30. Speranza

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Art. 500, comma 5 del manuale delle regole:

Il voto ottenuto verrà aggiunto al numero di demeriti assegnati allo studente. Ad esempio, uno studente con 300 demeriti che ottiene un voto di 65 avrà 365 demeriti.


Trentacinque non riusciva a concentrarsi sulla lezione di sistemi di scrittura, non che gli argomenti non fossero interessanti, anzi. Il problema era che la sua testa continuava a pensare a Pietro e alla sua rete di bugie; se avesse solo omesso la verità forse lo avrebbe anche potuto perdonare, ma aveva fatto di peggio: aveva usato lui e Melissa come scudi, lo aveva convinto ad andare nella stanza 80, quando lui a fine anno se ne sarebbe andato. Lui sarebbe stato libero. Aveva mentito anche sui suoi genitori, aveva detto che lo avevano abbandonato e invece stavano pagando per tirarlo fuori. Una fitta d'invidia attraversò il cuore di Trentacinque, subito spazzata via da un'emozione più forte e che stava cercando di tenere a bada fin dal suo primo giorno alla Scuola dei Demeriti: la mancanza della madre adottiva. Era una sensazione lacerante che andava e veniva, chissà se anche lei stava cercando di salvarlo, chissà se pensava mai a lui, chissà se sentiva la sua assenza. Trentacinque però non riusciva a soffermarsi mai troppo su quelle domande, c'era qualcosa dentro di lui che soffriva in maniera talmente intensa e profonda da non permettergli di articolare nulla se non due parole: "mi manca".

Il professore di sistemi di scrittura si schiarì rumorosamente la gola, riportando l'attenzione di Trentacinque sulla lezione. Era un uomo di bassa statura con un viso rassicurante e dei brillanti occhi azzurri, taglienti come vetro.

«Il Braille è un sistema di scrittura e di lettura tattile» stava dicendo il professore. «Immaginatevi sei puntini disposti a formare un rettangolo di base due e altezza tre, questo rettangolo lo chiameremo cella. Le celle possono essere usate per indicare delle lettere, dei numeri, i segni di interpunzione, le maiuscole e molto altro. "Ma com'è possibile?" vi domanderete. Ecco, per spiegarvelo vi farò qualche esempio.» Si schiarì la voce. «Cominciamo dalla lettera A. Immaginate che il pallino in alto a sinistra dei sei che formano una cella sia in rilievo, ecco, quella cella corrisponde alla lettera A. Ogni altra lettera è formata ponendo in rilievo da uno a sei di questi pallini, in posizioni differenti. Ma... penso capirete un po' di più con la pratica.»

Il professore prese un foglio di carta bianca e lo mostrò alla classe. «Fate attenzione, però. Come noterete fra poco, in ogni cella sono indicati solo i pallini in rilievo, non i restanti. Per mostrarvelo a dovere, vorrei che veniste uno alla volta qui alla cattedra.»

A Trentacinque il cuore cominciò a battere più velocemente, facendogli dimenticare qualsiasi altra preoccupazione avuta finora: fin dall'inizio aveva cercato di evitare un contatto ravvicinato con i professori e ora i suoi sforzi stavano per andare in fumo. Si guardò attorno speranzoso, magari il suo turno non sarebbe arrivato prima del termine della lezione, ma l'aula era quasi vuota: quel giorno c'erano molti studenti in meno rispetto al solito. Non aveva scampo.

Si andò a mettere in fila con passo lento, riuscendo in qualche modo a finire per ultimo. Sembrava una bella notizia ma poteva finire solo in due modi: se fosse rimasto poco tempo prima del termine della lezione, il professore lo avrebbe liquidato in tutta fretta, d'altra parte se avesse avuto molto tempo a disposizione si sarebbe dilungato proprio con lui.

Trentacinque sospirò, ormai non poteva tornare indietro; nessuno l'avrebbe fatto passare avanti e non gli restava che aspettare e pregare. I suoi pensieri oscillavano velocemente fra Pietro e Aurelia – forse lei avrebbe saputo cosa fare? –, mentre le sue orecchie cercavano di ascoltare cosa stesse dicendo il professore alle persone in coda davanti a lui.

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