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Andrea Alessandro Van Necker. Castello Van Necker, Borgo dei desideri zona nord. Realtà irraggiungibile.

La mia primogenita mi sorride birbante. Alzando la mano sbattendola sul prato caldo.

Accolgo il suo invito sedendomi accanto a lei. Più la guardo e scorgo in lei i tratti somatici della madre e e miei occhi chiari.

Non dice una parola è immobile a guardare le stelle. Così tranquilla e sicura.

Credevo di entrare nella mente di Bella quando le ho preso la mano quando mi sono seduto vicino a lei.

Invece sono entrato nella mente della bambina più bella che potessi vedere prima d'ora.

Apro gli occhi, lasciando la mente di mia figlia.

Bella è sveglia.

<<Come stai?>> le chiedo, il suo viso è pallido e stanco.

<<Stanca.>> è tutto ciò che riesce a dire però non molla la mia mano che lentamente avvicina alla nostra bambina.

<<Sai ho visto una cosa. Che può renderti felice.>> le dico mentre accarezzo la sua pancia sento la piccola muoversi lentamente questa volta quasi con dolcezza.

Bella sussulta quando le mie dita le scorrono lentamente sulla pelle scoperta.

<<Cosa hai visto?>> mi chiede con gli occhi lucidi e speranzosi.

<<È una bambina.>> le dico emozionato.

<<Avremo una piccolina.>> dice emozionata e toccandosi la pancia.

<<Proprio così.>> confermo e mi avvicino per baciarle le labbra.

La sue labbra sono secche. Guardandola bene ha la pelle disidratata e accaldata.

<<Ti porto in bagno.>> dico afferandola delicatamente.

<<No signore! Non può uscire dal letto. >> dice agitata Amelia.

<<Ha bisogno di un bagno. Non vedi che la sua è secca. >> dico secco. Non sopporto di vederla in questo modo sofferente il suo corpo ha bisogno di una doccia o qualcosa che lo renda meno fragile.

<<Per via delle costole signore, non può stare in piedi. Però posso cercare di aiutarla in altro modo. >> mi dice Amelia.

<<Amelia ho proprio bisogno di cambiarmi e voglio uscire da questa stanza. Amore puoi portarmi in braccio da qualche parte. >>

<<Hai fame?>> annuisce, la porterò in cucina.

Poi in giardino ormai fuori in giardino a prendere aria.

<<Amelia hai sentito ciò che ha detto.>> le dico.

La balia si mette, in moto ordina alle cameriere di scaldare l'acqua e di portarla qui in camera. Mentre lei entra in bagno per prendere gli asciugamani poggioandoli ai piedi del letto.

<<Hai visito nostra figlia?>> mi chiede con i suoi occhi curiosi e brillamti non fa altro che toccarcarsi la pancia.

<<Assomiglia a te.>> sorride ancora di più.

È pensare che, qualche mese fa ho pensato le cose più volgari che potessi farle provare per farla innamorare.

Ora invece non so che riuscirà a sopravvivere fin dopo il parto.

Nessuno mi ha dato questa certezza.

Quando arrivano le cameriere con L'acqua calda nel grande vaso di porcellana bianca, esco dalla camera.

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