20. Sangue versato

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Art. 623, comma 1 del manuale delle regole:

La classifica delle stanze viene annunciata ogni sabato dalle ore 19:00 in aula magna.


La sera successiva all'incontro con Sara in corridoio cadeva di sabato, giorno della classifica. Trentacinque se ne stava seduto su una sedia in aula magna, le voci dei Sorveglianti gli arrivavano cupe e lontane alle orecchie. Della graduatoria in quel momento gli importava poco e niente, i suoi occhi correvano in continuazione verso le ragazze della stanza 60 e in particolar modo verso Sara.

La ragazza aveva la stessa gonna che le aveva visto indossare il giorno precedente nel corridoio, ampia e verde, con delle profonde tasche in cui teneva immerse le mani. Aveva lo sguardo deciso, il corpo teso e rilassato: sembrava una tigre nascosta fra l'erba pronta a scattare, elegante e maestosa, i denti bianchi e lucenti pronta ad affondare gli artigli nella carne della sua preda.

Al suo fianco c'era Ginevra, il volto pallido e le pupille dilatate. Aveva visibilmente perso peso dall'ultima classifica, come testimoniavano i pantaloni che le scendevano leggermente lungo i fianchi. Le altre due ragazze della stanza 60 stavano entrambe dall'altro lato di Sara, visibilmente sollevate. A chiunque guardasse era chiaro che fosse proprio Ginevra ad avere ottenuto il maggior numero di demeriti per la stanza 60.

Mentre i Sorveglianti enunciavano la classifica dal palco, alcuni ragazzi a turni si avvicinavano a Ginevra e le sussurravano alcune parole all'orecchio, a volte le mettevano una mano sulla spalla. Lei sembrava sul punto di crollare, gli occhi lucidi, ma rimaneva dritta sulla sedia come il tronco di una betulla spazzata dal vento. Probabilmente quei ragazzi le stavano dicendo addio.

Anche Sara riceveva più attenzione rispetto al solito, ma nessuno osava dirle qualcosa. Gli sguardi di disprezzo degli altri studenti dovevano trapanarle la schiena, ma lei rimaneva

imperterrita con il busto dritto e le spalle larghe.

Quando i Sorveglianti chiamarono la stanza 60, nell'aula magna scese un silenzio di tomba. Poi, quando le quattro ragazze salirono sul palco, i mormorii presero a rimbalzare da una parete all'altra: "La ragazza bionda... è lei l'assassina", "Verrà uccisa quella lì, quella alta", "Sì, sì, è quella brutta che fa fuori le compagne di stanza", "E se poi uccidesse anche altre persone?".

I Sorveglianti sembravano godere di quell'atmosfera satura delle loro due emozioni preferite: odio e paura. Trattennero le ragazze sul palco molto più a lungo di quanto avessero fatto con i membri delle altre stanze. Uno dei due Sorveglianti afferrò addirittura Sara per un braccio e le sussurrò un lungo discorso all'orecchio, sembrava che la stesse rimproverando. "Bene così," pensò Trentacinque "forse stanotte se ne starà buona e a Ginevra non accadrà niente e nemmeno a me."

Dopo una decina di minuti venne chiamata anche la stanza 30: questa volta erano riusciti a piazzarsi più in alto nella classifica complessiva; quei pochi demeriti che avevano affibbiato alla stanza 80 avevano fatto la differenza.

Salirono sul palco, Pietro aveva un sorrisetto particolarmente compiaciuto, Melissa uno sguardo contrariato e preoccupato.

La cena passò in un lampo per Trentacinque, così come la sera e poi arrivò la notte. Pietro e Melissa dormivano tranquillamente nei loro letti, Trentacinque invece se ne stava rintanato nell'angolo della stanza più lontano dalla porta, indeciso se andare a nascondersi sotto al letto oppure rimanere lì. Doveva riuscire a sopravvivere fino alla mattina, di certo Sara non avrebbe tentato di ucciderlo di giorno.

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