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Gabriel Rosssospina V. N. T

È buio, se qualcuno mi vede rischio grosso anche stavolta. Sono nascosto dietro un auto per avere la visuale perfetta.

Hanno trascinato mia madre in una chiesa nel cimitero e non posso avvicinarmi più di tanto perché Alistar è dentro con lei.

Il mio telefono vibra.

Van Necker

Non rispondo, devo aspettare che escano tutti dalla cripta.

Un uomo esce dalla chiesa seguito da tre uomini e infine Alistar.

Mi nascondo dietro la lapide annerita ben attento a non farmi vedere.

Quando Alistar e i suoi scagnozzi, scompaiono con le loro macchine cerco di addentrarmi nella cripta.

Da lontano sento piccoli rantoli dolorosi provenienti dalla cella.

Ed ecco che la vedo,
legata dai polsi ai piedi.

Al collo ha un collare pieno di schegge di legno e il sangue che le ha sporcato il bianco del suo vestito.

<<Madre...>> dico scuotendola.

Lei apre gli occhi in lacrime, sorride.

<<Adesso ti libero.>>

Velocemente sciolgo i polsi e i piedi.

La prendo fra le braccia, con molta calma usciamo dalla chiesa.

Inoltrandoci nel bosco cerco di conforderci con l'oscurità, non illuminata dalla luna rossa.

Raggiungo il bunker dei Rosssospina è lì che mio padre aspetta mia madre.

Mi fermo di colpo quando scorgo una figura nel bosco e piccola e dalle forme capisco che si tratta di una bambina.

<<Gabriel.>>

La mia sorellina, che cavolo fa qui?

<<Sono scappata, dal castello.
Mamma starà bene? >>

Si un po' di cure e riposo si riprenderà.

Senza perdere tempo la prendo per mano e la trascino nel piccolo bunker sotterraneo dove attendermi trovo mio padre e Sami.

Stendo mia madre sulla brandina al lato della parete e piccola accanto a me non vuole proprio spostarsi.

<<Piccolina, devo aiutare mamma. Siediti lì accanto alla stufa.>>

Va a sedersi dove le ho detto, mio padre mi passa la valigetta con le sacche di sangue.

Ne apro una, versando il liquido in un bicchiere che avvicino alle sue labbra a piccoli sorsi finisce il bicchiere alzandosi poi dalla brandina.

<<Mamma!>>

La bambina corre ad abbracciarla, lei la stringe forte a sé baciandole i capelli.

<<Tesoro, non tornerò più a casa e neanche tu. Saremo solo noi ora.>>

Mentre sfoglio libro dei varchi, che conducono nella vera realtà, Sami mi si avvicina abbracciandomi per i fianchi.

Lo so, le sono mancato e anche in quel modo per ora non potrò accontentare le sue aspettative che ha nei miei confronti.

Per ricompesarla poggio una mano sul grande pancione mio figlio sembra felice di sentirmi sul pancione della madre.

<<Siamo pronti.>>

Apro il varco che ci condurrà in Italia, nella villa di campagna in Valle d'Aosta.

Mio padre e mia madre attraversano il varco con la bambina senza guardarsi indietro.

Abbraccio Sami con la valigia e insieme andiamo incontro alla luce.

Ci ritroviamo così, nella villa immersa nelle grandi vallate verdi dove mio figlio potrà crescere senza correre alcun pericolo.

Il mio vero intento è compiuto, riunire la mia famiglia e fuggire lontano dal Borgo dei desideri.





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