Un anno e quattro mesi prima.
Era il penultimo giorno di Diego alla Scuola dei Demeriti e lui non riusciva a fare a meno di sorridere: ce l'aveva fatta, avrebbe rivisto suo fratello e i suoi genitori, il suo gatto, i suoi amici. Mancava solo una notte, o forse due, e sarebbe uscito di lì.
C'era però una piccola parte di lui che sbuffava infelice: l'idea di lasciare Pietro lo rattristava profondamente. Infilò una mano nella tasca dei pantaloni e strinse forte il foglietto che Pietro gli aveva regalato: con quello avrebbero potuto scambiarsi messaggi anche se li avessero separati centinaia di chilometri; avrebbe preferito poterlo vedere di persona, ma avrebbe dovuto farselo bastare.
Pietro stava facendo colazione seduto al suo fianco. «A cosa stai pensando?» domandò posando il bicchiere d'acqua, gli occhi grigi che brillavano sotto le luci al neon.
Diego scosse il capo. «A niente» sussurrò. «Solo a quanto mi mancherai.» Tirò fuori la mano dalla tasca e la allungò verso Pietro che gliela strinse, nascosto dal tavolo. La mano di Pietro era calda, mentre quella di Diego era ghiacciata; col passare dei minuti il palmo e le dita di Diego si riscaldarono, fatta accezione per l'anello con incisa una testa di gufo che portava sull'indice. Il becco cozzava sulla pelle di Pietro, lasciandogli un piccolo solco.
«Questa giornata è tutta per noi» mormorò Pietro dolcemente. «Non pensiamo a quello che accadrà domani.»
«Va bene» cedette Diego con un sorriso.
Pietro gli lasciò di colpo la mano. «Sta arrivando un uomo, non so chi sia» sussurrò veloce. «E sta venendo proprio verso di noi.»
L'uomo sulla cinquantina indossava dei pantaloni in velluto color beige, una camicia stropicciata e puntava proprio nella loro direzione.
«Buongiorno» tossicchiò avvicinandosi al tavolo. «Sono qui per Diego.»
«Sì, sono io» aveva risposto lui.
«Sono il professor Crive, non penso ci siamo mai incontrati prima.»
«Piacere di conoscerla» rispose Diego con un sorriso.
«Ci sono delle carte che dovresti firmare per poter uscire, se vuoi seguirmi nel mio ufficio.»
«Non si può rimandare?» si intromise Pietro.
«Temo di no» rispose il professore. «È abbastanza urgente.»
Diego si alzò con un sospiro. Batté i tacchi delle scarpe l'uno contro l'altro, attivando così il foglietto che Pietro aveva cucito sulla suola interna e che gli permetteva di seguire la persona davanti a lui: la suola si riscaldava in vari punti suggerendogli la direzione da prendere e l'eventuale presenza di gradini.
«Mi faccia strada» disse e rivolto a Pietro aggiunse: «Ci rivediamo in un battibaleno.»
Pietro lo osservò camminare dietro al professor Crive mentre Luce, il suo Macc, gli trotterellava al fianco. Quel piccolo contrattempo non avrebbe rovinato la loro giornata: Diego sarebbe tornato presto e poi avrebbero potuto passare tutta la mattina e l'intero pomeriggio assieme.
Terminò con calma di fare colazione e poi andò nella stanza 30, Diego però non era già lì ad aspettarlo.
Arrivò il pranzo, ma lui non era ancora tornato.
Arrivò la cena, e di lui non c'era ancora traccia.
Pietro camminava nervoso verso la mensa, mentre Michele e Alberto, i suoi compagni, ridevano e scherzavano.
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La Scuola dei Demeriti
Science Fiction| Wattys 2023 Shortlist | C'è chi Perfetto ci nasce e chi, invece, deve recarsi ogni settimana al Centro di Accompagnamento della propria città e ritirare le pillole che gli permetteranno di diventarlo. Le pillole sono una garanzia: chiunque sarà p...