5. Gli occhiali

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Art. 221, comma 4 del manuale delle regole:

Per ogni lezione saltata, allo studente vengono assegnati 50 demeriti.


Quella davanti ai loro occhi sembrava una sala d'attesa, le cui pareti verdine male si amalgamavano con il grigio chiaro dei muri della scuola. Le sedie pieghevoli erano vuote e tutte orientate verso una lastra di legno dipinta di un rassicurante verde veronese, era alta fino al soffitto e talmente larga da generare un certo disorientamento.

Pietro gli si avvicinò e la osservò preoccupato. «Di solito è sempre socchiusa o aperta, non l'ho mai vista così.»

«Non possiamo fare un'altra strada?» sussurrò Trentacinque. Gli era sembrato che si fosse mosso qualcosa sulla lastra.

Pietro si girò verso di lui, stupito. «Ma è questa la porta dell'infermeria.»

«La porta?»

«Oh, quindi tu l'hai vista solo quando era spalancata...» Il volto di Pietro si allargò in un sorriso, abbandonando per qualche istante il nervosismo che sembrava abitarlo. «Avvicinati» sussurrò e accarezzò con delicatezza la lastra che si mosse.

Trentacinque strinse con forza gli occhiali nascosti dentro alla tasca e fece un passo indietro. «Che succede?»

«Non ti piace?» Lo sguardo grigio di Pietro si era un po' spento. «Ho sempre amato gli intarsi di questa porta. È raro vederne di così elaborati che possono anche muoversi... Deve essere costato una fortuna.»

Trentacinque socchiuse gli occhi per cercare di vedere meglio e si avvicinò nuovamente alla porta. Allungò la mano e sotto le dita sentì un materiale ruvido simile al legno, spostò i polpastrelli lungo le incisioni e spalancò la bocca, sorpreso: quella che stava toccando era una piccola betulla che muoveva le foglie, e quello vicino sembrava un... pino che camminava.

«Ah, ma quindi piacciono anche a te!» esclamò Pietro, la voce colorata di eccitazione. «È un prodigio di ingegneria! Hanno costruito la porta fondendo carta speciale e altri materiali, per questo ha una forma così strana. Non avrebbero mai potuto ottenere degli intarsi tanto complessi usando solo la carta – lo sai che non può mantenere una forma troppo diversa da un foglio per più di un certo periodo, no? – e quindi l'hanno mischiata con grosse quantità di altri materiali. Ovviamente alcune qualità della carta, non essendo più pura, sono andate perdute, ma sono riusciti a mantenere la possibilità di programmare almeno alcuni tipi di movimento e-» si bloccò. «Scusami, mi sono fatto prendere la mano.» Si passò le dita fra i capelli per l'imbarazzo. «In ogni caso la porta non ha una maniglia e non vedo nemmeno i cardini, io... non so in che punto dovremmo bussare.» Pietro sembrava avere abbandonato tutta la sua sicurezza ed essere tornato il solito ragazzo indeciso e nervoso.

«Proviamo al centro?» mormorò Trentacinque.

Pietro deglutì forte e annuì. Il bambino trattenne il fiato e cercò di farsi coraggio: c'era Pietro con lui, non avrebbe dovuto affrontare da solo i Sorveglianti.

Bussò. Gli alberi raffigurati sulla porta si mossero tutti assieme, producendo un rumore simile a quello di foglie al vento. Trentacinque tese l'orecchio, per lui quel suono era come quello dell'elettricità: impregnava l'aria e sovrastava le parole, anche se Pietro probabilmente lo sentiva appena.

Il cuore di Trentacinque batté più in fretta, preoccupato: quel fruscio era talmente intenso da rendergli impossibile stabilire se dall'altra parte della porta qualcuno gli avesse dato il permesso di entrare. Come se non bastasse, la sua mente non faceva altro che immaginare cosa sarebbe accaduto se avesse aperto la porta convinto di essere stato invitato, sbagliandosi. Probabilmente gli avrebbero gridato contro con gli occhi ricolmi di rabbia, avrebbero avuto un'opinione negativa di lui per sempre e, come bene aveva avuto modo di sperimentare nella sua vita, una cattiva prima impressione poteva portare a profonde conseguenze negative.

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