νζ. Ή Στεφάνωσις

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L'Incoronazione

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L'Incoronazione

Una mattina di metà aprile, la rocca di Troia si trovò sotto le mura metà del mondo divino ancora conosciuto. Erano arrivati regnanti ed esponenti da ogni angolo del Mediterraneo e gli abitanti di Ilio li accolsero con grande ospitalità. D'altronde, quella giornata sarebbe stato incoronato il nuovo re.

L'Esercito Terreno, accompagnato dalla regina Elissa e i consiglieri di Cartagine, fu il primo ad entrare, e i guerrieri vennero invasi da decorazioni colorate, forti profumi floreali e il rispetto di tutta la popolazione. Poco dopo il loro maestoso ingresso, arrivò un funzionario reale addetto ad accompagnarli in un giro della rocca. A suo dire, il re Troilo il Grande lo aveva organizzato specificatamente per loro.

"Il giro della cittadella durerà circa un'ora. A seguito, vi accompagnerò nelle vostre stanze, in modo da potervi preparare per tempo."

In quei secoli Troia era stata ricostruita più grande e maestosa di prima. Gli edifici in pietra e calce splendevano alla luce del sole, le opere artistiche d'architettura tappezzavano la città come se fosse un museo, e il Palazzo, l'edificio più alto e visibile anche da sotto le mura, sembrava la dimora di una divinità.
Erano presenti numerosi templi, dedicati sia agli Olimpi che a divinità minori, ma i più belli erano di sicuro quello di Apollo e quello di Atena e Nike.

Victoria rimase pietrificata davanti alle colonne corinzie del gran tempio, e nessuno osò passare oltre. Il funzionario parve comprendere la situazione tesa e pesante e si allontanò di qualche metro.
Wendy, che si trovava accanto alla dea, si girò a guardare la dea con preoccupazione. "Vic...?"

Ella non diede cenno di aver udito, ma si girò a guardare i fratelli minori, fermi poco più lontani da lei. Tese un braccio nella loro direzione e intimò loro di avvicinarsi. Quando furono vicini, Victoria afferrò la mano ad entrambi. Solo così i figli di Nike riuscirono a entrare nel tempio.
Il resto rimase fuori.

La cella era principalmente buia e ofuscata; l'unica fonte di luce proveniva dalle statue di Atena e Nike, che con sguardi alti e fieri sfoggiavano le armi dorate. Probabilmente, tra le poche sculture rinvenute e ricreate fino ai giorni loro, quella a Troia era l'unica che raffigurava le vere sembianze della dea Nike. Possedeva delle spalle possenti e muscolose, che potevano maneggiare ogni tipo di arma; il suo corpo era ricoperto da una semplice tunica femminile, che risaltava la sua forza e il suo vigore, dal momento che ella non aveva mai avuto bisogno di un'armatura per proteggersi; in testa, una corona di lauro le dava un senso di regalità.

Per la prima volta dal suo ritorno, Victoria sentì le lacrime far capolino dalle sue palpebre e si lasciò andare in un pianto silenzioso. Renjun aveva cominciato a singhiozzare non appena notata la figura materna, mentre Sicheng teneva lo sguardo basso, immobile.

Poi, alla loro destra percepirono una nuova presenza e Atena si presentò a loro in tutto il suo splendore; l'armatura dorata, la sua famosa egida, e uno sguardo pieno di comprensione. "Sono qui, figli di Nike, per passare il titolo di Dea della Vittoria."

Χαρμολύπη - Una Libertà InibitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora