con la sua chioma ribelle, domata solo dalla spazzola. Qualunque cosa stia pensando, devo ammettere che è molto bella. Ed è mia.
-ho portato un po di roba- dice l'uomo che mi ha appena rotto la spalla, mostrandomi un sacchetto pieno di lattine.
-solo tu può - dico ridendo, senza distogliere lo sguardo dalla mia bella, che ora sta percorrendo il soggiorno con una mela tra le grinfie.
-Hoodie- comincio a fissare la ragazza più intensamente. Quasi se ne fossi attratto. Aspetta. Lo sono. La indico. -questa è Ga...Ginevra... la mia ragazza...-
-è la ragazza del sangue??- chiede Hoodie modo incuriosito.
-si... è lei..-
-ciao Ga...Ginevra, io sono Hoodie, immagino che tu mi conosca già-
-lieta della tua conoscenza- continua ricambiando il mio sguardo-ora, se volete scusarmi devo andare ad intrattenere mia madre - e si avvia verso le scale. Come fa a sfoderare tutta quella bellezza? Non lo so.
- ascolta... ho appena finito di scrivere l'ultimo pezzo per la canzone... e vorrei una tua opinione...-
-ma certo che si tesssoooro- continua il mio socio - e poi dobbiamo provare dei pezzi ricordi?-
-ovviamente- rispondo.
Mi avvio con Hoodie in cucina, per prendere la chitarra. E naturalmente, gli spartiti. Prendo pure un posa cenere,  nel caso servisse. E fidatevi. Per comporre musica una fumatina ci sta.

Dopo due rampe e mezzo di scale, finalmente siamo davanti alla fatidica porta dello studio di registrazione.
Quando entro, accendo con un semplice click una miriade di luci, che illuminano gli strumenti musicali e la stanza insonorizzata.
-la canzone che ho appena finito di scrivere- dico prendendo in mano una chitarra acustica -è dedicata a lei..-
- a...Ga...Ginevra?-
-esattamente - dico soddisfatto.
Accendo l'amplificatore, e attacco la chitarra. E che lo spettacolo cominci.

"I've payed all my dues,
And she wanted to know,
That I'd never leave her,
Now I'm ready to go.
As strange as it seems,
She's endless to me.
She's just like paper work,
But harder to read.

Patience my enemy, lovings my friend.
It's harder to leave, with my heart on my sleeve.
Than to stay and just pretend.

Oh she knows me so well.
Oh she knows me like I know myself.

I've made all my plans,
And she has made hers.
She kept me in mind,
But I wasn't sure.
I've searched every room,
For a way to escape.
But every time I try to leave she keeps holding on to me for dear life.
And blocking my way.

Pactience my enemy, lovings my friend.
It's harder to leave, with my heart on my sleeve.
Than to stay and just pretend.

Oh she knows me so well.
Oh she knows me like I know myself.

And like the back of her hand, she already understands everything, won't you stay. And she stays.
And she already knows how it goes and where she stands I'll stay, anyway.

'Cuz she knows me so well.
Oh she knows me like I know myself."

Non ho mai cantato così. In tutte le mie canzoni metto il cuore, ma qui, ho messo anche la mia anima.
- Bhè.... amico è perfetta! Se vuoi fare colpo hai fatto centro!- esclama radiante Hoodie.
- ora se vuoi scusare, ho un cuore da conquistare! Ascolta lascio lo studio nelle tue mani... nel giro di mezz'ora sarò di ritorno- dico facendo l'occhiolino.
-o forse... ci metterai di più- conclude Hoodie.
-Hoodie... non pensare in questa maniera!-
-è totalmente umano caro mio! Vedrai che ti amerà per sempre- conclude con una faccia un po' perversa. Mi fa paura certe volte.
Quindi, munito di chitarra e plettro, mi avvio verso la sua, cioè la nostra stanza. Scendo le scale molto rapidamente, quasi addirittura volando. Non vedo l'ora di vederla. Dio quanto voglio.
Quando passo vicino alla stanza della madre, sento delle urla. Urla di lei e dell'altra donna. Brutto segno.
Non voglio ascoltare la conversazione, anche se è impossibile non farlo, dato che le urla si sentono ovunque. Decido di entrare nel bagno, vicino la camera, per stare nascosto, in caso Ginevra esca furibonda.
                              *************
Dopo circa un abbondante quarto d'ora, sento uno sbattere di porta, talmente forte, che persino a Miami, potrebbero sentirlo. Quanta forza in un corpicino tanto piccolo ed esile. Mi stupisco.
Esco dal bagno. E la vedo, sta correndo piangendo verso la nostra stanza. Sarà meglio seguirla.
Poso la chitarra in corridoio e la seguo.

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