21. Aurelia

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Art. 811, comma 1 del manuale delle regole:

Non è consentito danneggiare le Piantine in alcun modo. Ogni studente che arrechi danni, anche solo potenziali, alle suddette riceverà un numero di demeriti stabilito dai Sorveglianti non inferiore a un settimo dei demeriti già posseduti dallo studente stesso.


Aurelia sbatté di nuovo il piede a terra, facendo oscillare le lunghe orecchie da coniglio cucite sulla sua giacca. «Certo che i Sorveglianti non fanno proprio nulla» borbottò. «Sarebbe compito loro impedire che accadano cose come queste!»

Trentacinque si guardò a destra e a sinistra, teso: quei due ragazzi comparivano sempre nei momenti meno opportuni, ma per il momento non erano in vista. «Non penso che siano interessanti a prendere il colpevole» le sussurrò in confidenza.

La ragazzina mise una mano nella tasca della giacca e si tirò su il cappuccio con l'altra, coprendo la testa pelata. «Dici?» sussurrò. «Aspetta un momento... Se tu sei Trentacinque, devi essere della stanza 30, stai con Melissa quindi! Ti ha detto qualcosa lei? Ho sentito che è l'unica amica di Sara. Dimmi, dimmi, che cosa sai? Ha corrotto i Sorveglianti?» sputò a raffica Aurelia.

«Non intendevo questo» sussurrò Trentacinque, colto in contropiede da tutta quella curiosità. «Intendevo che, se avessero veramente voluto prendere il colpevole, sarebbe bastato riempire la scuola di Moduli di registrazione visiva per ottenere le prove, oppure avrebbero potuto chiuderci tutti a chiave nelle nostre stanze la notte fra il secondo sabato del mese e la seconda domenica, o sorvegliare Sara o comunque tutti i membri della stanza 60. In fin dei conti l'assassino, che sia Sara o meno, uccide sempre la persona della stanza 60 con più demeriti, la vittima quindi è nota in anticipo. Sappiamo addirittura in che fascia oraria viene uccisa e come, l'unica incognita è il luogo. Se i Sorveglianti avessero veramente voluto prendere il colpevole, l'avrebbero già fatto.»

Aurelia tirò fuori una mano dalle tasche e afferrò una delle orecchie azzurre che le penzolavano davanti agli occhi, spingendola indietro. «Ma perché non fanno nulla? Delle ragazze sono morte! E ne moriranno ancora! Anche i professori cambiano argomento quando qualcuno chiede loro qualcosa... Non possono comportarsi così! Anche se spesso prendono decisioni ingiuste, questa è tutta un'altra storia: delle ragazze vengono uccise, e con intenzionalità.»

Trentacinque fu sul punto di rivelarle che in realtà nella Scuola dei Demeriti scompariva - e forse moriva - molto più di una persona al mese, ed era sensato presumere che questo accadesse con la complicità dei Sorveglianti e/o di altro personale scolastico; gli omicidi nella stanza 60 erano nulla al confronto, anzi distoglievano l'attenzione da tutto il resto che stava accadendo. Il bambino però si zittì. Era una verità che era meglio tenere nascosta: Aurelia non ne avrebbe tratto alcun beneficio, anzi le avrebbe dato solo preoccupazioni in più.

«Sai cosa è ancora più strano?» iniziò Trentacinque, tentando di deviare il discorso. «Che nessuno stia facendo come Sara: se i Sorveglianti non fanno nulla, perché qualcun altro non l'ha ancora copiata?»

Aurelia gettò un'occhiata al tavolo dietro a cui erano in fila, ma la Piantina Ombra non era ancora tornata. «Quello è semplice, è perché nessuno sa come faccia.»

«Ma non possono ucciderli in un altro modo? Ad esempio, spingendoli giù da una finestra? O avvelenando loro il cibo? A lezione di genetica mi hanno dato una piantina di Mimilosa raspante, basterebbe aspettare che cresca per poi agire... Non è così difficile, non in questa scuola.»

Aurelia lo squadrò. «Non hai ancora letto tutto il manuale delle regole, vero?»

"Ancora quel maledetto libro" pensò Trentacinque. «No, non l'ho finito» mentì.

La Scuola dei DemeritiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora