30. Colpo Decisivo

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Non appena raggiunsi la stalla per preparare il mio e il suo cavallo, Levi si era diretto nello studio di Erwin a mia insaputa, al fine di spiegargli brevemente la situazione. Per qualche ragione a me inspiegabile, che ad ogni modo si rifaceva alla grande fiducia che il Comandante riponeva in lui, Levi ottenne il permesso di mettersi in marcia verso Mitras, chiedendo al biondo di preparare comunque una pattuglia, che avrebbe effettivamente raggiunto la città sotterranea qualche ora più tardi e che avrebbe agito nel caso fosse stato necessario un intervento ulteriore a quello mio e del capitano.

Venni a conoscenza di tutti questi particolari solo dopo; a seguito, ripromisi a me stessa di adempiere a qualsiasi mio dovere e a ubbidire per sempre a Erwin per ripagare quel grosso favore che mi aveva concesso.

Edmund e Blue trottarono a tutta velocità nei territori interni: attraversarono quelli di Rose, approdando nel distretto di Stohess, dove Levi dovette mostrare un improvvisato mandato di transito da parte del Comandante. 

Qualche ora successiva, avevamo già raggiunto la capitale; non perdemmo ulteriore tempo a superare i controlli nella dogana della città sotterranea: i due gendarmi ingaggiati ronfavano rumorosamente davanti ad una delle gigantesche scale che conducevano all'interno di quel luogo svergognato. Non a caso, Levi aveva scelto proprio quella rampa, convinto che non avremmo perso ulteriore tempo prima di approdare finalmente alla nostra meta.

Il mio ritorno nella città sotterranea parve ancor più raccapricciante dal momento in cui fu dovuto dalla improvvisa scomparsa di mio fratello; per qualche scherzo del destino, fino a qualche giorno prima avevo pensato di non dover più mettere piede in un posto tanto macabro, adesso lottavo con tutte le mie forze per non preoccuparmi ulteriormente e convincermi che io e Lex avremmo percorso entrambi indenni la stessa scala nell'arco di pochi minuti.

Con molta più fretta della volta precedente – non venni tantomeno scortata da Levi, anche perché io avevo già memorizzato il percorso all'alloggio di Conrad – percorremmo la città per giungere quanto prima al luogo predestinato.

Durante il tragitto, seguirono ulteriori avvertimenti di Levi, sempre più ostinato a lasciarmi dietro di sé affinché non mi cacciassi in ulteriori guai.

-Quella feccia inaffidabile... mi chiedo perché abbia richiesto proprio di tuo fratello – commentò.

Proprio mentre rifletteva, non avevo indugiato all'idea di affrettare il passo.

Di corsa, raggiunsi la stradina in cui si trovava la dimora di Conrad; per quanto Levi mi stesse ammonendo ulteriormente di non camminargli davanti e di aspettarlo prima di agire in maniera sconsiderata, arrivai davanti la porta dove l'uomo si era mostrato per la prima volta. La trovai socchiusa.

Rimasi impalata sull'uscio, chiedendomi cosa fosse giusto fare; il corvino era intanto approdato dietro di me.

- Levi... - iniziai, già più tesa di prima.

Per quanto non avessimo entrambi aggiunto altro, entrambi capimmo che quella porta socchiusa non presagiva alcuna circostanza piacevole che ci avrebbe accolti all'interno di quella dimora; questo pensiero fu la ragione per cui con molta lentezza iniziai a spingere la porta per entrarvi.

Levi afferrò il tessuto del mio mantello, guardandomi con aria austera e interdetta; non prestai il minimo interesse a quella richiesta di attenzione, il mio orecchio aveva già captato il suono di una voce che non pareva quella di Conrad, tantomeno di mio fratello.

Mi accorsi presto che le voci sconosciute, provenienti dal lato più interno della casa, quello che non avevamo avuto modo di esplorare la volta precedente, erano due. Due uomini parlavano animatamente tra loro nell'ultima stanza del lungo corridoio, riposta proprio davanti la malmessa porta di casa.

Le Ali della Libertà: Cronache di una recluta del Corpo di RicercaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora