44. Vendetta - Parte 4

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«Quale segreto?» domandò Trentacinque con il fiato sospeso.

Pietro fece una pausa, poi confessò: «I Sorveglianti sono fatti di carta e ogni giorno circa vanno in un magazzino, perdono la loro forma e diventano fogli lisci colorati.»

«Come?» Melissa era diventata pallida. «Ma è impossibile!»

Pietro scosse il capo. «Anch'io lo credevo, ma li ho visti con i miei occhi.» Si fece pensoso. «Ci dev'essere qualcuno in questa scuola che è avanti anni luce nella programmazione della carta...»

«E tu hai scoperto chi ha programmato i Sorveglianti?» Intervenne Trentacinque. «E lo hai ricattato?»

Pietro scosse il capo. «No, non ne ho idea, potrebbe essere stata anche un'azienda estera.»

«E quindi come hai fatto ad arrivare fra i primi dieci?» lo incalzò Melissa.

«Sono andato diverse volte nel magazzino dei Sorveglianti e ho scoperto alcune botole in cui erano nascoste delle spiegazioni sul codice che era stato usati per crearli. Sono riuscito a caprine quel tanto che bastava per elaborare un piano.

«Sapevo che erano i Sorveglianti a occuparsi del numero di demeriti degli studenti e, grazie alle mie ricerche, avevo ormai la certezza che gli unici registri che ne tenevano traccia erano contenuti uno nel loro ufficio e due nella loro memoria. Modificare quello nel loro ufficio sarebbe stato una bazzecola, ma con quelli contenuti nei loro cervelli di carta... sarebbe stata tutta un'altra storia. Se ci fossi riuscito però avrei potuto finalmente classificarmi fra i primi dieci e andarmene dalla scuola, cominciare a cercare giustizia per Diego, fare qualcosa per cambiare le cose.

«Ho lavorato a lungo sui codici, cercato alcune vulnerabilità che mi permettessero di fare ciò che volevo e infine ho trovato una strada che avrei potuto percorrere: dopo tanto lavoro ero in grado di trasferire demeriti da uno studente all'altro a mio piacimento.

«C'erano però due problemi: il primo era come avere accesso ai fogli che costituivano i Sorveglianti in modo da poter modificare quei due registri, il secondo era a chi avrei dovuto dare i miei demeriti. Non potevo dividerli fra tutti gli studenti, sarebbe stato troppo rischioso: nel giro di una settimana alcuni se ne sarebbero accorti e avrebbero chiesto spiegazioni; la maggior parte, infatti, tiene traccia del proprio punteggio e sicuramente il giorno della classifica alcuni di loro si sarebbero resi conto che c'era qualcosa che non andava, l'avrebbero fatto presente ai Sorveglianti e sarei stato scoperto. Non potevo nemmeno scegliere uno studente qualsiasi, il rischio sarebbe stato lo stesso. Avrei dovuto scegliere qualcuno che non avrebbe sospettato nulla vedendo così tanti demeriti aggiunti al suo punteggio, e dovevo rendere questo numero di demeriti plausibile per i Sorveglianti.

«All'inizio ho quindi accantonato il secondo problema e mi sono concentrato sul primo: come accadere ai registri contenuti all'interno dei Sorveglianti. Ho scoperto che, quando si svolgevano completamente nella stanza piena di carta grezza, erano vulnerabili a qualsiasi mia modifica. La difficoltà era che queste modifiche richiedevano molto tempo e i Sorveglianti, una volta risvegliati, si sarebbero accorti che c'era qualcosa che non tornava, avrei dovuto quindi riempirgli la memoria con qualcosa che riempisse quelle ore di vuoto.

«Non sapevo che pesci pigliare e poi ho visto te, Melissa, e soprattutto ho visto Eco. Mi è sembrato come un segno che mi stava mandando Diego.» La voce di Pietro si incrinò. «Eco era il suo Macc, Eco è Luce. Erano settimane che non la vedevo, pensavo fosse stata distrutta, e invece dev'essere riuscita a scappare in qualche modo.»

Gli occhi di Melissa tornarono lucidi. «Ma perché non me l'hai detto prima?»

«Perché all'inizio non ne ero sicuro e, quando poi sono stato assegnato alla stanza 30, ho notato che Luce non mi riconosceva e non ricordava nulla di Diego. Poi ormai era legata a te.»

La Scuola dei DemeritiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora