29. Tradimento

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Articolo 726 del manuale delle regole:

Agli studenti non è consentito comunicare con persone all'esterno della scuola, fatta eccezione per i casi indicati all'articolo 612, comma 8.


Trentacinque sentì le ginocchia cedergli, non poteva crederci, doveva esserci uno sbaglio: Pietro non poteva essere fra i primi dieci. «Sei sicura?» domandò a Melissa.

La ragazza si morse il labbro. «Abbastanza, tu quanti demeriti hai precisamente?»

«All'ultima classifica ne avevo trecentomila ventisette.»

«Io ne ho centomila cinquantasette e la stanza in totale ne ha quattrocentomila centotrentaquattro, quindi Pietro ne ha... Un attimo, non riesco a fare i conti a mente.» Melissa tirò fuori una penna e un foglio di carta dalle tasche della gonna, ci scrisse sopra in fretta i numeri, fece la differenza e ottenne la risposta. Le mani le tremarono leggermente. «Aspetta, ci dev'essere un errore, ora rifaccio il conto.» Ricominciò a scrivere, questa volta con maggiore lentezza, rilesse le cifre, ma alla fine il risultato era sempre lo stesso: «Pietro ha cinquanta demeriti.»

Trentacinque si alzò di scatto da terra. «Non è possibile! È il numero di demeriti che gli hanno dato i Sorveglianti quando pensavano che io avessi tentato la fuga! Dovrebbe averne di più, non è andato a lezione di etica quel giorno!»

«Esatto!» mormorò concitata Melissa. «E arriva spesso in ritardo alle lezioni!»

Trentacinque aprì un rubinetto e passò le mani sotto l'acqua ghiacciata. «È come se i suoi demeriti non venissero contati...» Si bloccò. «Non ha detto che i suoi genitori lavorano per il governo?»

Melissa afferrò con una mano il lavabo per sorreggersi. «Sì, i suoi genitori possiedono una specie di azienda che produce carta speciale per il governo o qualcosa di simile, ha detto che erano molto influenti. Pensi che c'entrino qualcosa?»

Trentacinque si insaponò le mani. «Sì e in fondo l'ha detto lui stesso, no? Ha detto che era convinto che i suoi genitori l'avrebbero tirato fuori di qui in fretta. Forse all'inizio pensavano che i video sarebbero bastati, poi hanno scoperto che alla Scuola dei Demeriti ci finisce proprio chi le pillole le prende e non ottiene effetti soddisfacenti e quindi hanno cambiato strategia. Forse stanno comprando l'uscita di Pietro?»

Melissa perse colore. «In effetti sono solo i Sorveglianti ad occuparsi della classifica, basterebbe comprare loro.»

«Scommetto che vengono pure pagati poco per lavorare qui.» Trentacinque fece per sciacquarsi le mani sotto l'acqua ma si bloccò. «I Sorveglianti! Ci dovrebbero chiamare per numero, vero? C'è scritto nel manuale delle regole?»

Melissa annuì. «Che c'entra però?»

«Il primo giorno, quando li ho incontrati, hanno chiamato Pietro per nome, non per numero, era quasi come se lo conoscessero molto bene» disse concitato.

Melissa prese un profondo respiro. «Facciamo un passo indietro per un attimo, magari è stato un errore nella graduatoria? È difficile non notare che qualcuno si trovi fra i primi dieci nella classifica individuale... Conta che chi ha quei punteggi può beneficiare di tutti i privilegi che hanno i primi nella graduatoria delle stanze.»

Trentacinque si sciacquò le mani sotto l'acqua. «Stai dicendo che arrivare fra i primi nella classifica individuale annulla la tua posizione nella classifica delle stanze?»

Melissa annuì. «Esatto, quindi se Pietro fosse fra i primi dieci potrebbe uscire in giardino, andare in biblioteca, prenderebbe le pillole più moderne e-» La ragazza si bloccò. «Tu hai mai visto Pietro prendere le pillole?»

Trentacinque scosse il capo.

Melissa si rabbuiò. «Nemmeno io, di solito andiamo in momenti diversi e, se andiamo assieme, lui le prende dopo di me.» Fece una pausa. «Ora che ci penso quando ci hanno portato le pillole in stanza, nemmeno quella volta sono riuscita a vederle perché ci hanno fatti stendere.»

Trentacinque si asciugò le mani sui pantaloni. «Non può essere un caso...»

«E la mensa?» continuò Melissa. «Vuoi vedere che non è intollerante al glutine e alle solanacee e la pasta e la pizza e le patate sono i suoi piatti preferiti?»

Trentacinque provò una sensazione di freddo gelido scivolargli fra le vene. «Ci ha usati per non fare capire agli altri che era fra i primi dieci, per questo scambiava il suo cibo con me: per non destare sospetti.»

Melissa annuì. «La pasta piace a molti ed è difficile che qualcuno la detesti, per questo si è inventato un'intolleranza alimentare.»

«Ci ha mentito...» Trentacinque sentì la sua voce tremare. «Ci ha usati per nascondersi... Mi ha anche fatto andare nella stanza 80, ma perché?» La testa gli girava, se non avesse ascoltato Pietro non avrebbe mai incontrato Sara nel corridoio, non avrebbe passato quelle notti nel terrore di venire ucciso, non avrebbe fatto scendere in classifica la stanza 80 e quel ragazzo non si sarebbe sentito male mentre prendeva le pillole. «Perché l'ha fatto?» chiese di nuovo, la voce come un disco rotto. «Per farci pensare che aveva tanti demeriti come noi?»

Melissa guardò a terra. «Non lo so, davvero non lo so.» Un rumore di passi fuori dalla porta la ridestò e corse a chiudersi dentro a uno stallo.

Un ragazzo alto entrò in bagno e squadrò Trentacinque che si stava lavando nuovamente le mani per prendere tempo.

«Sai chi c'è lì?» domandò il ragazzo indicando con un movimento del capo lo stallo occupato.

Trentacinque cercò di pensare, preso dalla frenesia: cosa doveva dire? Che lo sapeva? Che non lo sapeva?

«Il mio compagno di stanza» mormorò.

«Non mi sembri molto convinto...» disse lui sorridendo.

Si avvicinò allo stallo.

Trentacinque pregò che Melissa avesse avuto la prontezza di sollevare la gonna almeno fino all'altezza dei polpacci.

Il ragazzo abbassò la testa e vide attraverso la fessura le scarpe blu e bianche di Melissa. Si rialzò imbarazzato. «Scusami, pensavo che fosse quel lavativo del mio amico, dobbiamo fare un progetto assieme e scompare sempre lasciando a me tutto il lavoro, pensavo che si fosse nascosto qui e-» parlava a raffica. «Scusami!»

Trentacinque lo guardò allibito. «Di niente» rispose.

«E chiedi scusa anche al tuo compagno!» esclamò prima di uscire in fretta e furia dal bagno.

Trentacinque tirò un sospiro di sollievo. «Puoi uscire» disse ad alta voce.

Melissa girò la serratura e uscì dallo stallo. «Stanno per cominciare le lezioni successive, non possiamo rimanere qui» disse rapida.

«E con Pietro? Cosa facciamo?»

«Non possiamo affrontarlo adesso, sarebbe pericoloso.» La ragazza guardò attraverso il buco della serratura del bagno e aprì la porta. «Dobbiamo pensarci su bene prima di fare qualcosa.»

Uscirono in fretta dal bagno. «Facciamo finta di nulla, quindi?» domandò Trentacinque. «Non so se ci riesco.»

«È solo per il momento, ora dobbiamo andare a lezione e cercare di non fargli capire che sappiamo, poi penseremo a qualcosa.»

Si guardò intorno nervosa e Trentacinque notò per la prima volta qualcosa: «Ma dov'è Eco?»

Melissa sospirò. «Non lo so, non lo vedo da stamattina e di solito non si allontana mai per più di un'oretta...» La sua voce era densa di preoccupazione. «Ma ora dobbiamo andare a lezione, decideremo più tardi che cosa fare.»

La Scuola dei DemeritiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora