β. Σύμμαχοι ἀπό τοῦ Ἀίδοῦ (α)

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Alleati dagli Inferi (1)

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Alleati dagli Inferi (1)

Era passato un mese da quando Ares, Eris e il loro seguito di figli e mostri avevano attaccato il Campo Mezzosangue, imprigionando il centauro Chirone nel palazzo di Ade.
Un mese da quando Miya, una normale combattente figlia di Ares, si era ritrovata a pensare preoccupata alla piccola Minju e ai suoi consanguinei , invece di fare amicizia con i suoi molteplici famigliari.
Difatti, molti degli alleati la guardavano con sospetto, ma la maggior parte la credeva una solitaria.
Alla fine, gli unici rimastele accanto erano i suoi fratellini, Rui e Yuta.

"Ehi, Miya! Perché non vieni con noi?" Chiese poco lontano da lì la sorella dai capelli ormai bordò, invitandola probabilmente a farsi beffe delle anime dell'Ade, oppure ad uscire nel mondo terreno per vandalizzare qualche villaggio.

Miya, anche quella volta, declinò semplicemente rigirando il capo dai capelli rosso fuoco e riappoggiandolo sul tavolo della sala riservata agli Aresidi all'interno del palazzo di Ade.
Non sapeva il motivo per cui Rui si stesse comportando in quel modo: non aveva mai dimostrato di avere un carattere violento o ribelle. Ma, dal loro arrivo, la maggiore aveva notato un cambiamento, forse un adattamento, da parte di entrambi i suoi fratelli preferiti.

Rui probabilmente si era unita a quella banda di ragazzacci infantili per avere una buona ricompensa durante le ore notturne, ma Yuta era diventato l'opposto di quel che era una volta; serio, freddo, indifferente e a volte violento. Miya non aveva mai attribuito certi aggettivi al ragazzo nei suoi otto anni al Campo, ma da un mese aveva cominciato a farlo. Non ne sapeva il motivo, e probabilmente non avrebbe mai voluto saperlo, ma sperava vivamente che si comportasse in quel modo soltanto per compiacere i suoi genitori e non destare sospetti. E, soprattutto, sperava che lo facesse per non mettere in pericolo in nessun modo la sua Magdalene.

L'unica persona con cui voleva passare il tempo era Krystal. Le sarebbe andato bene anche rimanere stesa nel letto, accanto a lei, entrambe completamente vestite, per semplicemente piangere le loro scelte sbagliate. Ma la figlia di Afrodite si rifiutava di vederla. Si era rinchiusa in se stessa, provando disprezzo per le sue azioni. Credeva che Luna la stesse odiando in quel modo e che perciò si meritasse tutti quei sentimenti negativi nei suoi confronti. Non c'era modo di raggiungerla; certe volte non comunicava nemmeno con Jessica.

E così, continuò a passare le giornate a pensare e riflettere a ciò che stava succedendo, a indovinare quel che sarebbe successo e a pentirsi di quel che non aveva fatto.
Fino ad una notte specifica.

Χαρμολύπη - Una Libertà InibitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora