2. I Sorveglianti

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Art. 137, comma 2 del Codice penale:

La Scuola dei Demeriti è un'istituzione pubblica il cui scopo è rieducare le persone non Perfette che non assumono le pillole.


Il fiato entrò prepotentemente all'interno dei polmoni del bambino, colpendolo come vento gelido d'inverno. Il suo petto cominciò a muoversi, su e giù, sempre più rapidamente, mentre il cuore batteva con una forza tale da farlo sentire stordito, sul punto di perdere nuovamente conoscenza.

Provò ad aprire gli occhi, ma non ci riuscì; l'aria che gli entrava in gola faceva così male da impedirgli di chiedere aiuto. Aveva la testa, le braccia e l'intero corpo appoggiati su qualcosa di rigido; tentò di muoversi, ma i muscoli e il cervello non collaboravano: era quasi come se fossero privi di vie di comunicazione l'uno verso l'altro.

Le sue narici vennero invase da un profumo floreale e un rivolo di lucidità si fece strada nella sua mente: doveva svegliarsi. Si concentrò, i suoi pensieri stavano sprofondando come dentro delle sabbie mobili, tentò di afferrarne uno e, dopo uno sfarfallio, le sue palpebre finalmente si spalancarono.

Un piccolo aggeggio metallico se ne stava abbarbicato proprio sopra di lui: aveva la forma di una piccola pianta le cui radici erano saldamente ancorate alla sua gola.

Il bambino girò la testa di lato, colto da un conato di vomito. Si trovava in un'enorme stanza dalle pareti bianche stracolma di apparecchi metallici delle più svariate gradazioni di verde. Questi erano ordinatamente allineati su più righe e l'unico fuori posto, oltre a quello che era attaccato alla sua gola, assomigliava a un fico tropicale dalle immense radici, alto più o meno un metro e sessanta; i bulloni che lo tenevano assieme brillavano sotto la luce di un enorme lucernario a raggiera.

Il Fico si mosse, rivelando degli occhi robotici di un verde intenso e caldo. «Sei sveglio» constatò, avvicinandosi fluidamente al bambino. «Senti dolore?»

«No» mormorò lui. A quelle parole la piccola Piantina che aveva al collo si staccò e con movimenti sinuosi andò a posizionarsi in riga, vicino agli altri apparecchi verdi che riempivano le pareti.

Il bambino si toccò il collo, ma non era rimasto alcun segno sulla sua pelle, nemmeno un piccolo foro.

«Avverti qualche disturbo?» gli domandò il Fico in tono gentile.

Il bambino questa volta non rispose e socchiuse gli occhi irritato. Era intento a scandagliare con lo sguardo la stanza in cui si trovava: doveva essere un'infermeria e quello con cui stava parlando non era altro che un macchinario senziente di supporto, modello Fico, le cui protesi giacevano allineate lungo la stanza.

«Avverti qualche disturbo?» riprovò ancora il Fico, ottenendo solo un profondo vuoto come risposta.

Il bambino si alzò di scatto dalla sedia reclinabile su cui si trovava, ma ancora stordito ricadde di peso sull'imbottitura; nervoso capitolò e si decise a prestare attenzione al Fico.

«Perché sono qui?» ­chiese irritato.

«Questa è un'ottima domanda» mormorò il Fico che non sembrava essersela presa troppo per i suoi silenzi. «Forse però dovresti chiedermi dove ti trovi, innanzitutto» aggiunse.

Il bambino lo squadrò con gli occhi tirati. «Non mi trovo nell'infermeria della scuola?»

«Corretto» rispose il Fico. La striatura verticale da cui parlava, posizionata al centro del suo corpo, si schiacciò e si piegò verso l'alto accennando un sorriso. «Ti trovi nell'infermeria di una scuola.»

La Scuola dei DemeritiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora