Capitolo 1

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Ares osservò attentamente la lettera che aveva in mano. Si era completamente dimenticato di quella lettera che Sonja gli aveva dato tre giorni prima fino a quando quel pomeriggio non l'aveva ritrovata a terra. Chi era che gli aveva appena scritto? E soprattutto perché farlo per lettera quando potevano semplicemente mandargli una mail o anche telefonarlo? Non lo sapeva e la cosa lo incuriosiva. Che si trattasse dei suoi veri genitori? Impossibile. Lo avevano abbandonato quando aveva un anno in mezzo alla strada ed era stato solo un caso se Sonja e Robert l'avevano trovato e reso loro figlio. All'inizio, per i primi otto anni della sua vita era stato tutto tranquillo e aveva creduto di essere davvero il figlio dei due e poi loro erano arrivati con Laureen di pochi mesi che avevano adottato e quindi lui aveva compreso di non essere diverso da quella bambina e si era fatto spiegare tutto. Dopo Laureen erano arrivati anche Ernest, August e infine Julie ed erano tutti più piccoli di lui tanto che Robert e Sonja lo avevano iniziato a trattare più come il babysitter che non come il figlio maggiore. Qualunque cosa succedesse a uno dei quattro mocciosi lui doveva essere pronto a risolverla e se per caso combinavano qualcosa la colpa ovviamente ricadeva su di lui. Ares ormai aveva perso il conto di quante volte era stato punito per qualcosa che non aveva fatto, soprattutto per colpa di Ernest che si divertiva a creare disastri per vederlo essere punito.

Ares aveva fatto presente a Sonja e Robert che punire lui non sarebbe servito a bloccare le azioni sbagliate dei suoi fratellastri ma i due non avevano voluto sentire ragioni e molte volte Ares aveva avuto la tentazione di scappare ma poi si era sempre fermato perché non sapeva minimamente dove andare.

Ares tornò a guardare la sua lettera e mordendosi il labbro inferiore la aprì quasi titubante.

"Caro studente,

siamo lieti di annunciarti che sei stato selezionato per il test di ingresso alla nostra accademia privata. Ti preghiamo quindi di presentarti il giorno otto settembre alle 10.30 nel negozio di antichità "Piccole perle magiche". La mancata presenza verrà considerata come test d'ingresso non superato.

Cordiali saluti,

Albert Hemertanian"

Ares rilesse quella lettera cinque volte minimo sconvolto. Non aveva continuato al college perché quando andava al liceo gli era risultato difficile studiare e lavorare contemporaneamente, aveva iniziato a lavorare a sedici anni per imposizione dei suoi genitori, e di certo non si era aspettato una lettera del genere. E poi chi diavolo faceva un test d'ingresso per un'accademia privata in un negozio di antichità? Quella lettera gli sembrava una truffa bella e buona ma qualcosa dentro di lui gli stava dicendo che doveva provarci. Infondo non aveva davvero niente da perdere e poi l'otto settembre era il giorno dopo e quella sera non doveva lavorare visto che aveva la giornata libera quindi non avrebbe nemmeno avuto problemi a cercare di rimanere in piedi.

Se veramente si trattava di un test per entrare in un'accademia privata era comunque certo che non lo avrebbe mai passato visto che non prendeva un libro in mano da anni ma voleva provare o se ne sarebbe pentito per il resto della sua vita.

In quel momento doveva solamente trovare una scusa con Sonja e Robert per uscire alle dieci di casa e forse stare via tutta la mattinata. Aveva tutta la notta per pensarci.

Prese il telefono, un vecchio modello che Laureen aveva buttato via dopo che era uscito l'iPhone nuovo e lui non ci aveva pensato due volte prima di prendere lo scarto della sorella visto che quello vecchio che aveva ormai stava dando i numeri e i suoi genitori non volevano comprargliene uno nuovo perché era uno spreco di soldi (e poi compravano l'iPhone nuovo alla sorella ma lui non era nessuno per criticarli), e si mise a cercare il negozio di antiquariato segnato sulla lettera per capire il modo nel quale lo avrebbe raggiunto il giorno dopo e soprattutto quanto tempo ci avrebbe messo, non voleva arrivare troppo tardi.

Il luogo non era molto lontano e sarebbe benissimo riuscito a raggiungerlo a piedi, tanto di guadagnato visto che in quel modo non sarebbe stato costretto a chiedere soldi per pagare i mezzi pubblici e quindi far scaturire altre domande.

-cosa stai facendo? Non vai a lavoro oggi?- Ares alzò lo sguardo per incrociare quello di Ernest che lo stava guardando con gli occhi assottigliati e con la sua nintendo switch in mano segno che probabilmente aveva passato tutto il pomeriggio a giocare e non a fare i compiti.

-oggi ho giornata libera ma domani devo uscire la mattina- disse sinceramente ripiegando con calma la lettera e rimettendola nella busta per poi poggiarla in uno dei ripiani alti della libreria solo e soltanto perché erano i suoi e non perché non volesse che Ernest la leggesse. Il ragazzino non poteva lamentarsi con lui di avergli tolto davanti la lettera visto che erano stati i genitori a dargli i ripiani più alti visto che superava tranquillamente il metro e ottantotto d'altezza e i suoi fratellini non si erano ancora del tutto sviluppati, il più grande dei due aveva 12 anni, e quindi non arrivavano fin li sopra.

-cos'era?- chiese curioso Ernest e Ares non riuscì a trattenere un sorrisetto soddisfatto che però non fece vedere all'altro. Allora voleva davvero impicciarsi dei fatti suoi.

-una lettera dalla mia vecchia scuola che mi chiedeva come mai non avessi continuato visto i miei voti alti- in realtà non era una bugia visto che realmente aveva avuto sempre voti alti a scuola, semplicemente non voleva far sapere a nessuno della sua famiglia che stava per fare quel test d'ingresso anche perché in caso fosse passato sarebbe stato anche costretto a capire da dove poter prendere i soldi per pagare la retta della scuola. Di certo essendo un'accademia privata non sarebbe stata gratuita.

Quello però era qualcosa della quale si sarebbe preoccupato solo se avesse passato quel maledetto test d'ingresso.

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