Eclissi di Luna
Elissa sospirò pesantemente e si sedette sulla sua poltrona d'oro. Si era dovuta ritirare nelle sue stanze a causa del turbamento e della stanchezza, dopo tutte le informazioni ricevuto dall'arrivo inaspettate di un esercito divino. I guerrieri, intanto, erano stati portati nelle camere degli ospiti per riposare ed eventualmente accordare delle nuove strategie.
Jaehyun si era premurato di accompagnarla e la stava osservando attentamente, timoroso che potesse accasciarsi da un momento all'altro.
"Mia signora, vi sentite bene?"
La voce del ragazzo le portò un lieve sorriso di speranza e il suo cuore si impregnò di un caldo affetto. "Sono solo molto... Provata. Cartagine si è sempre e solamente affidata ad Era e non abbiamo mai considerato altre divinità. Presumo, purtroppo, che il nostro isolamento ci stia portando alla deriva..."
"Non dite così." Fece Jaehyun avvicinandosi alla sua sedia. "Cartagine è una potenza ineguagliabile. Anche senza Era, la città sopravviverà. E potreste essere di grande aiuto nel nostro fronte."
La regina sospirò rammaricata e annuì. "Lo comprendo. La mia proposta rimane comunque tale; Yeri potrà unirsi alle vostre file."
"Vi ringraziamo di cuore."
Detto ciò, Jaehyun decise di lasciarla riposare e uscì dalla stanza. Aveva in mente di parlare con Victoria, per comunicarle la decisione di Elissa, ma qualcuno gli bloccò la strada.
"Straniero."
"Yeri."
La ragazza non parve compiaciuta dal suo saluto e continuò a guardarlo con odio puro. Assottigliò gli occhi ambrati con circospezione, per poi avvicinarsi ulteriormente al semidio. "Sapevo che ci fosse qualcosa di sospetto in te, e finalmente potrei riuscire a capirlo..."
Jaehyun alzò un sopracciglio interrogativo, ma Yeri non gli permise di esprimersi. "Di chi sei figlio, eh?"
La tensione era alta, tanto che il ragazzo si sentì quasi soffocare. Non avrebbe mai potuto risponderle, quando vi era una rivalità millenaria tra Afrodite e Era; in particolare, le gesta dei suoi consanguigni nei confronti dei cartaginesi non furono mirabili. "Non vi serve saperlo. Sono un semplice semidio."
"Un semidio tanto bello da poter ammaliare la mia regina."
Jaehyun serrò la mascella, non sapendo se essere sorpreso da quella notizia o dalle sue accuse. Decise di non risponderle in alcun modo, e si girò per andarsene verso le camere degli ospiti.
Yeri sbuffò alla sua sfrontataggine ma non si diede vinta; avrebbe protetto la sua regina, a costo di inimicarsi gli Dei.❈❈❈
La notte al porto di Cartagine era fresca e tranquilla. La luna piena era alta in cielo, luminosa, accompagnata dal movimento del mare. Taeil e Haechan si godevano il venticello primaverile, assai diverso dalla frescura dei boschi attici; erano affacciati sul balcone della camera che il maggiore condivideva con Johnny, Lucas e Jungwoo.
I suoi compagni di stanza si erano riuniti nella camera privata di Jaehyun assieme ad altri semidei, in modo da essere informati su tutti gli avvenimenti di quei mesi, in particolare su come fosse capitato a Cartagine. E Taeil avrebbe voluto sapere tale storia dal suo amico e compagno d'armi, ma si vide quell'importante opportunità su un piatto d'argento.
Quello per Haechan era ben più di un amore platonico e fraterno, purtroppo era diventato troppo ovvio per il suo cuore. Adorava i suoi riccioli biondi, la pelle ambrata, i boccioli di rose e gli occhi dorati che lo scrutavano più del dovuto, la corporatura divina ormai sviluppata completamente e, in particolare, le sue mani ossute e callose. E ancora il suo sorriso vivace, la sua risata luminosa, la battuta sempre pronta, e i suoi sussurri confortanti; Taeil non l'avrebbe mai pensato, ma quel ragazzo gli aveva fatto perdere il senno.
"Mi mancava il mare..."
Il figlio di Artemide si girò a guardare l'amico, sorpreso dalla sua voce che aveva rotto il silenzio. "È come al Campo Mezzosangue."
Taeil deglutì alla menzione della loro vecchia casa, percependo chiaramente il buio nel suo cuore; era stato il primo luogo in cui si era sentito parte di una comunità. Mai avrebbe pensato di doverlo lasciare in macerie, abbandonando allo stesso tempo la sua spensieratezza giovanile.
Ma in tempi bui come nella guerra non si poteva rivangare al passato sofferto, e per una volta decise di alzare lui il morale."Al Campo c'era l'oceano."
Haechan sbuffò una risata e incontrò lo sguardo di Taeil, che arrossì timidamente. "Vieni. Voglio sdraiarmi su un campo verde un'ultima volta."
Senza aspettare una risposta il più giovane gli cinse il polso con la mano incallita e uscirono dalla stanza. Silenziosamente, riuscirono a superare le guardie all'entrata e si trovarono fuori dal palazzo, opposti alla piazza del mercato che giaceva nel silenzio della notte.
Cartagine era una collina circondata dai campi pianeggianti, ma Haechan era sempre stato un tipo piuttosto scrupoloso; non si accontentava mai di niente, tranne della perfezione. E a quanto parve trovò il posto perfetto al limitare di un boschetto, sotto un albero poco più isolato. Non erano lontani dal palazzo, ma se qualcuno si fosse sporso dalle finestre non avrebbe notato nulla se non delle ombre nella notte. Nessuno li avrebbe notati, fatta eccezione per la Luna e le Stelle.
I due amici si adagiorono alle radici dell'albero, osservando la luna piena, alta e lucente nel cielo. Taeil era teso come mai prima, ma allo stesso tempo il suo cuore stava crogiolando di calore; solo la presenza di Haechan lo rendeva timido e intrepido allo stesso momento. E in qualche modo il figlio di Apollo percepì i suoi contrasti interni, dal momento che dopo qualche minuto di silenzio circondò la mano di Taeil con la propria.
"Sai, certe volte penso di non mostrarti abbastanza affetto."
"Cosa intendi?" Il maggiore si girò ad osservare il profilo di Haechan, illuminato dalla luce perlacea della notte, e il suo cuore smise di battere per qualche istante.
"Tu mi dici tutto di te, dalle particolarità più inutili ai segreti pericolosi." Mormorò il ragazzo, emettendo un profondo respiro che gli fece abbassare visibilmente il petto. Ma Taeil sorrise al suo profilo, stringendo la mano che circondava la sua. "La tua presenza mi basta."
Haechan irruppe in un sorriso e abbassò il volto per l'imbarazzo, una cosa che egli difficilmente provava. "Hai ragione. Non ho incertezze, dubbi o segreti particolari." Poi si voltò per incontrare lo sguardo ammaliato del compagno. "Però, ho un segreto che ti sto celando da tanto tempo."
"Un segreto...?"
Il giovane annuì, le sue guance rosate e un piccolo sorriso sulle labbra, gli occhi timidi ma fissi nei suoi. "Non penso di essere abbastanza coraggioso per dirtelo a parole."
"Puoi sempre mostrarlo a gesti."
Fu un gesto automatico per entrambi.
Si avvicinarono con le labbra schiuse e gli occhi scintillanti, e si baciarono sotto il lume della stelle.Quella notte, a Cartagine i pochi abitanti svegli videro il bianco satellite arrossarsi; dopo tanto tempo, capitava un'esclissi di Luna.
STAI LEGGENDO
Χαρμολύπη - Una Libertà Inibita
FanficΧαρμολύπη - 2° Libro ❈𝘜𝘯𝘢 𝘴𝘦𝘯𝘴𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘵𝘳𝘪𝘴𝘵𝘦𝘻𝘻𝘢, 𝘱𝘶𝘳 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘧𝘦𝘭𝘪𝘤𝘦.❈ Sono passati tre anni dalla caduta di Zeus e dall'inizio del violento conflitto celato alle forze umane. Non si era mai vista una diverge...