λζ. Ή Έπάνοδος

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Il Ritorno

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Il Ritorno

Fu all'alba del terzo giorno dopo la battaglia che Minnie tornò nel boschetto del quartier generale. Fino a solo poche ore prima, in una piccola e fredda caverna celata a dei e mortali, aveva avuto continue visioni e predizioni dei mesi a venire, e doveva ammetterlo; non tutto prometteva per il meglio.
Ma ciò era il Destino, e difficilmente le Moire si placavano davanti ad un uomo.

Mettendo piede nel bosco, la prima cosa che le venne in mente fu cercare un luogo in particolare, assai appartato rispetto agli altri; lì gli alberi si infittivano e le loro fronde parevano più imponenti e maestose; larghe rocce facevano da scudo agli esterni e la luce filtrava malamente. Proprio qui, quella mattina Taeil si era incontrato con sua sorella, dopo settimane che non la vedeva.

"Seulgi." Salutò egli notando un gatto nero, che in seguito si trasformò nella sua gemella. "Fratello, è bello vederti in salute."

"Non ti dovresti preoccupare. Questa è stata la nostra battaglia più sanguinaria, purtroppo."

"Non potrei preoccuparmi mai per gli esseri dell'Ade." Constatò Seulgi con serietà, ma ciò scaturì la curiosità del fratello. "Non avevi un amante là?"

"...lei non conta."

"Lei?!"

"Sì." Rispose tempestivamente la ragazza, girandosi di schiena per evitare di mostrare le sue guance eccessivamente rosse. Ma Taeil, euforico come mai, la prese per le spalle e l'abbracciò stretta. "La mia sorellina è cresciuta!"

"Zitto. Sono sempre stata la più matura fra i due."

"Ma adesso possiamo parlare delle nostre cott-"

"Fa' silenzio." Sibilò ad un tratto Seulgi, tramutando completamente la sua persona. Tappò la bocca di Taeil con una mano e con un'austerità assai solenne cominciò ad ascoltare i rumori attorno a lei. Finché non si udirono dei passi scricchiolanti sul terreno.

Il figlio di Artemide non riuscì a ragionare sulla situazion che si trovò un gatto tra le braccia e Minnie davanti a sé.

"Taeil, sei qui."

"Oh, Minnie... Sei tornata." Disse egli con un sorriso sorpreso e insicuro, mentre il micio provava a scappare dalla sua presa.

"Quello è un gatto?"

"Ah... Sì! L'ho trovato qui, per caso ovviamente! Non so chi sia, perché sia qui e certamente non parla!"

"Mh, va bene." Annuì Minnie, sorprendentemente comprensiva e rassicurata dalle sue parole. Peccato, però, che la giovane figlia di Dioniso sapesse già della sorella occultata grazie alle sue predizioni.

"Torniamo a casa?" Chiese subito dopo con un sorriso, e il gatto riuscì a liberarsi, dopo avergli lasciato un graffio sul palmo della mano.

❈❈❈

Arrivando al quartier generale, nessuno venne ad accoglierli. Probabilmente nessuno si sarebbe mai aspettato un ritorno tanto improvviso da parte di Minnie, in quanto le sue visioni fossero estremamente casuali e irregolari.

Perciò, salutando Taeil con un cenno del capo, colse l'occasione per capire l'esito della sua predizione; cos'era quel potente fiorellino che aveva visto?

Si diresse verso l'infermeria, che per sua grande sorpresa era vuota; i letti spogli ben fatti, le medicine riposte negli appositi scaffali e la finestra ad illuminare il tutto. Rimase qualche istante a guardare il letto vuoto di Johnny, sperando per il meglio, e cominciò poi a frugare tra le varie erbe, non consapevole di aver attirato l'attenzione di qualche giovane semidio.

"Minnie...?" Chiese stupefatta la voce di Jisung, che assieme a Lena e Chenle si affacciava alla porta dell'infermeria. La ragazza si girò, ma non diede attenzione alle loro facce confuse. "Manca un'intera ampolla di propoli. Dov'è finita?"

I tre si lanciarono uno sguardo timoroso, senza nemmeno cercare di nasconderlo; d'altronde, l'oracolo sapeva già cosa fosse successo.

"Rispondetemi!" Esclamò Minnie stringendo forte la boccetta fra le mani, fino a romperla; le scaglie si conficcarono nella sua pelle, e tante altre caddero a terra con un tintinnio ripetuto, ma ella provava più inquietudine che dolore.

"Cosa succede qua?" Disse qualcuno, ed un gruppo di persone entrò velocemente nella stanza. Wendy si fece avanti a tutti e prese la mano sanguinante di Minnie, che aveva le lacrime agli occhi e lo sguardo perso; il ricordo di ciò che aveva visto vaneggiava insistentemente nella sua mente.

"Ehi, Minnie! Sveglia, ragazza!"

Solar e Kun accorsero a curarle la ferita, mentre il resto dei suoi amici provava a risvegliarla mano a mano che la gente entrava in quella stanza già affollata.
Poi, notando una testa torreggiare fra tutti, Minnie riprese coscienza come per magia.

"Johnny... Sei vivo."

Con un sospiro di sollievo cadde a terra, stremata dal lungo viaggio e dalle ore di predizioni continue. Ten e Sorn non ci pensarono due volte a prenderla e sorreggerla, per stenderla su uno dei lettini là vicino. Venne riempita di parole rassicuranti e raccomandazioni, richieste di spiegazioni e pianti di paura. Però, Minnie riusciva solo a vedere quei tre ragazzini che avevano sfidato la sorte; e forse, le Moire non erano poi così crudeli con loro mortali.

 Però, Minnie riusciva solo a vedere quei tre ragazzini che avevano sfidato la sorte; e forse, le Moire non erano poi così crudeli con loro mortali

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Χαρμολύπη - Una Libertà InibitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora