Epilogo

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I felicissimi ricordi condivisi da un gruppo di amici.

Il diario che stringo tra le mie mani infreddolite, vicino al cuore confortato.

L'amore eterno che, malgrado le disavventure, le disgrazie, le difficoltà, ho sempre coltivato giorno dopo giorno.

Il mio ventre un po' gonfio.

Non riesco a fare a meno di pensare ad altro mentre, scrivendo ad occhi chiusi, senza avvedermi della calligrafia, mi sento parte del meraviglioso paesaggio invernale che mi circonda.

Sospiro, stringendo una sciarpa attorno al mio collo, domandandomi se la stessa possa mai eguagliare il calore che emana quella rossa di una mia giovane conoscenza.

Qualche fiocco di neve cade sulla mia testa, facendomi rabbrividire. Il freddo mi stuzzica, eppure non fa altro che accrescere la mia gioia. La gioia che mi procura, in gran parte, la dolcissima memoria dei primi passi che ho mosso da ricognitore, soldato curioso, combattivo, inarrestabile.

Gunther, Petra, Erd, Oruo sono vicini a me. Non posso fare a meno di udirli chiacchierare dalle cose più disparate alle faccende decisamente più serie di un soldato autoritario, nel mezzo della natura quieta e pacifica che mi circonda.

Parlano ridendo mentre io racconto di loro in questo memoriale. La loro risata cristallina, le loro voci sono più forti che mai, e non resisto dalla voglia di piangere di gioia; merito un piccolo momento di tranquillità dopo i tanti eventi accaduti. Perdonami, caro lettore, se mi astengo dal parlartene, per il momento.

Sappi che il racconto della mia storia di recluta giunge ad una conclusione. Esso potrebbe terminare con uno spensierato ballo serale che, nel remoto anno 846, aveva dilettato l'estenuata Armata Ricognitiva. Potrebbe finire col ricordo di quattro leali amici intenti a scherzare in mia compagnia con una ragazza di ancora vent'anni appena promossa di grado.

Ma il paesaggio invernale contornato da una natura sconfinata mi induce a raccontare l'ultimo ricordo che custodisco con gelosia di quella prima fase di giovinezza turbata, complessa, ma puramente meravigliosa.

Mi risulta così semplice immedesimarmi in quell'attimo; posso ancora sentire la mano di Levi prendere cautamente la mia, dopo che ci eravamo incontrati fuori la stalla della caserma. L'altra mano era intenta a sistemare il fazzoletto bianco legato attorno alla mia testa che mi copriva gli occhi. Per la prima volta, dopo tanto tempo, avevo temuto di perdere l'equilibrio e di cadere dal mio destriero durante la trottata.

- Fai sempre troppe domande – mi aveva detto sarcasticamente prima di partire, quando gli avevo chiesto il motivo per cui proprio quella mattina aveva deciso di sospendere qualsiasi mia attività in caserma.

Al contrario di me, Levi aveva una giornata ricca di impegni, davanti a sé. Che fosse stato Erwin a fare di tutto per vedere mutare il burbero atteggiamento dello scontroso e innamorato caporale, concedendogli qualche ora di riposo?

Dopo avermi aiutata a scendere da Edmund, al termine del viaggio a cavallo, mi ordinò di non sciogliere il nodo della benda, con modi tutt'altro che gentili.

-Ci mancava solo questa. Sto per diventare cieca! – protestai, sbuffando, sempre più incapace di mantenere quel pezzo di stoffa davanti agli occhi.

-Potresti evitare di comportarti da mocciosa per almeno un secondo? – ribatté, senza lasciare la mia mano. -Come se tutto questo lo stessi facendo solo per me.

Sorrisi. -Potresti anticiparmi qualcosa? Non ho idea tantomeno di dove mi trovi. Oppure... - ammutolii, concentrandomi sui lievissimi suoni nelle vicinanze; udii il canto degli uccellini, addirittura captai i minuscoli passi di uno scoiattolo percorrere il tronco di un albero non troppo distante. -Ci troviamo in un luogo deserto. Immerso nella natura. Non avverto alcuna presenza umana.

Le Ali della Libertà: Cronache di una recluta del Corpo di RicercaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora