9. Secondo attacco

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-Quanto tempo dovremo cavalcare secondo lei, signorina Nanaba? – domandò ad un tratto Gunther. Anche lui, come me, osservava preoccupato Samanda: la compagna non presentava nessuna grave ferita, ma il trauma di essere stata afferrata da un titano e il dolore al ventre, attorno al quale ella era stata avvinghiata, la facevano sentire a pezzi.

-Non per molto, credo – rispose la capogruppo, cavalcando senza sosta. -Aspettiamo il fumogeno di Erwin e potremo riposarci un po'. Come ti senti, Samanda?

Quest'ultima, tenendosi lo stomaco, disse di stare bene, per quanto il suo viso suggerisse tutt'altro. –La ringrazio, per avermi salvato – aggiunse poi alla veterana.

-Non c'è di che. Ma non sperate che, durante le prossime missioni, ci sia sempre qualcuno in grado di salvarvi. Non disporrete dell'aiuto di molti soldati, quando tutti avremo i giganti alle calcagna – spiegò lei.

-Tieni sempre gli occhi aperti, Sam. Vedrai che andrà tutto bene – strizzai l'occhio alla mia amica, visibilmente più rincuorata.

Pochi secondi dopo, fummo raggiunti dalla squadra dei superiori Gelgar e Lynne, accompagnati dal caposquadra. Notai l'assenza di un certo numero di soldati, tra cui i due cadetti ai quali aveva accennato il primo dei due veterani. Mi pianse il cuore sapere che erano già stati sconfitti dal nemico, eppure dovei comprendere da sola che quella squadra, a differenza della mia, non era stata così fortunata da deviare molti di quei mostri. In diverse occasioni, la fortuna era uno dei fattori che influiva sulla perdita di molti innocenti, durante quelle spedizioni.

-Nanaba, ci siete tutti? – ella venne chiamata da Mike.

-Sì, una recluta se l'è vista un po' male, ma ce la siamo cavati – annunciò la veterana dai corti capelli biondi. -Hares vi ha salvati da un altro anomalo che correva verso di voi.

Controllai le redini del mio destriero beige, arrossendo. Come mi avrebbe raccontato Gunther poco dopo, mi ero persa lo stupore dipinto sui volti degli ufficiali.

-Claire? Da sola? – domandò il caposquadra.

-Non ho idea di come ci sia riuscita, ma sì – confermò Nanaba, studiandomi divertita.

Ero fiera di me stessa, ma iniziai a sentirmi anche totalmente in imbarazzo. -Non è stata un'impresa difficile, - intervenni, -quell'esemplare mi evitava, si è reso conto di me solo alla fine. Non ho potuto fare altrimenti, mi è sembrato che voi foste già in difficoltà – rossa in volto, più che i superiori, guardavo l'espressione sorridente di Gunther.

-Complimenti, non è da tutti abbattere un anomalo su un territorio così irregolare per il movimento tridimensionale – si complimentò raggiante Lynne. Anche Mike e Gelgar mi rivolsero un incoraggiante sorriso, prima di avvistare un fumogeno giallo davanti a noi.

-Ecco il fumogeno di Erwin. Seguiamolo, dovrebbe condurci alla zona dove ha intenzione di fermarsi – ordinò il caposquadra.

Ero al settimo cielo, poiché da lì a poco avremmo potuto riposarci per qualche ora. Mentre seguivamo la scia di colore giallo, sperai con tutto il cuore che la squadra di Levi fosse già sul posto; parte del mio stress era dovuto anche al fatto di essere stata assegnata ad una squadra che non aveva contatti con quella della mia amica.

Una volta terminata la cavalcata, intravidi la squadra del comandante, il quale aveva deciso di accamparsi, come previsto da Gunther, attorno ad una torre in rovina, base logistica perfetta per l'avvistamento. Con mia grande gioia, notai che era intento a parlare con il caporale, con Petra alle sue spalle. La mia amica sorrise spontaneamente alla vista dell'arrivo della mia squadra, dunque scesi con un balzo da cavallo, sfrecciando davanti agli ufficiali e assalendo la mia amica.

Le Ali della Libertà: Cronache di una recluta del Corpo di RicercaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora