34. Orecchie da coniglio

62 12 8
                                    



Art. 534, comma 7 del manuale delle regole:

A ogni studente è severamente vietato permanere nell'aula dopo il termine della lezione, a meno che non richiesto da un professore o da un Sorvegliante.


Trentacinque aveva la spiacevole sensazione di stare dimenticando qualcosa: era come se avesse avuto una parola sulla punta della lingua e il suo cervello stesse tentando invano di riportargliela alla mente. Non appena appoggiò la testa sul cuscino però crollò addormentato.

Nei suoi sogni si confusero sprazzi della conversazione che aveva avuto con Melissa: a Sara avevano dato una busta per convocarla a scuola, forse era stato così anche per lui? Ma non poteva saperlo con certezza, il Fico aveva detto che nessuno lo ricordava e Melissa l'aveva scoperto perché l'aveva visto succedere di persona.

La sensazione di avere una parola sulla punta della lingua si fece più insistente, gli ufficiali di polizia avevano detto che l'avrebbero saputo quando Sara avrebbe toccato la busta; quindi, doveva essere fatta di carta speciale. Chissà di che colore era? Probabilmente gialla, visto che era destinata alla comunicazione e non era pericolosa.

Trentacinque sentiva che stava per avvicinarsi alla parola che stava cercando: Pietro... Pietro aveva raccontato tutto dei filmati, di come gli ufficiali erano venuti a prenderlo a casa, delle promesse che gli avevano fatto, com'era possibile? Lui non si sarebbe dovuto ricordare nulla, l'aveva detto anche il Fico e infatti Trentacinque non sapeva niente del giorno in cui erano venuti a prenderlo: c'erano ufficiali di polizia? Boh. Gli avevano dato una busta? Chissà.

Com'era possibile? Che Pietro si fosse inventato di sana pianta l'intera storia? Forse stava mentendo fin dal primo giorno in cui era arrivato a scuola e aveva incontrato Melissa? Trentacinque spalancò gli occhi di colpo e si svegliò: era mattino. Cercò di rimanere calmo: doveva solo aspettare di affrontare Pietro assieme a Melissa e avrebbe finalmente avuto le risposte che cercava, doveva smettere di pensare.

Prese un respiro profondo e si alzò dal letto, riuscì addirittura a salutare Pietro con nonchalance e a non preoccuparsi troppo quando lui si offrì di accompagnarlo a fare colazione. Quel giorno avrebbe ottenuto delle risposte alle sue domande, doveva solo aspettare, non poteva continuare a ideare teorie sempre nuove. Una volta risolta la situazione magari Melissa l'avrebbe aiutato a trascrivere le istruzioni di ulteriori foglietti, magari ne avrebbe trovato qualcuno che avrebbero potuto usare per lasciare la scuola e avrebbe potuto rivedere la madre, aiutare a fuggire anche Aurelia, se lo avesse voluto. Doveva rimanere positivo e confidare nel futuro.

«Sembri pensieroso» constatò Pietro, mentre camminavano lungo i corridoi, diretti alla mensa.

«Sì, forse lo sono, ma mi sento anche abbastanza felice» rispose Trentacinque dopo un attimo di silenzio. «Forse per davvero.»

Pietro sembrò voler dire qualcosa, ma si trattenne. «Mi fa piacere» mormorò invece, gli occhi grigi coperti da un'ombra, il passo più lento del solito. «Ho notato che ti sta piacendo molto il Braille...»

Trentacinque si ritrovò a sorridere. «Sì, è appassionante.»

Pietro guardò altrove. «E il professore di sistemi di scrittura? Ti piace anche lui?»

«È il miglior insegnante che ho» rispose Trentacinque senza esitazione.

Pietro emise un singulto e mise immediatamente le mani a coprirsi la bocca, perdendo per un attimo la sua solita espressione indifferente. «Scusami... Ho il singhiozzo» borbottò rapido, aveva gli occhi lucidi.

La Scuola dei DemeritiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora