Paradise

371 17 3
                                    

~ Profumo di libri

Fuori dalla finestra il cielo plumbeo riversava la sua rabbia con una pioggia fragorosa, decorando i vetri con tante piccole lacrime e bagnando i passanti ingobbiti, che con le facce scure e gli abiti fradici attraversavano in fretta le strade, anonimi e grigi.

Ciò però non sfiorava minimamente Brad, al calduccio in casa propria e pronto a dedicarsi a una certa attività fisica con il suo biondo ragazzo. Max non si lamentava mai di quello perché, oltre che gli piaceva non poco, avrebbe fatto di tutto per vedere sul viso del moro quel sorriso così raro che tanto amava.

- Hai controllato che Micio non sia a zonzo da qualche parte? - domandò a bassa voce il biondo, sistemandosi comodamente sul letto. Più di una volta il gatto li aveva interrotti in un momento intimo, miagolando lamentosamente o addirittura saltando sul letto e fissandoli in modo inquietantemente inespressivo con gli occhi d'un incredibile verde bosco.

- Certo - rispose Brad, lasciandosi avvolgere le braccia attorno al collo e baciandolo con dolcezza.

Non è che Max non si lamentasse proprio mai, anzi, lo faceva spesso per un certo motivo e Brad lo sapeva, stuzzicandolo ogni qualvolta ne aveva l'occasione. Max era terribilmente geloso di Micio, il gatto che Brad aveva da qualche mese accolto in casa sua, e non sopportava di vedersi negata la completa attenzione del ragazzo, il quale non mancava mai di fare le coccole esclusivamente al felino, fingendosi indifferente alle smorfie di Max e alle sue occhiatacce che parevano voler disintegrare il gatto con la sola forza dello sguardo.

Alla fine si ritrovava sempre con il baciare il biondino e stringerlo a sé, ridendo, perché vederlo geloso del coinquilino a quattro zampe era uno spettacolo improbabile ma spassoso. Ma gli voleva bene Max, a Micio, e ne aveva avuto più volte conferma, rientrando tardi da scuola o facendo gli straordinari in biblioteca e trovandoli a dormire vicini, spesso col felino acciambellato direttamente sul petto del ragazzo.

Non nascondeva di essere davvero felice, Brad, da quando il biondo era entrato nella sua vita. Ormai lo sapeva tutta la scuola che stavano insieme, e non era raro vedere Max avvinghiato come un koala al collo del giovane bibliotecario mentre lavorava, con il severo divieto di sussurrargli all'orecchio, baciarlo o distrarlo in qualunque altro modo possibile, non solo per il lavoro ma anche per un certo istinto animale che di recente aveva scoperto d'avere.

Ma, per quanto felice fosse, la loro relazione non era certo tutta rose e fiori: litigavano non troppo frequentemente, però lo facevano. Il primo, vero litigio Brad lo rammentava ancora bene, era stato su Emma e sull'insinuazione che il moro provasse ancora un qualche sentimento per lei. Ci aveva provato il giovane bibliotecario a spiegargli che era solo la sua migliore amica e nulla di più, eppure cocciuto com'era Max non aveva voluto ascoltarlo e aveva detto - gridato - chiaro e tondo che lui se ne andava, a dir poco furioso. Ma Brad non gliel'aveva permesso e l'aveva baciato, unico modo che conosceva per calmarlo, fermarlo e addolcirlo. Il secondo litigio era stato tanto futile che manco se lo ricordava, mentre il terzo gli era parso un disastro di dimensioni epiche, la causa gli era ormai oscura visto il tempo trascorso; per Max però doveva esser stato importante, visto che se n'era andato davvero sbattendo la porta e non gli aveva parlato per tre giorni.

In quel momento però ricordare certe cose era un'opzione non contemplabile, vista l'atmosfera rilassata e carica d'eccitazione.

A cavalcioni sul fidanzato Brad rimase per qualche attimo a contemplarlo, ammirandone ora il petto nudo ora il viso dalla magnetica bellezza, carezzando con lo sguardo i capelli biondi che scomposti ricadevano sul cuscino, gli occhi nocciola lucidi di passione e languidamente fissi nei suoi, le labbra morbide e dolci socchiuse, le gote lievemente arrossate. Lo legò a sé con l'ennesimo bacio di fuoco, scostandosi poi per mordicchiargli giocosamente il lobo.

- Il mio gelosone - mormorò sulle sue labbra, sorridendo.

- Il mio orsacchiotto - replicò Max, ed entrambi scoppiarono a ridere l'uno sulle labbra dell'altro.

- Ti amo, Maxwell, più di ogni altra cosa o persona al mondo - continuò, raddrizzandosi appena per fargli una carezza lungo la guancia fino al petto, procurandogli un milione di brividi di piacere.

- Ti amo anch'io - rispose il biondo, allungandosi verso di lui per chiedere l'ennesimo bacio.

Dopo averlo confessato una volta (nonostante fosse innamorato di lui da molto prima), non provava alcun imbarazzo o vergogna a dire a Max che lo amava ogni qualvolta ne aveva l'occasione, d'altronde era troppo importante per lui per negargli quelle due piccole parole, era semplicemente inconcepibile che se ne andasse, e se per evitarlo avrebbe dovuto rinunciare al proprio orgoglio in quanto maschio, lo avrebbe fatto più che volentieri, donandogli tutto l'amore che era capace d'offrirgli.

E Brad non glielo negò, baciandolo appassionatamente e giocando con la sua lingua, danzando con essa in un ballo tempestoso e senza fine. Con calma il moro li liberò dei vestiti restanti, scendendo poi ad accarezzare le gambe sottili di Max, mentre la stanza si riempiva dei loro gemiti e mormorii, del nome dell'altro chiamato in un sussurro soffocato.

Non si sorprese più Max quando, dopo un'attenta preparazione, Brad entrò in lui, sussultando appena e cercando di concentrarsi sugli occhi scuri del suo amato, mentre il giovane bibliotecario lo guardava con amore, mormorandogli all'orecchio cose dolci che molto probabilmente prendeva dai mucchi di libri che leggeva, ma non gli importava. Erano frasi rivolte a lui ed era questo l'importante.

La prima spinta arrivò leggera e inaspettata, seguita ben presto dalle altre e dai gemiti di entrambi, che sempre più alti si levavano dai loro corpi fusi in un solo, ogni stoccata un passo in meno all'entrata del loro paradiso proibito. Ben presto vennero, Brad dentro di lui e Max fra i loro ventri, rimanendo poi a fissarsi stravolti e innamorati, gli occhi che brillavano incatenati ai gemelli.

Qualche ora dopo Brad leggeva uno dei suoi amati romanzi appoggiato al muro, come vista la pioggia che non voleva saperne di smettere di cadere e su una coscia il capo biondo di Max, il quale lo fissava dal basso con gli occhi nocciola, mentre sull'altra stava accoccolato Micio, una zampina castana posata sulla testa di Max e gli smeraldi incastonati sul muso puntati sul padrone, per il quale aveva sviluppato un attaccamento quasi morboso, più simile a un cane che a un felino, mantenendo la caratteristica d'esser dormiglione ma molto affettuoso e coccolone.

Brad fingeva di leggere, osservandoli da dietro il volume, pieno di meraviglia per quelle due creature che il cielo gli aveva donato, il regalo più prezioso che la vita potesse fargli. E d'improvviso la sua esistenza trovò un senso, mentre poggiava il libro a terra e posava le labbra su quelle di Max, stendendosi poi di fianco a lui e posandosi il gatto sullo stomaco, dove chiuse gli occhi facendo le fusa.

Che bisogno aveva di sperare in un Paradiso, quando l'aveva già trovato?

Il dolce battito dei nostri cuoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora