38. Vendetta - Parte 1

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Quando Trentacinque e Melissa varcarono la porta della stanza 30, Pietro se ne stava seduto sul bordo del letto, la testa fra le mani, gli occhi grigi in tempesta. Eco era raggomitolato ai suoi piedi e, non appena notò Trentacinque e Melissa, corse loro incontro trotterellando con la coda che si agitava qua e là, incerta.

Pietro sollevò il capo, le mani gli tremavano.

«Pensavo foste morti...Che Sara vi avesse avvelenati...» esclamò con voce rotta.

Melissa si irrigidì e si parò davanti a Trentacinque con fare protettivo. «Stiamo bene.»

«Che è successo?» domandò il ragazzo alzandosi in piedi.

«Niente» asserì Melissa.

Pietro strinse i pugni. «Non prendermi in giro, è chiaro che qui è capitato qualcosa... Ti ho lasciata sola con Sara per pochi minuti e tu e Trentacinque siete spariti assieme ai petali di quella pianta tossica che state coltivando. Quelli dell'altra stanza mi hanno detto che era morto qualcuno!» urlò, mentre la voce gli si spezzava. «Pensavo foste morti...»

Melissa fece per avvicinarsi a lui, ma Trentacinque fu più veloce. «Perché? Ti sarebbe importato?» domandò, anche se le corde vocali gli bruciavano e il sapore della Mimilosa gli riempiva ancora la gola.

Pietro arretrò. «Che è successo? È da ieri che vi comportate in modo strano... Io... non capisco.»

«Sappiamo ogni cosa» tagliò corto Melissa.

Le pupille di Pietro si restrinsero. «Ogni cosa?»

«Sì, sei fra i primi dieci in classifica» lo accusò Melissa.

La bocca di Pietro si piegò in un sorriso amaro. «Allora alla fine lo avete scoperto, eh?»

«Come hai fatto?» lo imbeccò Trentacinque esausto, mentre una punta di curiosità si faceva strada fra la rabbia e la disperazione che gli riempivano il cuore.

«Sei sicuro di voler conoscere la verità? Una volta appresa, non potrai dimenticarla.» Gli occhi di Pietro si scurirono, mentre pronunciava quelle parole.

«Certo» lo sfidò Trentacinque.

«E tu Melissa?» domandò Pietro. «Sei sicura di volere sapere come stanno realmente le cose?»

«Sì» disse decisa, le mani che tremavano.

«E allora così sia...» mormorò il ragazzo, accarezzando distratto l'anello che portava sull'anulare della mano sinistra. «Questa storia è andata avanti troppo a lungo, non dite però che non vi avevo avvertito.» Fece cenno loro di sedersi. «Vi prego solo di attendere di avere il quadro completo prima di esprimere un giudizio.»

Trentacinque e Melissa si accomodarono sul pavimento e il ragazzo si sedette a gambe incrociate proprio davanti a loro.

Pietro si schiarì la voce. «Vi ho detto tre bugie» ammise. «La prima è una bugia bianca, la seconda è una bugia innocua per omissione, la terza è una bugia anch'essa per omissione, ma... è terribile e me ne vergogno, non sarebbe dovuta andare così.» Sospirò. «Da quale confessione volete che parta? Vi prometto totale trasparenza questa volta: non ometterò nulla e non mentirò.»

Melissa guardò Trentacinque: la sua anima non brillava come un fuoco, ma perlomeno non era più cenere, la curiosità aveva acceso una brace.

«Andiamo per ordine?» propose la ragazza, pensando che fosse meglio cominciare dalla bugia più piccola in modo che, se per Trentacinque fosse stato troppo, avrebbero potuto fermarsi.

Il bambino annuì. «Sono d'accordo.»

«Questa è una bugia che ho detto a te, Melissa, per prima.» Fece un respiro profondo. «Sai quando ti ho incontrata durante il mio primo giorno alla Scuola dei Demeriti?»

Melissa annuì. «Me lo ricordo.»

«Ecco, quello non era il mio primo giorno.» Giocò con l'anello con incisa una testa di gufo che portava sull'anulare sinistro. «In realtà io sono in questa scuola da molto prima di te.»

La Scuola dei DemeritiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora