Sound of your heart, sound of the rain

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~ Le parole che non ti ho mai detto

Un tuono rimbombò in lontananza. Ares alzò la testa di scatto, per poi sospirare.

Era solo un tuono.

Al suo tocco, lo schermo del cellulare s'illuminò. Erano le quattro e mezza di pomeriggio e non aveva alcun messaggio. Sospirò di nuovo. Dean non sarebbe tornato a casa prima dell'ora di cena.

Un altro tuono. Serrò le palpebre e prese un respiro profondo, sforzandosi di restare calmo. L'improvviso vibrare del telefono lo distrasse per un secondo e si precipitò a rispondere senza nemmeno guardare chi fosse.

- Pronto?

- Oh? Uh, ciao, Ares... scusa, ho sbagliato numero... sei tra i contatti preferiti e per sbaglio ho chiamato te al posto di Edward...

- Sono tra i tuoi contatti preferiti, Jay? - sogghignò, riuscendo ad ignorare per un attimo il fatto che due tuoni di seguito non avrebbero portato nulla di buono.

- Volevo dire... i più recenti... - si corresse imbarazzato il giovane aiutante barista.

- Certo, certo. Scommetto che avresti voluto togliermi dai preferiti quando ci siamo lasciati... ma non l'hai fatto - lo punzecchiò. Gli dispiaceva che avesse sbagliato numero? Nient'affatto.

- Credi di sapere tutto - sbuffò Jay. - Non so neanche perché non ho attaccato quando mi son accorto di star chiamando te e non Edward.

Il rosso schioccò la lingua.

- Io so tutto, piccolo.

- Ew - l'amico ridacchiò. - Non farti sentire. Soprattutto non da Ed. Perché poi ti permettevo di chiamarmi così? Hai un anno in meno di me e sei anche più basso.

- Di un paio di centimentri - ringhiò Ares. L'ennesimo tuono. Un brivido gli corse lungo la schiena.

- Sarà meglio che vada, si prospetta all'orizzonte un temporale con i fiocchi - annunciò il castano, per nulla preoccupato.

Al ragazzo dagli occhi azzurri sfuggì un impercettibile 'oh no'.

- Stai bene? - indagò Jay, a seguito di una pausa di silenzio.

- Sto bene - rispose lui automaticamente. - Salutami Edward.

E chiuse la telefonata.

'Salutami Edward'? Che diavolo mi è preso?

Inspirò ed espirò lentamente un sacco di volte, ma ciò non lo aiutò per nulla. Tutto ciò che mi serve è proprio un temporale mentre sono a casa da solo e Dean non tornerà a casa fino a stasera, pensò con crescente disperazione.

Abbandonò il cellulare sul tavolo, si alzò dalla sedia e si diresse verso la camera da letto. La pioggia aveva iniziato a rigare il vetro della finestra in salotto.

Guardò altrove, serrando i pugni e tentando di canticchiare qualcosa per concentrarsi, però nessuna canzone gli venne in soccorso. Un tuono lo fece sussultare.

Si affrettò ad andare in camera, ma gli pareva di avere le gambe di pietra, nonostante stessero tremando. Prese un gran respiro, dopodiché corse nella stanza e spalancò l'armadio, afferrando magliette e felpe di Dean del tutto a caso.

La pioggia bussò alla finestra. Tirò giù le tapparelle e s'infilò a letto, alzando le coperte fino alla testa e sprofondando il viso nei vestiti di Dean.

Il cuore gli batteva impazzito nel petto e aveva difficoltà a respirare. Poco importava essere circondato dal profumo del fidanzato: mancava il suo calore, la presenza del suo corpo, la sua voce bassa che gli sussurrava cose rassicuranti.

Il dolce battito dei nostri cuoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora