μς. Ό τῆς Τροίας Ήγεμών

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Il Principe di Troia

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Il Principe di Troia

"...voglio il semidio più bello al mondo."

Il ragazzo non faceva altro che ripetersi quella fatidica scena nella sua testa, mentre la servitù reale lo vestiva e agghindava come ciò che sarebbe divenuto; un degno principe di Troia.

Era accaduto tutto in poche ore, a malapena una giornata, e non aveva tanto altro tempo per assimilare i cambiamenti.
Il consigliere del re Troilo, un certo Parastate, aveva il compito di assistirlo personalmente per tutto il suo percorso iniziale, fino a quando non sarebbe stato adottato e incoronato dal monarca. Proprio questi gli aveva comunicato che la sua formazione sarebbe durata un mese, il che non migliorò sicuramente la sua situazione.

"Signorino." Disse un servo a mo' di saluto, entrando nella sua stanza seguito da Parastate; in mano, aveva un cuscino rosso con vari gioielli d'oro e pietre colorate. "Questi, futuro re di Troia, sono i gioielli della corona, tramandati di generazione in generazione dal grande Dardano, fino ai giorni nostri. Li indosserà per le cerimonie importanti."

"Mi servono anche adesso?" Chiese il ragazzo notando come le braccia del povero servo stessero tremando per il peso di quei gioielli, ma il consigliere non parve dargli troppa importanza. "Sì. Ha una visita privata con re Troilo."

Egli sospirò pesantemente, accettando con lieve malinconia quel destino che ormai gli apparteneva; non era stato Troilo a sceglierlo, bensì le Moire.

❈❈❈

Il semidio venne vestito e abbellitto nel tempo di un'ora, e accompagnato dallo stesso Parastate arrivò nei giardini privati dell'acropoli, proprio dietro al palazzo reale. Il re era seduto su un masso di marmo bianco che faceva da panchina, e che dava la visuale su tutta la rocca di Troia. Egli probabilmene udì i loro passi, specialmente quelli strascicanti del suo prescelto, ma non si girò nemmeno quando il consigliere annunciò la loro presenza.

"Taeyong, siediti accanto a me." Disse semplicemente re Troilo, mentre Parastate si allontanava consapevole che l'anziano volesse rimanere solo con il futuro principe.
Il ragazzo, leggermente spaventato dalla situazione, cercò soccorso nella figura indietreggiante del consigliere che gli intimò con lo sguardo di fare come detto, e così si sedette.

Passarono attimi di completo silenzio fra loro, nel quale lo sguardo di Taeyong vagò non troppo furtivamente sul volto del re; aveva la pelle ambrata e spenta, rugata dalla vecchiaia, la barba lunga, bianca e riccia e pochi capelli sul capo. Però, nonostante fosse il volto della vecchiaia, i suoi occhi azzurri sprigionavano energia e vigore, quelli che aveva avuto da giovane.

"Ragazzo, non guardare un vecchio come me." Disse ad un certo punto re Troilo con un sorrisetto senza distogliere lo sguardo dall'orizzonte, e Taeyong velocemente girò il viso dritto davanti a sé con gli occhi sgranati. "Invece, ammira questa città, dalle mura antiche come i miei avi, i campi floridi e colorati, e il mare che ci chiamerà sempre a sé..."

Il semidio fece come detto, osservando attentamente ogni singolo particolare delle case dai tetti dorati, i raccolti verdi non ancora pronti per la mietitura, il bestiame libero nei pascoli, e le onde del mare che accarezzavano gentilmente la spiaggia sottostante alla rocca. Le persone, dalle vesti e i copricapi semplici e colorati, andavano avanti indisturbati con la loro giornata, tra compere al mercato, appuntamenti in piazza e risate con gli amici. I bambini erano liberi, spensierati e sorridenti, ignari dei pericoli celati dalle grandi mura della loro città.

"Questo sarà il tuo regno, Taeyong." Continuò dopo qualche minuto Troilo, girando il capo per guardarlo negli occhi. "Dovrai sostenerlo, rafforzarlo e difenderlo da ogni cosa, come solo un vero re può fare."

"Perché io?"

Il ragazzo guardò confuso e indeciso l'anziano, che gli sorrise in modo affabile sotto i suoi baffi bianchi. Con le braccia deboli e tremanti arrivò ad afferrargli una mano e a tenerla il più stretto che poteva per infondergli coraggio; alla fine, anche egli si era sentito sotto pressione quando nella giovinezza suo padre aveva annunciato di abdicare in suo favore.

"Ragazzo, c'è ancora una caratteristica divina della mia ascendenza che la vecchiaia non è riuscita a portarmi via: la possibilità di vedere l'umanità in un dio."

"Quindi... Non mi ha scelto solo perché sono bellissimo?"

Troilo scoppiò in una debole risata, che nella sua gioventù sarebbe rimbombata forte e limpida per ogni angolo all'interno della rocca. Teneva ancora stretta la mano di Taeyong fra le sue, forse per tenersi dritto in un momento di fatica, o forse perché stava empatizzando con lui e le sue emozioni.
Parastate era nella vicinanze, pronto a ricevere un cenno del re ed eseguire ogni suo ordine. Ma notando gli angoli increspati delle sue labbra e gli occhi chiusi, si diede la libertà di sorridere a quella che sarebbe stata l'ultima vera risata del suo re.

"Taeyong, ragazzo mio, so che sarai uno dei migliori re che Troia abbia mai avuto."

"Io non ne sono tanto sicuro..."

Troilo sorrise ampiamente, utilizzando più forze del dovuto, ma sapeva che non valeva la pena privarsi delle ultime soddisfazioni prima della fine della sua vita.

"Ho fiducia in te."

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