9. Ancora pillole

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Art. 600, comma 1 del manuale delle regole:

Il punteggio di una stanza è pari alla somma del numero di demeriti ottenuto da ciascun membro della stanza.


Il corridoio antistante alla farmacia aveva le pareti lisce, come fossero fatte d'acciaio e non di mattoni intonacati. Trentacinque le stava toccando, le dita che scivolavano lungo il muro freddo e color foglia di tè. Era in coda dietro ad uno dei dieci banconi metallici che erano disseminati lungo l'intero corridoio, su di essi se ne stavano abbarbicate alcune Piantine. I lunghi filamenti che partivano dai nuclei centrali permettevano loro di muoversi agevolmente nell'ambiente, come fossero piccoli ragni. Non erano come la Piantina che aveva curato Trentacinque nell'infermeria; queste erano scure, sinuose, dalle fattezze simili ma meno rassicuranti. Venivano chiamate Piantine Ombra visto il loro colore verde simile a quello delle Piantine, ma più opaco, come se tutta la luce venisse assorbita una volta posatasi sulla loro vernice. La corrente nei loro corpi risuonava potente, coperta solo dal suono nauseante e dirompente dei frigoriferi nascosti all'interno della farmacia, anche se eccetto Trentacinque nessun altro sembrava notarlo.

Per ogni studente in fila, le Piantine Ombra andavano a prendere alcune pastiglie nella stanza refrigerata sul retro, le appoggiavano su un piattino metallico presente sul bancone e osservavano gli studenti inghiottirle, una ad una. Le pillole prescritte variavano da studente a studente ed erano state selezionate dal Fico in persona, tenendo conto anche delle indicazioni che gli erano state fornite dai Sorveglianti e dai professori.

Trentacinque, man mano che la fila scorreva, continuava a tenere le dita ancorate alla parete e lo sguardo fisso a quel muro che non riusciva a stabilire se fosse blu o verde, ma che lo rassicurava e che allontanava un po' il rumore della corrente che si annidava nella sua mente.

Aveva tre persone davanti a sé.

Poi due.

Poi una.

Poi arrivò il suo turno.

Il rumore asfissiante dei frigoriferi passò sullo sfondo, lo sfrigolio della Piantina Ombra davanti a lui scomparve. Con un groppo alla gola Trentacinque aspettò che lei lo scannerizzasse e che scivolasse rapida verso la farmacia a prendere la sua prescrizione.

Attese. Ovviamente, vista la posizione disastrosa della stanza 30, sapeva che gli sarebbero state date le pillole antiche, ma quante? Quella era la vera incognita. Sperava in una, anche due potevano andare bene, ma non tre.

La Piantina Ombra tornò scivolando verso di lui; su una delle radici teneva un piattino metallico che posò sul bancone.

Trentacinque si fece forza e abbassò lo sguardo: davanti a lui erano allineate nel piattino metallico tre lunghe pillole antiche. Tre. Fece un lungo respiro per cercare di calmarsi; riusciva a vederle distintamente, al contrario di tutto il resto che come sempre era sfuocato. Pietro non scherzava quando parlava di stimolazioni sensoriali generate anche solo dall'annusarle.

Il rivestimento di ciascuna pillola era di un colore diverso, trasparente. La prima era viola scuro e, al suo interno, giaceva quello che sembrava essere un piccolo artropode arrotolato su sé stesso: di solito le pillole viola servivano per migliorare le capacità di apprendimento. La seconda era verde chiaro; al suo interno razzolava indisturbato un insetto simile ad un armadillo. Le pillole verdi, di norma, servivano a curare il corpo. La terza invece era arancione, un liquido biancastro scorreva al suo interno; di pillole di quel colore Trentacinque non ne aveva mai viste e non ne conosceva nemmeno la possibile funzione. La paura cominciò a scivolare lungo la sua spina dorsale: non poteva chiedere a cosa servisse alle Piantine Oscure perché non gli avrebbero risposto; non poteva nemmeno supplicarle di assumere pillole più moderne; l'unica decisione che poteva prendere era se ingerire tutte le pillole assieme o una dopo l'altra. Trentacinque guardò di sottecchi che cosa stessero facendo i ragazzi agli altri banconi, ma sembravano tutti assumere meno pillole di lui o pillole moderne. Con un sospiro posò nuovamente gli occhi sul piatto; avrebbe inghiottito assieme la pillola viola e la pillola verde chiaro, in fondo ne conosceva la funzione, e avrebbe lasciato per ultima la pillola arancione.

Allungò la mano. Le due pillole erano stranamente ruvide al tatto, dall'odore pungente, e non sembravano così orribili... Soprattutto visto che sapeva che al loro interno non c'erano realmente degli insetti: era tutta un'illusione.

Chiuse gli occhi e le inghiottì.

Quando la prima pillola gli scese lungo la gola, Trentacinque capì perché Melissa e Pietro l'avessero messo in guardia. La pillola sembrava scorrere ed appiccicarsi alle pareti del tubo digerente come un verme; poteva quasi sentirne il rumore. Venne preso dal panico e, anche se si era ripromesso di non urlare, lo fece comunque. Alcune teste si girarono nella sua direzione e alcuni ragazzi si misero a bofonchiare e a ridere fra loro, ma nessuno si mosse, probabilmente erano abituati a quel tipo di reazione. Con la vista annebbiata dal dolore, Trentacinque vide la Piantina Oscura fargli segno che mancava ancora la pillola arancione. La afferrò: al tatto sembrava gesso sciolto, ad ogni altro senso rievocava il più oscuro dei suoi traumi. Era indescrivibile. Questa volta Trentacinque però non urlò, gli occhi lucidi fissi sul pavimento; fino ad ora aveva pensato solo a due cose: elaborare un piano di fuga (Piano A) e, in caso il Piano A fallisse, arrivare fra i primi dieci in classifica per potersene andare (Piano B). Ora però, una vena di rabbia animava i suoi occhi: non era giusto. Tutta quella sofferenza, tutto quel dolore, non poteva essere legale. Non poteva. 

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