31. La scoperta

50 12 6
                                    


Art. 500, comma 7 del manuale delle regole:

Qualora lo studente non si presenti a lezione il giorno di una verifica o di un'interrogazione, allo studente verranno assegnati un numero di demeriti pari al voto peggiore ottenuto dai suoi compagni in quella verifica o interrogazione (al professore viene data la facoltà di aumentarne il numero se ritenuto necessario).



Quando Trentacinque tornò nella stanza 30 al suo interno vi trovò unicamente Pietro.

«Ciao!» lo salutò il ragazzo. «Ti stavo aspettando... C'è una cosa di cui volevo parlarti.»

I suoi occhi grigi sembravano preoccupati, Trentacinque però non se la sentiva ancora di rapportarsi a lui: doveva prima digerire le nuove informazioni sul suo conto e decidere come si sarebbe comportato con lui d'ora in avanti, perciò rispose:

«In questo momento non ho tempo, mi dispiace, devo memorizzare tutte le lettere in Braille e vorrei farlo il prima possibile...»

Pietro lo squadrò leggermente stranito. «Sta-» cominciò, ma venne interrotto da Trentacinque.

«Non posso davvero, me lo puoi dire dopo?»

Pietro annuì in silenzio, gli occhi grigi come un cielo prima della tempesta, Trentacinque si tirò il lenzuolo sopra la testa per starsene per conto suo.

Le ore passarono lente e rapide, e mentre le dita del bambino correvano sempre più veloci e precise sulla carta e sembravano riconoscere con sempre più facilità quei pallini, qualcosa in lui risuonò. La sensazione era quella di avere una parola incastrata sulla punta della lingua e muovere e muovere le labbra cercando di articolarla, ma non riuscire lo stesso a identificarla.

Poi di punto in bianco, Trentacinque capì: quella sensazione di vento fresco l'aveva già sentita da qualche parte, lo sapeva, ma non ricordava dove.

Chiuse gli occhi e si concentrò: sul muro, quello dietro all'intelaiatura della finestra! C'erano dei pallini, si trattava di Braille!

Cercò di trattenere l'eccitazione, tutto tornava: il Braille era un sistema di scrittura poco conosciuto che la maggior parte delle persone non avrebbe nemmeno individuato, in questo modo il segreto dei foglietti era rimasto al sicuro; senza contare che, se stampato usando carta speciale, il Braille era più compatto dell'alfabeto latino, quindi potevano essere inserite molte più frasi sotto ciascun foglietto. Forse chi li aveva nascosti, aveva scritto sotto ciascuno di essi le indicazioni su come usarli e magari alcune note su come erano stati programmati per poterli capire meglio. Melissa e Sara potevano anche avere indovinato o intuito il funzionamento di alcuni di essi, ma con questa scoperta Trentacinque avrebbe potuto saperlo di tutti e con certezza, magari c'era qualche foglietto che poteva tornargli utile.

Trentacinque si ritrovò a sorridere, forse c'era davvero qualche speranza di fuggire e di rivedere la madre. Fece un profondo respiro, questa volta però non avrebbe agito da solo, Melissa aveva ragione: se volevano sopravvivere, dovevano condividere le informazioni che ottenevano; senza contare che non era ancora molto pratico di Braille e aveva bisogno di qualcuno che l'aiutasse nel caso si fosse dimenticato qualche lettera e che comunque trascrivesse le parole che lui leggeva.

Il problema era comunicare con Melissa senza che Pietro lo notasse: non poteva lasciarle un bigliettino, Pietro lo avrebbe visto di sicuro e, in ogni caso, Trentacinque non era particolarmente convinto che la sua calligrafia fosse leggibile: quando scriveva aveva il forte sospetto di accavallare le parole l'una sopra l'altra. Decise quindi che quando la ragazza sarebbe tornata dalla lezione, avrebbe aspettato che lei andasse in bagno per poi seguirla cercando di sembrare il più disinvolto possibile, magari poteva anche anticiparla. Melissa, infatti, di solito ci andava subito dopo cena per farsi una doccia e cambiarsi prima di andare a dormire; Trentacinque avrebbe potuto fingere di avere mal di pancia e giustificare in questo modo la sua lunga assenza, sperando che Pietro non si insospettisse.

Il bambino sospirò, non vedeva l'ora che Melissa tornasse dalla lezione: non poteva di certo fingere di studiare Braille per sempre pur di evitare Pietro.

Un'ora dopo Melissa varcò la porta, i lunghi capelli neri che ondeggiavano e il respiro affannato. «Trentacinque, il professor Costachiara vuole vederti!» esclamò la ragazza, Eco era al suo fianco, anche lui sembrava preoccupato. «L'ho incontrato in corridoio e ha detto che vuole dare un'altra occhiata alla tua Mimilosa raspante.»

«Ma è quasi ora di cena» intervenne Pietro, mentre Trentacinque dallo spavento era rotolato giù dal letto avvolto dalle lenzuola, sbattendo la testa sul pavimento.

«Ha detto che è una questione di sicurezza o qualcosa di simile! Ha parlato di spore, non mi ricordo bene, parlava troppo velocemente, in ogni caso ha detto di fare in fretta!» Melissa abbassò lo sguardo. «Trentacinque, stai bene?»

Il bambino annuì, passandosi una mano sulla testa. Non voleva vedere il professore di genetica, non dopo quell'esile speranza che gli aveva regalato il professore di sistemi di scrittura, ma sapeva che disubbidire avrebbe portato unicamente a conseguenze peggiori; per questo motivo si alzò da terra, afferrò il vasetto che conteneva il fiore e seguì Melissa fuori dalla porta. La fronte aveva già cominciato a imperlarglisi di sudore e il rumore dell'elettricità a farsi più forte.

La Scuola dei DemeritiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora