Forgive

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~ Eyes of Wolf

C'era in giro poca gente al centro commerciale, sufficiente per passare inosservati ma abbastanza per non essere soffocati dalla folla. Mano nella mano, Chase e Shane avevano deciso di andare a dare un'occhiata per i negozi, visto l'avvicinarsi del compleanno di Niko.

- Andiamo a sederci? - chiese Shane, e il fidanzato annuì. Mentre cercavano una panchina dove fare una pausa, il moro si fermò di botto, congelato sul posto.

A breve distanza una signora sui quarant'anni lo fissò come se lo vedesse per la prima volta dopo anni. E dopotutto era così.

- Chase...? - lo chiamò, incredula. Restarono entrambi immobili, quasi la reciproca presenza li avesse fossilizzati lì.

- Mamma... - disse il moro con lo stesso tono, e Shane gli strinse la mano, rimanendo un passo indietro.

- Chase, Chase! Buon Dio, Chase, quanto tempo è passato! - esclamò la donna, già sull'orlo delle lacrime. L'espressione sul viso del ragazzo s'indurì.

- Già - commentò freddamente, indietreggiando appena.

Non aveva dimenticato la crudeltà che gli avevano inflitto i suoi genitori quando aveva detto loro il suo segreto, quando aveva annunciato di star uscendo con Rocky e loro gli avevano proibito di vederlo, né aveva dimenticato il terribile incidente, la pioggia, il dolore che s'era portato appresso e la mancanza di voglia di vivere che l'aveva spinto verso il baratro finché non era arrivato Shane, finché non s'era innamorato di quel ragazzo dagli occhi dorati. E non li aveva mai perdonati. Semplicemente aveva fatto fagotto e se n'era andato, tagliando i ponti con loro e cercando di ricostruire ciò che restava della sua vita a brandelli.

E adesso non ci pensava minimamente a dar loro una possibilità. Non ora che era felice, che aveva trovato l'amore della sua vita.

Strinse la mano di Shane e lo tirò impercettibilmente verso di sé.

- Andiamo - disse semplicemente, ma il suo ragazzo non si mosse e gli lanciò un'occhiata gentile. Chase sospirò.

Sua madre fece un passo avanti e allungò una mano per sfiorargli la ciocca violetta, ma parve avere un ripensamento e il braccio le ricadde lungo il fianco.

- Non penserai che io abbia dimenticato tutto, vero? - domandò il moro, rivolgendosi alla donna che un tempo aveva chiamato 'mamma' e che ora era solo una sconosciuta come tante. Lei si sistemò una ciocca marrone scuro dietro l'orecchio, gli occhi color ghiaccio già coi lucciconi.

- Mi dispiace tanto, tesoro. Io... io ero distrutta. Non ti chiedo di perdonare né me né papà, ma ti prego... ti prego... - scoppiò a piangere e fece per appoggiarsi alla spalla del figlio, divenuto parecchio più alto di lei, ma Chase si scostò, gelido. Shane non disse nulla, rimanendo in disparte, limitandosi a lanciare al fidanzato un'occhiata d'ammonimento.

- Se non cerchi il mio perdono, allora cosa vuoi? - chiese duramente Chase, stritolando la mano del castano per il nervosismo.

- Io... io volevo solo rivederti, dopo tanto tempo - sussurrò la donna, asciugandosi il volto con un fazzoletto. D'un tratto dimostrava molti più anni di quelli che aveva effettivamente.

- Perché avresti voluto rivedermi? Per vedere quanto male mi avevate fatto? O forse per darmi il colpo di grazia e portarmi a farla finita? Hai la minima idea dell'inferno che mi avete fatto passare? Non credo proprio! Be', ormai non ha importanza. Perché ora sono felice, vivo col ragazzo che amo e dalla vita non desidero altro. Di voi non ho bisogno. È un addio questo, mamma - e fece per andarsene davvero, quando una quarta figura si aggiunse a loro.

Un uomo sulla cinquantina si mise a fianco della madre di Chase, togliendo ogni dubbio su chi fosse. Aveva gli occhi castani rossicci e i capelli scuri come il figlio, oltre ad essere imponente e abbastanza spaventoso dall'altezza del suo metro e novanta.

- Ciao, Chase - mormorò solamente, la voce bassa e tonante, totalmente diversa da quella del figlio.

- Ciao... papà - replicò il ragazzo, deglutendo. Shane gli accarezzò il dorso della mano col pollice.

- Ce ne stavamo andando - aggiunse poi, tirando il fidanzato. Questi però rimase dov'era, senza smuoversi di un solo centimetro.

- Chase... - lo chiamò piano, con la sua voce ragionevole da 'sono il tuo amato e mi devi ascoltare'. Il moro sbuffò e ritornò sui propri passi, squadrando i genitori a testa alta.

- Noi... - cominciò, schiarendosi la gola. Lanciò un'occhiata nervosa al castano e lui annuì.

- Noi non abbiamo più niente da spartire. Non ho dimenticato né dimenticherò ciò che ho passato, e se cercate il mio perdono non lo avrete. Non siete più degni di essere la mia famiglia, e non ho paura di voi. Ora la mia famiglia è Shane, lo amo e voi non potete più fare o dire nulla. È la mia vita e me la gestisco io. Con ciò, questo è un addio - disse Chase, finalmente libero del masso che gravava sul proprio cuore anche da troppo tempo. Si voltò e guardò Shane: il fidanzato sorrise, orgoglioso del suo ragazzo che aveva affrontato una volta per tutte i demoni del passato.

In quel momento però il padre afferrò il lembo della felpa del figlio e lo trattenne, facendolo voltare di scatto.

- Ho sbagliato, Chase, e non passa giorno che non mi senta un mostro per ciò che ti ho fatto. Per un lungo periodo, anche tua madre mi ha odiato. Non chiedo il tuo perdono, perché so che è inutile. Ma voglio che tu sappia che anche se non siamo più degni di questo nome, noi restiamo la tua famiglia e tu rimani il nostro unico e amato figlio. Torna a casa ogni tanto, almeno per tua madre. Puoi portare anche il tuo ragazzo, se vuoi - mormorò a voce tanto bassa che il moro pensò d'aver sentito male, mentre il padre cercava i suoi occhi con i propri, colmi di un dolore di grandezza pari a quello che aveva inflitto a suo figlio.

Chase non disse nulla, lasciando che sua madre lo stringesse in un abbraccio e posandole goffamente un braccio dietro la schiena, l'altra mano occupata a stringere quella del fidanzato che era sempre restato lì, al suo fianco.

- Sia chiaro, prima che io vi perdoni ne passerà di tempo, e potrebbe non accadere mai. Ma un passo per volta - aggiunse sottovoce, e Shane gli sorrise dolcemente: quello era il suo Chase, forte, schietto e a volte freddo, ma con un gran cuore.

E Chase pensò che con lui al suo fianco avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, un passo per volta, perché è a piccoli passi che si fanno grandi cose.

Il dolce battito dei nostri cuoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora