7. La classifica

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Art. 591, comma 1 del manuale delle regole:

Ogni studente classificatosi fra i primi dieci nella classifica individuale in data primo giugno può lasciare la Scuola dei Demeriti.


Trentacinque non riusciva a dormire. La stanza 30 era collocata proprio sopra ad un bagno molto frequentato e il rumore dello sciacquone lo svegliava ogni pochi minuti. L'acqua scorreva lungo i muri ticchettando e gli dava l'asfissiante sensazione di trovarsi intrappolato in una bara che sprofondava nel mare, allora apriva gli occhi e il sole che filtrava attraverso la finestra gli bruciava lo sguardo, spingendolo ad abbassare nuovamente le palpebre e condannandolo ad un alternarsi continuo fra sonno e veglia.

Dormire durante il giorno era molto più difficile di quanto si fosse aspettato ed era disorientate e snervante quel cambio di routine forzato. Non era mai stato sveglio tutta la notte, si sentiva la testa pesante per la stanchezza, ma il suo corpo non voleva saperne di abbassare le difese e di lasciarlo riposare. Scosse il capo, ormai erano ore che tentava di dormire: starsene nel letto un po' di più non avrebbe cambiato nulla. Si alzò quindi con un sospiro e si avvicinò a Melissa.

«Ehi» le sussurrò. «Se vuoi andare a dormire, resto io di guardia.»

«Sicuro?» mormorò lei, sbadigliando. «Puoi dormire altre due ore.»

«Sì, non ho più sonno» mentì.

Melissa gli sorrise. «Ti ringrazio, ti ricordi tutto?»

«Sì, turni di due ore ciascuno in cui due persone dormono e una resta sveglia. In questo modo siamo sicuri di svegliarci in tempo per le sei di sera e andare alla classifica che sarà dalle sette in poi.»

Melissa si alzò e si spazzolò i pantaloni. «Bravissimo, ci vediamo fra due ore, allora.» Si avvicinò al suo letto a castello, poi parve ripensarci. «Sai leggere l'orologio, vero?»

Trentacinque annuì. «Nessun problema» sussurrò deciso, tranne per il fatto che sì l'orologio lo sapeva leggere, ma non riusciva a mettere a fuoco le lancette da dove si trovava.

Cercò di sembrare sicuro di sé e affidabile: Melissa meritava di dormire, era lei che aveva proposto di fargli saltare i turni del sabato visto che era il suo primo giorno alla Scuola dei Demeriti.

La ragazza guardò il bambino ancora un istante, dubbiosa, poi si arrampicò in cima al letto a castello e si lasciò cadere sul materasso.

Trentacinque contò fino a dieci per essere sicuro che lei non lo stesse più guardando, poi si avvicinò all'orologio. Quella che gli sembrava la lancetta più corta pareva trovarsi fra il primo e il secondo quadrante, doveva ragionare: la lancetta non poteva indicare nessuna ora dispari visto che i turni erano ogni due ore e avevano cominciato da un'ora pari. Rimanevano quindi solo due possibilità: potevano essere le due o le quattro. Trentacinque strizzò gli occhi: era al di sotto del tre, ne era sicuro. Dovevano essere le quattro e quindi quello era l'ultimo turno prima delle sei di sera.

Trentacinque si lasciò cadere a terra vicino all'orologio. Sembrava che i Sorveglianti, o chiunque avesse deciso il giorno e l'ora della classifica, avessero scelto di farla cadere proprio nel giorno più scomodo e fastidioso: il sabato sera. Di venerdì notte, infatti, c'erano le lezioni e, a seconda del piano di studi, potevano andare avanti anche fino alle sette di mattina, a seguire c'era la colazione o, meglio, la cena e poi la maggior parte degli studenti andava a dormire nonostante fosse pieno giorno. A quel punto sorgeva il problema principale: come essere sicuri di svegliarsi in tempo per l'annuncio della classifica, visto che non c'erano sveglie e le campane suonavano proprio alle sette di sera, quando ormai era troppo tardi? Pareva fatto apposta per obbligarli a dormire a turni, soprattutto visto che la presenza in aula magna per l'annuncio della classifica era tutt'altro che facoltativa: chi non partecipava si vedeva assegnare una pioggia di demeriti.

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