Parole conclusive

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Quando ho cominciato a scrivere questa storia, non avrei mai pensato di arrivare fino alla fine, ma se state leggendo queste parole, complimenti a voi e a me. A voi per avere terminato la lettura (anche se potreste essere saltati direttamente a questo capitolo) e a me per avere scritto fino all'ultima parola di questo libro.

Avevo tre obiettivi in mente: il primo (e quello che alcuni troveranno più noioso, forse) è l'intento educativo; il secondo era creare dei personaggi con delle emozioni, con paure, fragilità e insicurezze, personaggi che potessero esprimere il loro dolore, viverlo e sentirlo appieno, personaggi liberi di soffrire; il terzo e ultimo obiettivo era creare un piccolo mondo, che è possibile immaginare sia come un futuro distopico che un universo alternativo al nostro, in cui ci fosse un po' di magia (anche se sempre letta in chiave fantascientifica), un mondo che a livello estetico fosse rassicurante, simpatico, che stemperasse la tensione. 

So che la storia non è perfetta, ma spero vi abbia lasciato qualcosa: uno spunto di riflessione, una distrazione, sollievo...

Grazie per avermi accompagnato in questo viaggio. 

(e fatemi sapere cosa ne pensate della storia!)


Addendum: Scrivo questa nota aggiuntiva dopo avere scoperto di essermi classificata nella shortlist dei premi Wattys. Non so nemmeno da dove iniziare, non avrei mai pensato che fosse possibile rientrarci, non quest'anno in cui sono state incluse solo ventuno storie, ma ecco lì  la copertina della La Scuola dei Demeriti che compare insieme a storie di nomi importanti. Alla fine non ho vinto, ma devo ammettere che quella scintilla di felicità che mi ha portato il vedermi inclusa fra i finalisti è impagabile. Grazie a tutti coloro che hanno letto la mia storia e a chi ha pensato che fosse meritevole di finire in shortlist, grazie dal profondo del  cuore. 

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